Report Evolution Festival 2005

Di Redazione - 29 Luglio 2005 - 17:07
Report Evolution Festival 2005

Ero piuttosto curioso di vedere quale sarebbe stata la risposta del pubblico ad un festival come l’Evolution, dato il bill a mio parere piuttosto particolare. La mia curiosità è stata soddisfatta quando, dopo un viaggio piuttosto lungo a causa del traffico assurdo verso il lago di garda, arrivo ala location del concerto, e mi trovo in mezzo a un sacco di persone. Onestamente non pensavo ad una risposta così eclatante, ma credo che anche la presenza del lago, praticamente attaccato al campo sportivo, abbia favorito una buona affluenza di pubblico.

Il primo gruppo che sono riuscito a vedere, almeno parzialmente, sono stati i Vision Divine, un gruppo che non ho mai seguito più di tanto, e che ho guardato, ed ascoltato, solo distrattamente. Devo però ammettere che la sensazione è stata quella di una band ben rodata, che è riuscita a coinvolgere il pubblico presente in maniera più che soddisfacente.
Subito dopo l’italica band è il turno degli israeliani Orphaned Land, altro gruppo che conosco davvero poco, ma che, al contrario dei Vision Divine, non mi hanno per niente entusiasmato.
Certo i musicisti del gruppo sono davvero molto bravi, e le canzoni mi sono parse scritte ed arrangiate davvero molto bene, ma tutto questo non è riuscito ad evitare che un senso di noia mi invadesse. Probabilmente gran parte di questa noia è derivata dal fatto che non conoscevo le canzoni, ma è indiscutibile il fatto che la band dal vivo abbia davvero poco impatto.
Da segnalare una sorta di cover di “Nel blu dipinto di blu”, che ho sentito mentre ero in coda per una birra, perdendomi così i particolari.
Con i Lordi la musica a mio parere è parecchio cambiata, la band mi ha dato l’impressione di non essere particolarmente interessata a finezze tecniche o cose del genere, ma, dato anche il look che definire particolare è un eufemismo, di essere più interessata a divertire la gente con trovate sceniche d’impatto, anche se piuttosto pacchiane, e con canzoni semplici ma dirette. Personalmente mi sono divertito parecchio durante la loro esibizione, quindi pollice assolutamente alzato per loro, nonostante qualche perplessità iniziale da parte mia devo ammettere che i Lordi sul palco ci sanno davvero fare.
La prima vera delusione è arrivata con gli Entombed, una band che non avevo mai avuto occasione di vedere dal vivo, ma di cui ho apprezzato davvero molto i primi due storici dischi. Mi aspettavo di non rimanere molto colpito dalle canzoni più recenti, ma anche i brani estratti dai primi dischi siano risultati mosci e senza mordente è a mio parere una cosa assolutamente inaccettabile. Per quanto mi riguarda sono stati probabilmente i peggiori dell’intera giornata, soprattutto in virtù delle aspettative che riponevo su di loro.
Arriva così quello che per me era il concerto più atteso, cioè Sebastian Bach con la sua band, avendo già avuto occasione di vedere il biondocrinito singer in azione con gli Skid Row speravo davvero che non avese perso la carica dei tempi d’oro. Speranza che fortunatamente non è stata vana, infatti se Seb ha indiscutibilmente perso parecchio in quanto a voce, la carica è la stessa di sempre, e complice una scaletta incentrata prevalentemente sui pezzi storici degli Skid ed una band assolutamente incredibile, che vede tra le sue fila gente del calibro di Steve Digiorgio al basso, Metal Mike alla chitarra e Bobby Jarzomberk (spero di averlo scritto giusto…) alla batteria, il cantante canadese ha praticamente preso in mano l’audience. Canzoni del calibro di “Slave to the Grind”, “18 & Life”, Monkey Business” o la richiestissima “Youth Gone Wild” è difficile non riuscire a coinvolgere il pubblico, ma il buon Bach e il suo gruppo hanno davvero fornito una prestazione di altissimo livello e assolutamente divertente.
Aggiungo solo due parole all’esaustivo e completo report sui Nightwish di Alberto “Prince_of_the_sky”, per dire la mia sulla prestazione della band finlandese. Mi aspettavo che la band in versione live riarrangiasse le canzoni in maniera decisamente più aggressiva, invece mi sono trovato di fronte ad una prestazione assolutamente carente dal punto di vista dell’impatto, e con la sensazione che senza Tarja i Nightwish siano uno dei gruppi più “normali” del mondo. A giudicare dalla reazione del pubblico direi che la maggior parte dei presenti ha comunque gradito, ma personalmente rimango molto scettico sul loro vero valore.

Nightwish – di Alberto “Prince_of_the Sky” Viale

Se c’è una band che nell’ultimo anno ha coronato i passati anni di lavoro, acquisendo fama e popolarità pure al di fuori della scena Heavy Metal vera e propria, questi sono i Nightwish. Li avevamo lasciati l’ottobre scorso a Milano nell’unica data italiana del Once Tour, li ritroviamo ora sulle rive del lago di Garda in quel di Toscolano Maderno. Si, son proprio loro gli headliner di questo Evolution Festival, neonato appuntamento dell’estate metallara.
I Nightwish portano con se una bella fetta di pubblico, soprattutto i più giovani, e ciò non fa altro che ribadire che il quasi tutto esaurito del MazdaPalace ad ottobre non fu una così strana eccezione, ma fu l’inizio del ciclone melodico innescato dalla giovane line-up scandinava.
La sera è calata del tutto e lo show (incredibile, lo aspettiamo con ansia tutti a novembre al suo ritorno in Italia…) di Sebastian Bach è ormai concluso. Come da scaletta l’apertura dei Nightwish è fissata per le 22.30; invece un lungo ed inaspettato ritardo fa si che l’attesa si protragga fino alle 23.15. Sul perché di ciò voci ufficiali fanno ricadere la colpa sulla esasperata pignoleria dei tecnici della band, mai convinti del giusto sound check e del corretto posizionamento degli amplificatori, mentre voci di gossip indicherebbero i 45 minuti di ritardo come tempo necessario per lo smaltimento dell’ alcool fluente nelle vene del bassista Marco Hietala…
Comunque luci spente, atmosfera tenebrosa ed ecco che dalle note dell’intro esce diretta come un fulmine l’opener Dark Chest of Wonders, già apripista di Once. Dai riff cupi di Emppu Vuorinen, dal drumming preciso di Jukka Nevalainen e dalle tastiere glaciali di Tuomas Holopainen, ecco spuntare in lungo vestito giallo la bella Tarja Turunen. I suoni all’inizio non sono proprio perfetti e l’interpretazione della song ne risente, ma la fascinosa ed elegante presenza della cantante vestita da fatina lascia i molti comunque soddisfatti…
La successive The Siren, anch’essa da Once e in prossima uscita come nuovo singolo, e Everdream (da Century Child) scorrono piacevolmente ben suonate e senza intoppi.
La doppietta successiva,cioè Deep Silent Complete e The Kingslayer entrambe da Wishmaster, risulta a mio parere uno dei capitoli migliori dello show, in cui la band riesce a coinvolgere il pubblico più di quanto riesca nel proseguo della serata.
La cover di High Hopes dei Pink Floyd, interpretata dal bassista Marco Hietala a mio avviso spezza un po’ troppo il coinvolgimento che si era creato e lascia parecchia audience con un pizzico di delusione. Seppur una cover può essere arrangiata a piacimento, forse sarebbe stato meglio scegliere qualcosa di più appropriato o magari buttarsi su una bella suite strumentale, lasciando così allo stesso modo il tempo a Tarja di cambiarsi d’abito, senza scomodare quei mostri sacri del rock d’autore…
Conclusa questa, eccoci ancora navigare nelle atmosfere più tipiche e coinvolgenti della musica dei Wish: Planet Hell è una di quelle song belle elaborate ma dirette, che anche dal vivo piace, impreziosita dal batti e ribatti fra Tarja e Marco.
Proseguendo con Wishmaster, title-track dell’omonimo full-length e con Slaying The Dreamer, ecco che gli uomini della band si eclissano, per lasciar brillare la sola Tarja alle prese con il lento strappa lacrime e accendini Kuolema Tekee Taiteilijan. Il successivo riff di pianoforte ci introduce alla forse più apprezzata e conosciuta hit di Once, Nemo, mentre Ghost Love Score chiude la prima parte dello show.
Si riaccendono le luci e tocca a Over The Hills And Far Away, cover questa volta ben riuscita, azzeccatissima e dannatamente catchy della canzone di Gary Moore.
“Doesn’t she look like an angel ?” Dice Marco riferendosi a Tarja. Proprio così, si chiude come tutti si aspettavano con Wish I Had An Angel, la band saluta, a Tarja arriva un bel mazzolin di fiori rossi e due scatenate fan si scannano per prendere la salvietta insudiciata lanciata dal palco…
Che i Nightwish siano una band brava e musicalmente preparata è fuori discussione, che la loro musica sia di assoluto valore pure, che il loro pregio sia quello di essersi spostati dal classico power alla Stratovarius anche. La performance di Toscolano però m’ha lasciato un senso di scarsa soddisfazione inside…Cos’è che non mi ha convinto del tutto?
Prima di tutto la durata dello show: un’ora e venti minuti scarsi, considerando tutte le pause sono un po’ pochini, ma qui credo che il ritardo iniziale non abbia potuto permettere altro.
La scelta delle canzoni: ok che questa esibizione è da considerarsi ancora uno strascico dell’Once Tour, ma considerando che si trattava dell’unica data italiana quest’anno, avrei preferito un po’ più di varietà, magari pescando pure in quel capolavoro che è Oceanborn e proponendo qualcosa di più datato da Angels Fall First, senza escludere songs come The Phantom Of The Opera (al posto di High Hopes magari) e Bless the Child.
La presenza sul palco ed il feeling con il pubblico: forse la prestazione di Sebastian Bach appena prima ha mostruosamente marcato le differenze fra le due band. Dal rock’n roll made in USA più heavy che possa esserci e da un frontman che farebbe scatenare perfino uno scoglio, si è passati ad una musica completamente diversa che potrebbe essere suonata tranquillamente in un teatro senza che molta gente si scandalizzi. Da qui l’impressione che la band sia stata un poco anonima, un po’ troppo sulle sue. Certo che quel che mi auguro è che possano migliorare in questo senso ,a prescindere da effetti speciali e coreografie (che a differenza dell’esibizione del 28 ottobre scorso erano assai ridotti), e riuscendo ad essere, perché no, più sfrontati e maggiormente interlocutori con l’audience.

Un grazie agli amici Aldo e Valentina di Nightwish Italy (www.nightwish-italy.com ) per le belle foto scattate!
Per l’album fotografico completo www.nightwish-italy.com/foto/evolution_05_n1.htm

Setlist:

Intro (Hans Zimmer – Crimson Tide)
Dark Chest Of Wonders
The Siren
Ever Dream
Deep Silent Complete
The Kinslayer
High Hopes
Planet Hell
Wishmaster
Slaying The Dreamer
Kuolema Tekee Taiteilijan
Nemo
Ghost Love Score
————————————–
Over The Hills And Far Away
Wish I Had An Angel

Conclusioni

Direi che tutto sommato l’Evolution è stato un ottimo festival, peccato solo che qualche band non sia stata, a mio parere ovviamente, all’altezza della situazione.
Per quanto riguarda l’organizzazione direi che è stata più che buona, peccato solo per la mancanza pressoché assoluta d’ombra e per qualche ritardo accumulato qua e la.
Spero vivamente, visti anche i buoni risultati, di poter assistere all’edizione 2006 del festival.