Report: Gamma Ray – Milano 3 ottobre 2005
Quattro anni sono tanti; soprattutto se l’album che attendi è quello della band della tua vita, del gruppo preferito di sempre, l’album di coloro che da tempo immemore ti danno la carica mattutina per affrontare ed assaporare il nuovo giorno.
Majestic è giunto finalmente tra le nostre braccia spalancate e con esso il calore dei 4 raggi che l’hanno concepito: Milano, 3 ottobre 2005.
Il caldo insostenibile del Rolling Stone cozza in modo quasi surreale con l’atmosfera al di fuori del locale sito in corso XXII marzo; la giornata uggiosa, fredda e poi piovosa prospetta il classico “abbandono per cause naturali” da parte del pubblico della Madonnina che, invece, si presenta all’appello assai numeroso e “caliente” per la felicità della Live in Italy che con Sonata Arctica prima e Nevermore poi, ha monopolizzato le serate a tema dell’ormai mitica dimora meneghina.
Purtroppo, come spesso accade, gli obblighi lavorativi mi hanno costretto solamente ad immaginarmi le performance di Powerwolf e soprattutto di Nocturnal Rites freschi di un ultimo discreto album, Grand Illusion, che si presentano ormai esperti e rodati sul palco. Perso tra le solite offerte della Scarlet Records (onnipresente), il riff di Afterlife, e a parere del sottoscritto brano numero uno dell’intera discografia dei Rites, mi induce a correre verso il braciere del Rolling Stone ed a constatare l’ottimo rendimento degli scandinavi nonostante quella fosse l’ultima “bonus track” dell’intera scaletta. Se tutto il concerto si è svolto a quei livelli (come spero qualcuno di voi potrà confermare nei commenti), faccio loro le mie congratulazioni: impossibile per il sottoscritto giudicare da una traccia singola.
In ognuno dei tredici concerti che ho vissuto al cospetto di Kai & Co, il fattore “attesa” ha destato in me non pochi malumori e tensioni; quei quindici, venti, trenta minuti interminabili innalzano irrimediabilmente la tensione emotiva e l’introduzione spaziale placa per un istante quella che andremo a battezzare come “ansia da gamma show”.
E chi si aspettava Gardens of the Sinner in apertura? Ma come, la splendida B-Side che indicava la via da percorrere per affrontare a viso aperto gli Skeletons in the Closet è diventata l’opener del nuovo tour? Gioia e tripudio!
L’ormai mitica New World Order ed il suo inno pro-Illuminati e l’ancor più insolita Space Eater introducono Fight e quel carry on/carry on che il pubblico di Milano sembra conoscere da un millennio, chissà se Kai, Henjo, Dan e Dirk ricordano che il nuovo “astro” è uscito nei negozi soli tre giorni prima…
Dopo il brano di Schlachter tocca a Blood Religion di Hansen ed alla strofa “Blood Red Vengeance” affidata ai sostenitori del raggio che sovrastano letteralmente vocalist e suoni in un urlo di sconfinata passione.
Condemned to Hell di Daniel Zimmermann e la storica One With the World (che ricordo di aver ascoltato l’ultima volta in quel di Wacken 2003) regalano momenti di “furia da pogo” alle persone assiepate sotto il palco e, fortunatamente, l’immancabile drum solo di Dan placa per pochi minuti gli animi surriscaldati da tanta carne al fuoco.
Ad essere sincero, non mi aspettavo nemmeno la superlativa Strangers in the Night (estrapolata da Powerplant) preludio di un finale di concerto così intenso e toccante con ulteriori 7 brani (4 + 3 enchores) tra i più amati di sempre.
Si riparte con la versione allungata di Heavy Metal Universe (i meno aficionados se la ricorderanno rimembrando il tour di supporto agli Iron Maiden) e con le candide note di The Silence, perfetta per addolcire la platea appena prima dell’irresistibile duo in medley Rebellion in Dreamlan/Land of the free: i due migliori pezzi dei Gamma Ray fusi l’uno nell’altro… cosa chiedere di più?
Come dite? Valley of the Kings, Somewhere out in Space e Send me a Sign? Subito accontentati.
Ricordavo un Kai Hansen in formissima dopo l’esibizione con gli Stormwarrior all’Earthshaker Fest ma, stasera è andata ancora meglio; sfido chiunque a gettare fango su una prestazione assolutamente sopra le righe (forse un calo nel finale c’è stato, è umano e nel complesso va benissimo così) del leggendario frontman.
La band si è amalgamata in modo esemplare nel corso degli anni e, l’esperienza ormai decennale riduce al minimo gli errori sul palco. Un pubblico di caratura superiore ha fatto divertire la band che, come dalla stessa sottolineato, ha rappresentato il “sesto uomo in campo” per una serata indimenticabile.
A coloro che si lamenteranno (per partito preso) di una scaletta insufficiente, ricordo che una band come i Gamma Ray con all’attivo un numero esorbitante di track-show, deve necessariamente sacrificarne qualcuna: le scalette comprendenti cinquanta pezzi non sono state ancora approvate. Ergo: accontentatevi.
Chi, come me vive di pane e raggio gamma, non potrà altro che ricordare con enorme piacere il tre ottobre 2005 e sperare di rivedere la band il più presto possibile, nel frattempo sono sempre più convinto nel ritenermi fortunato di poter invecchiare insieme a loro. Up the Ray.
Gaetano “Knightrider” Loffredo