Report Heavy Metal Nights del 08-01-05 Progeny (Dream Theater Tribute)
A distanza di sei mesi dall’ultima esibizione al Sitting Bull/Defender di Certosa di Pavia, i milanesi Progeny, tributo ai Dream Theater, si sono ripresentati sabato 8 gennaio 2005, esibendo una scaletta veramente valida e proponendo alcuni dei pezzi che hanno reso celebre il gruppo progressive americano. Ma i Progeny sono più di un semplice tributo: nella serata hanno divertito e entusiasmato il pubblico, purtroppo non molto numeroso, mostrando una tecnica e una padronanza degli strumenti degna del five-piece statunitense.
Il quintetto lombardo ha recentemente inviato una demo autoprodotta agli stessi Dream Theater, per partecipare al contest con cui La Brie e compagni nomineranno la band-tributo ufficiale nel mondo…e i Progeny hanno tutte le qualità necessarie per vincere il torneo.
Le canzoni regalate al pubblico ripercorrono quasi ogni passo della carriera dei Dream Theater, a partire dal secondo splendido full-lenght “Images & Words” (1992) fino a culminare nell’ultimo “Train of Thought” (2003); capeggiati da Fab DeVille, il “La Brie” della serata e vero intermediario con gli spettatori, i Progeny aprono il live con la potenza e l’aggressività di “As I Am” (“Train of Thought”), contrapponendo fedelmente i passaggi violenti a quelli più calmi: il brano non è uno dei più difficoltosi, ma riesce a coinvolgere da subito i presenti nel locale.
Lo show continua con “The Mirror”, tratto da Awake (1994), dove si distinguono gli ottimi riffs di chitarra e di tastiera, che creano una barriera di suono impenetrabile, ma che al tempo stesso permettono a ciascun strumento di emergere sugli altri. Le grandi doti di ogni singolo musicista affiorano nelle successive tre canzoni, tutte provenienti da quell’album che tanto ha appassionato la maggior parte dei progressivi degli anni ’90, “Images & Words”: ecco quindi un vortice trascinante e complesso nelle sonorità con “Pull Me Under”, “Take the Time” e “Surrounded”, vere perle della serata, eseguite con precisione ed efficacia; nessun errore infatti da parte dei milanesi, che si dimostrano padroni della piccola folla di amanti del genere raccolti davanti al palco.
“Beyond this Life” rappresenta un nuovo salto cronologico nella discografia dei Dream Theater: le sonorità cupe e tenebrose di “Scenes from a Memory” (1999) si uniscono alla virtuosa tastiera e alla batteria ritmata, che garantiscono la buona riuscita del brano, prima della svolta melodica e piacevole portata da “Innocence Faded”, difficile per le parti di cantato espressivo e acuto, e dalla strumentale “Erotomania”, chiamata a gran voce dagli spettatori, sempre maggiormente coinvolti dai cambiamenti dei tempi dispari affrontati con sicurezza dai Progeny.
Immancabile è la ballata “Hollow Years”, la canzone migliore di “Falling Into Infinity” (1997), il full-lenght che non ha convinto troppi fans ma che racchiude idee musicali notevoli e non sufficientemente ampliate: il momento dell’assolo è realmente toccante e la chitarra di Marco Santaniello accompagna ottimamente la dolce voce di Fab per tutti i sei minuti di lunghezza.
Dopo questa si susseguono senza sosta “Under a Glass Moon”, “Wait for Sleep”, eseguita con maestria dal tastierista Nicola Leonesio, e la lunga “Learning to Live”, tracce conclusive di “Images & Words”; lo stacco commuovente e riflessivo è affidato a “The Spirit Carries On”, che nei sette minuti di durata combina la leggerezza dei temi di pianoforte sia con la calda voce sia con l’assolo sognante centrale di chitarra, trasformando il Sitting Bull in un piccolo teatro buio, illuminato solamente dagli accendini degli spettatori emozionati.
E per concludere la serata i Progeny non si accontentano di aver fatto trascorrere due ore piacevoli e gradevoli ai fans dei Dream Theater accorsi non solo dalla provincia pavese, ma preferiscono chiudere in bellezza suonando uno dei due pezzi mancanti proprio da “Images & Words”: ecco la celebre e contorta “Metropolis Pt II” in cui si distinguono i talenti del virtuoso bassista Luca Barducco e del sempre puntuale batterista Luca Arosio.
Personalmente i Dream Theater mi hanno entusiasmato in passato, ma in questi ultimi anni il mio interesse nei confronti della loro musica è sempre andato in calando…però devo riconoscere che i Progeny hanno contribuito fortemente a farmi accostare nuovamente ad alcuni loro album di eccellente fattura. In conclusione una serata unica e irripetibile che resta impressa nella memoria dei presenti per aver ammirato musicisti realmente dotati: i cinque di Milano hanno regalato due ore di esibizione di sano progressive, genere ancor vivo nei cuori dei fans settantiani che vedono nei Dream Theater e nei Progeny i moderni portatori dell’evoluzione del famoso stile rock.
Edoardo “Opeth” Baldini