Report Heavy Metal Nights del 21-12-02 Main Pain e Bejelit
Eccomi finalmente arrivato a scrivere e pubblicare il report del concerto di Bejelit e Main Pain, concerto a cui tengo particolarmente perchè mi ha dato modo per prima cosa di ascoltare e scoprire due ottime band, in secondo luogo perchè ho potuto finalmente conoscere di persona Giulio, uno degli utenti del nostro forum nonchè batterista e tastierista dei Bejelit.
Ma passiamo subito a parlare del concerto, ad aprire lo spettacolo ci hanno pensato i Main Pain con una selezioni di canzoni proprie e cover. Il genere da loro proposto è una sorta di incrocio tra power e thrash con pesanti riff di chitarra distorta. Sicuramente validi dal punto di vista tecnico hanno offerto un bello spettacolo dimostrando anche di avere una certa esperienza dal punto di vista delle esibizioni dal vivo.
La loro prova si è aperta con un’intro d’atmosfera che presentava il dialogo finale del film Blade Runner tra il detective Rick Dekkard interpretato da Harrison Ford e il replicante Roy Batty interpretato da un intensissimo Rutger Hauer.
Mentre le note dell’intro si vanno spegnendo in lontananza i Main Pain attaccano il pubblico con la prima delle loro canzoni cioè “D.I.E”. La band non offre in attimo di pausa al pubblico e in rapida successione piazza “Animal – Fuck like a Beast” degli Wasp, “Liar”, “Ghost of Sinai” e “Kiss of Death” tre canzoni proprie, è la volta di “Lead or Gold” dei Running Wild, poi un’altro pezzo loro “Room 666”, prima di “The Dark Saga” degli Iced Earth. In dirittura d’arrivo ancora due pezzi propri “Blood Arena” e “Running Blood” prima di chiudere con una doppietta di cover, e che cover, cioè “The Trooper” degli Iron Maiden e “Paranoid” dei Black Sabbath.
Una prova sicuramente maiuscola per questa band molto tecnica che è anche riuscita a scaldare il pubblico al punto giusto.
Scesi loro dal palco tocca alla seconda band della serata, cioè i Bejelit, sorvegliati speciali in questa occasione dal sottoscritto dopo aver tanto aspettato di vederli dal vivo.
La band apre con un’intro strumentale e subito parte in quarta con la devastante Bloodsign, una delle loro canzoni che si rivela subito essere uno schiacciasassi. Evidentemente i Bejelit hanno deciso di partire subito alla carica per tenere alta l’attenzione del pubblico.
A seguire abbiamo The Hunter of the Dark, un’altro dei pezzi del loro demo che si rivela essere anch’essa una canzone bella veloce e interessante, i Bejelit tanto attesi alla prova del fuoco e che finora non avevo mai sentito si dimostrano all’altezza delle aspettative.
E’ la volta della prima cover e si tratta di Breaking the Law dei mitici Judas Priest, la canzone viene eseguita molto bene ma che mi lascia senza parole e fa schizzare in alto il livello di stima per questa band è la successiva I Won’t Die Everyday. Si tratta di un loro pezzo tratto dal demo, nel novero dei brani dovrebbe corrispondere alla classica ballad, solo che di classico non ha un bel niente. Non si tratta infatti della solita scopiazzatura con giro di chitarra classica, ma di una gran bella canzone che anche da sola meriterebbe sicuramente l’acquisto del demo. Pur non avendola mai sentita prima vengo trascinato dal ritornello e mi ritrovo a cantarla senza neanche sapere bene come.
Subito dopo trova posto una canzone inedita, una nuova song non presente sul demo, si intitola Slave of Vengeance e ritorna verso i canoni più power del gruppo dopo la parentesi lenta della precedente song. Gli animi si scaldano ancor di più all’inizio del successivo brano, una travolgente cover di Fear of the Dark degli Iron Maiden.
Si ritorna poi sui brani della band con la prima canzone che hanno composto e cioè Death Chariot, seguita dalla lunga suite che dà nome alla band stessa cioè Bejelit. Poco prima della fine della loro esibizione i Bejelit aggrediscono di nuovo il pubblico con un vero e proprio pugno in faccia interpretando una potente versione di Tortuga Bay dei Running Wild.
Il concerto è ormai finito e resta tempo solo per un’ultima canzone, la titletrack del loro demo e cioè la bella Bones and Evil sulle note della quale termina l’esibizione dei Bejelit.
Direi insomma che non ci si può proprio lamentare dopo aver visto un concerto simile e aver ascoltato due band così brave le quale promettono di avere un futuro, che forse sta già diventando realtà.
Alex “Engash-Krul” Calvi