Report: Katatonia 22/05 al Krossower di Scordia (CT)
Terzo appuntamento del 2004 tra la Sicilia e l’heavy metal nordeuropeo: a giungere in una terra troppo spesso dimenticata da tutti i punti di vista sono stavolta gli svedesi Katatonia, in Italia per un mini tour di due sole date, la prima a Milano, la seconda al Krossower di Scordia (CT) il 22 Maggio. Imperdibile, quindi, almeno teoricamente, un evento di tale portata.
Purtroppo, la teoria è una cosa, la pratica un’altra, e in Sicilia ancora di più, a quanto pare. Come perdonare chi si lamenta sempre della noia quotidiana, della vita che trascorre senza mai assistere a concerti degni di tale nome, delle serate distruttive a base di reggae o discoteca, e poi manca agli eventi musicali preferendo la pizza o il film? Un po’ infastiditi da questa apatia (o inutilità che dir si voglia), partiamo da Siracusa con lo sfondo di un malinconico tramonto.
I cancelli vengono aperti in ritardo, probabilmente a causa delle variazioni in scaletta, dovute alla defaillance dei tre gruppi spalla, tra cui gli attesissimi e quindi rimpianti Klimt 1918, per motivi di vario genere di cui preferiamo non scrivere, perché conosciamo i fatti solo per sentito dire, e non nei dettagli.
L’unico gruppo spalla è quindi quello degli Hyra, dark – gothic band da Gela (CL), molto acclamati dalla gente, che aprono la serata con un’intro suggestiva e oscura, intorno alle 23:30. A causa di problemi tecnici, qualcuno subito reclama i Katatonia: un comportamento assolutamente da condannare, perché ai ragazzi si deve il massimo rispetto, poichè chiamati pochissimi giorni prima in sostituzione degli altri gruppi. I brani sembrano validi, ma sono danneggiati dal fatto che spesso la voce della cantante arriva al pubblico sommersa dagli strumenti. Gli Hyra chiudono intorno alla mezzanotte una performance discreta, che poteva probabilmente essere migliore senza i problemi tecnici cui già accennato.
Tra gli Hyra e i Katatonia, un lasso di tempo trascorre in compagnia di un dj set a base di un crossover alla lunga monotono e fastidioso, interrotto solo dal capolavoro dei Blind Guardian “The Script for my Requiem”. Una buona parte dei presenti intona un coro da brividi: un chiaro segnale di ciò che il pubblico gradirebbe al posto del crossover, meglio se in sede live e non solo in album!
Verso mezzanotte e trenta minuti appaiono i Katatonia, vestiti di nero: i chitarristi indossano un cappellino con visiera, che a nostro parere non fa tanto metal, ma pazienza… Si apre con “Ghost of the Sun”; seguono altri pezzi, quasi tutti abbastanza recenti, come “Teargas”, “Black Session”, e una “Sweet Nurse” ricca di effetti di chitarra; si continua con “Wealth” e “Complicity”, abbastanza simili tra loro, per via di un’alternanza tra parti lente e veloci. Jonas Renkse è un po’ appesantito, ma canta in maniera valida, e a tratti emoziona, esaltato dalla reazione incendiaria dei fans siciliani. Si passa a “Chrome”, quindi all’applauditissima “Tonight’s Music” e alla coinvolgente “The Future of Speech”, per noi il brano migliore della serata.
Si chiude la prima parte dello show con “Sleeper”, ma i Katatonia tornano sul palco e regalano al pubblico due bis, andando finalmente a ritroso nel loro passato, con “Deadhouse” del 1998 e “Murder” del 1996, ignorando totalmente i loro esordi. Quest’ultima canzone è forse la più gradita dai fans vecchio stampo, che hanno comunque apprezzato anche il resto del concerto, pieno di effetti malinconici e di atmosfere tristi, oscure e gotiche: “Murder” è un doom metal di scuola sabbathiana o, per essere più moderni, di stile Cathedral, ed è l’unico brano dove Renkse abbandona le clean vocals e si lancia in un furioso cantato death che infiamma i presenti e scatena l’inferno.
Alle 2.00 si chiude e torniamo. Ringraziamo, naturalmente, ancora una volta, la Nihil Productions per lo splendido concerto regalatoci, essendo consapevoli dei numerosi inconvenienti che purtroppo capitano nell’organizzazione di una serata di grande levatura. Mandiamo anche un incoraggiamento, convinti che la strada sia quella giusta e che la potenza del movimento heavy metal stia nel combattere uniti contro un sistema musicale e sociale che ci opprime, ma che non riuscirà mai a distruggerci.
Giuliano ‘blacknight’ Latina