Report: Lucille Rock Fest part I, 22 marzo 2008

Di Redazione - 2 Aprile 2008 - 16:00
Report: Lucille Rock Fest part I, 22 marzo 2008

Nonostante la stanchezza di una settimana di lavoro sul groppone e ben 3 concerti alquanto devastanti, vissuti nelle precedenti serate, non posso mancare all’appuntamento di stasera, che presenta più di un motivo di interesse. Fra l’altro i miei amici non mi perdonerebbero mai un forfait e, dunque, nel primo pomeriggio mi metto in auto, alzando al massimo il volume del mio stereo (che ho “nutrito” con l’ultimo live dei Vengeance “Same Same… But Different”), nell’ottimistica speranza di non trovare le lunghe code dell’esodo pasquale. Per fortuna gli Dei del Metallo sono con me, e il viaggio procede liscio come la superficie di una spada. Alle 19.00 sono già al “Lucille R’n’R House” di Verona, sorto nel 2005 con l’ambizioso obiettivo di diventare uno dei più importanti punti di riferimento del Nord Est per tutti gli amanti della musica Rock, di ambito internazionale. La sala è strutturata in due livelli, con la zona dei tavolini rialzata rispetto alla platea antistante il palco, e le pareti rosse tempestate di poster delle leggende del Rock, da Elvis ai Led Zeppelin, dai Queen ai Judas Priest. I gestori del locale e gli organizzatori del “Lucille Fest” (fra i quali va citato Emiliano, indefesso organizzatore di eventi di grande spessore) ci accolgono con grande cordialità, mentre si svolgono i preparativi per il sound-check.
I manifesti annunciano i protagonisti del gustoso programma dell’evento, in ordine di apparizione:

– SINS OF FORGIVENESS
– NEURASTHENIA
– KINGCROW
– VENGEANCE

Dopo un meritato quanto frugale spuntino in compagnia dei miei irriducibili amici affamati di Rock e una feroce partita a calciobalilla che ci riporta indietro negli anni (dopo tutto, anche l’evento che ci attende rappresenta un evento di stampo “rétro”, con i tempi che corrono…), torniamo al locale proprio nel momento in cui i SINS OF FORGIVENESS aprono la manifestazione.
La band capitolina, questa sera, si avvale delle prestazioni di Lara Bertoli (già Ed Hunter), in sostituzione della cantante titolare Maryla Labianca, di Angela “Sin” Panzarella al basso, di Patrizio “Pat” Izzo alla chitarra, di Alessandro “Ale” Iovannitti alla batteria e, infine, di Samuele Caviggioli nelle vesti di “special guest” in “The Necromicon”.

Il quartetto (in pista dal 2004) propone un hard rock di ispirazione dark, con qualche venatura punk, dandosi da fare per scuotere un ambiente in verità ancora un po’ freddino, anche a causa dello scarso pubblico presente; del resto, sono solo le 21.00 e il grosso dell’affluenza deve ancora arrivare. La set-list dei brani comprende:

  • Sins of Forgiveness
  • Rain (cover della celebre versione dei Cult)
  • The Necromicon
  • Crucified
  • Girls do it better
  • Between the lines
  • Gli openers si congedano dalla manifestazione e lasciano il posto ai bolognesi NEURASTHENIA, la cui doppia cassa campeggia minacciosa al centro del palco. Il tempo di dare un’aggiustatina all’impianto, e i quattro personaggi dall’aspetto truce entrano in scena con il canonico look Metal, determinati e decisi a non fare prigionieri:

    Neil (vocals and guitars)
    Lehmann (bass)
    Phil (guitar)
    Steve (drums)

    Fin dall’inizio i quattro guerrieri si mettono a scaricare violente badilate di metallo pesante sugli spettatori. Il sound è un concentrato di potenza fatto di riff aggressivi e di ritmo serrato, con una potenza sonora devastante nel segno del più tradizionale “speed and thrash”: doppia cassa a manetta, lavoro di basso martellante e ossessivo, schitarrate assassine e cantato ruvido, cattivo quanto basta. Lo stile brutale di questo incazzatissimo gruppo richiama i più famosi modelli “anni 80” quali Metallica, Destruction, Testament, Agent Steel, Slayer, tanto per fare qualche nome che possa rendere l’idea a chi ancora non conosca questi talentuosi thrasher tricolori.
    La maggior parte del repertorio proposto questa sera proviene dall’ultimo disco prodotto nel 2007, “Possessed”, pubblicato dalla Uk-Division records: “Assassination”, “The last order of God”, “Night under terror” e “Majestic March” sono i brani che trasmettono l’headbanging più selvaggio dalla scatenata “Metal Militia” borchiata ai fans delle prime file.
    La performance procede senza alcuna flessione e non si può non sottolineare la grande qualità di questi musicisti, i quali, se da un lato non presentano, di fatto, sostanziali originalità di contenuti, dall’altro garantiscono però un prodotto sincero al 100%, fedelissimo alla tradizione e, come tale, validissimo e di primissima qualità, per la gioia sia degli irriducibili che sono rimasti ancorati a questo genere, sia di coloro che sono tuttora in grado di apprezzarlo, nel segno della più inflessibile coerenza, a dispetto delle mode passeggere.

    Siamo ancora storditi e devastati dall’impetuosa ondata metallica, mentre gli addetti sono impegnati a rimuovere dal palco lunghe ciocche di capelli, borchie appuntite e lembi di cuoio, residuo della furiosa battaglia ingaggiata da quell’avanguardia barbarica che risponde al nome di Neurasthenia; ci accingiamo ora a dare il benvenuto ai KINGCROW, che risultano invero preceduti da un certo alone di curiosità, stando ai “rumours” che serpeggiano in platea. La band capitanata da Mauro Gelsomini attacca con un pezzo inedito, “The Slide”, che comparirà sul nascituro album: il biglietto da visita presentato da Mauro & Soci è inequivocabilmente Prog, contraddistinto da sonorità piuttosto raffinate e da una ricercatezza di sound evidenti fin dalle prime battute. La performance di Gelsomini, nerovestito, appare disinvolta, pulita e senza sbavature, e ben si adatta al contesto strumentale. Dalle suggestioni di questa atmosfera onirica si passa bruscamente alla velocità e al ritmo di “Eyes of a Betrayer”, intriso di reminescenze Metal, che ricorda un po’ i Rush, per quella particolare ricchezza di componenti tipica del combo canadese.

    A seguire, due brani tratti dal concept album “Timetropia”, ovvero la title track e la vivace e scanzonata “A Merry-Go-Round”, sempre nel segno della particolare cura negli arrangiamenti che contraddistingue il citato prodotto discografico. Con “The Killing Hand” (da “Insider”) i Kingcrow imprimono un’accelerata grazie alla potenza dei riff di Diego e Ivan e della base ritmica impressa da Angelo e Thundra, sorretta dal lavoro alle tastiere di Cristian, che conferisce toni epici vicini allo stile dei Queensryche (tanto per voler cadere nella consuetudine delle citazioni). Si chiude con la cupa “Phlegeton”, anch’essa inedita, che comparirà nell’ultimo album. Gli alfieri del Prog italico si congedano dando appuntamento al prossimo Gods of Metal, che li vedrà protagonisti il 27 giugno 2008.

    Ora ci possiamo finalmente abbeverare al bancone, per avvicinarci poi al front, e dare il benvenuto agli Headliner dell’evento.
    Gli olandesi VENGEANCE (gruppo storico nato nel 1983) hanno scritto interessanti pagine di storia dell’Hard Rock di matrice europea. I più attenti lettori ricorderanno che, nella lista degli ex-membri della band, compare anche Arjien Lucassen, noto come la mente e la chitarra del celebre progetto Prog denominato Ayreon; Lucassen ha militato tra le file della band dall’84 al 92, dopo essere uscito dall’esperienza con i Bodine. La formazione, agli albori, risultava composta da: Leon Goewie (voce), Oscar Hollmann (chitarra), Jan Bijlsma (basso) e Matt Oligschlager (batteria). Dai primi album “Vengeance” e “We Have Way to Make You Rock” (1984 e 1986) a “Back in the Ring” (2006) si sono verificati alcuni avvicendamenti in seno alla band, fino a giungere al definitivo assetto attuale:
    LEON GOEWIE (voice)
    BAREND COURBOIS (bass)
    PETER BOURBON (guitar)
    JAN SOMERS (guitar)
    HANS IN ‘T ZANDT (drums)

    I vecchi marpioni infiammano subito l’ambiente con i più ruspanti cavalli di battaglia del loro ricco repertorio, tanto vivace quanto variegato e, comunque, sempre nel segno dell’Hard Rock di marca rigorosamente “Eighties”. Questi instancabili istrioni del R’n’R rendono entusiasmante il nostro tuffo nel passato, grazie alle loro sonorità genuine e senza fronzoli (leggi: effetti speciali) ma soprattutto grazie alla spontaneità e alla voglia di divertirsi che promana dal quintetto. “May Heaven Strike Me Down”, “Take Me to the Limit”, She is the Woman”, “Take it or Leave it” sono le perle di un’esibizione impeccabile, che coinvolge l’intero pubblico in un crescendo emozionale letteralmente esplosivo, trascinando sia gli spettatori sia i musicisti degli altri gruppi in una festa collettiva e gioiosa.

    Anche “Back in the Ring”, “Rip it Off” e “No Mercy” fanno saltare la gente, mentre la ballad “If Loving You is Wrong” (in cui Peter sfodera commoventi arpeggi con la sua Ovation) regala momenti di pathos di notevole intensità.

    Il culmine della “trance agonistica” si raggiunge, tuttavia, con la pirotecnica “Rock and Roll Shower”, impreziosita dal rito della doccia di Leon, il quale si rovescia in testa il solito bottiglione da 3 litri di Jack Daniel’s, nel tripudio generale. Dopo il vertiginoso “Bass Solo”, che vede protagonisti gli energici motori del gruppo, ovvero Barend e Hans, ecco la fantastica “Arabia”, epica celebrazione dei fasti del Rock anni 80 dalle suggestive venature orientali.

    Ancora una volta questi inossidabili rockers olandesi (giunti stasera all’ultima data del loro tour italiano, dopo Piacenza e Roma) hanno dato un saggio di immensa classe, a testimonianza di un genere che non morirà mai. Intorno a me, facce godute e occhiate d’intesa, a riprova del fatto che l’indice di gradimento ha toccato il top!

    The show is over. Ma, per la fortuna di chi è rimasto, nonostante la stanchezza, il party prosegue con un “after-show” divertentissimo, all’insegna dell’amicizia e del legame che accomuna indissolubilmente tutti i partecipanti, inossidabili rockettari rimasti fedeli nel tempo. Tra uova di Pasqua e bottiglie di rhum, boccali di birra e fiumi di coca (cola), arriva però anche il momento di salutare i nostri eroi e darci appuntamento alle prossime date italiane (ovvero a novembre 2008). Leon & Co. (li attendono circa 12 ore di viaggio in pullman) si dichiarano sinceramente soddisfatti della loro esperienza nel nostro Paesello (beati loro), e ci dicono che si porteranno a casa tanti begli episodi da inserire nel loro cassetto dei ricordi speciali; dal canto nostro, non possiamo che ringraziarli lusingati, e grati per averci fatto vivere straordinarie emozioni grazie alla loro musica e alla loro genuina spontaneità.
    Tranquilli, ragazzi: Rock and Roll will never die!

    Marcello Catozzi

    P.S. Le foto sono state gentilmente concesse da Ambra Pisano (per i Vengeance) e da Daniele Mosconi (Kingcrow), mentre Donatella Cerboni ha dato il suo contributo alla stesura del report.