Report: Midsummer Fest (Roma, 25/06/2007)

Di Redazione - 4 Luglio 2007 - 12:49
Report: Midsummer Fest (Roma, 25/06/2007)

Con il Midsummer Fest, a Roma è la settimana della Finlandia. Un giorno di questa manifestazione, che ha visto passare in rassegna diverse sfaccettature della cultura finnica, viene dedicato proprio alla musica rock e metal, con band provenienti dalla terra delle betulle, negli ultimi anni vera e propria forgia di giovani e promettenti band dalle attitudini musicali più disparate.

La gente giunta non è molta, forse spaventata dal termometro che segna sopra i 40 e un giorno – il lunedì, che non è sicuramente il massimo – molti hanno deciso di restare a casa. Prendo atto della cosa con molto dispiacere: non capita tutti i giorni di avere in Italia – paese musicalmente conservatore e bigotto – la possibilità di godersi una manifestazione con due headliner come Turisas e Korpiklaani. Per avere lo stesso pacchetto, due anni fa il sottoscritto e il compagno di avventure Daniele ‘Fenrir’ Balestrieri (presente anche oggi al richiamo del metal scandinavo) hanno dovuto girarsi mezza Europa. Speriamo che questo non comprometta la possibilità di un’eventuale edizione 2008, anche se probabilmente così sarà.

Sotto un sole a dir poco martellante, che ha letteralmente asfissiato gruppi e addetti ai lavori, sul luogo della manifestazione già dalla mattinata, sfilano una dopo l’altra realtà come The Cyan Velvet Project, Day Eleven, Bloodpit, Turisas e Korpiklaani. A dire la verità ci sono anche due intrusioni italiche a ibridare un bill altrimenti tutto finnico: i romani Kingcrow, che aprono le ostilità verso le 17 con il loro prog ispirato a Rush e Queensryche; e gli Elvenking, realtà power-folk ormai affermata sia sul territorio nazionale che fuori dai confini italiani. Bravi i primi a districarsi tra gli inevitabili problemini tecnici tipici della prima band e bravi soprattutto i secondi a convincere con un genere che ha il vantaggio di trovare diversi estimatori tra i fan di Turisas e Korpiklaani, le band regine della manifestazione di cui andremo a parlare in dettaglio in seguito.


– Kingcrow –

In attesa dell’accoppiata di headliner sono proprio queste due band a interessarci più delle altre, onestamente più vicine all’alternative rock che a lidi stilistici su cui si muove la nostra linea editoriale, quindi meno convincenti almeno per quanto riguarda i gusti e il palato di TrueMetal.

 
– Bloodpit –

Turisas

Prima di passare al report del concerto occorre dire qualcosa sul comportamento dei Turisas. Da fan della band mi dispiace molto doverlo fare, ma da musicista, amante della musica e soprattutto cultore di un certo modo di atteggiarsi e comportarsi in ambito musicale, non posso soprassedere o fare finta che tutto sia andato come nei piani.

Come mi dispiace dover riportare di una band che su disco apprezzo moltissimo, mi dispiace altrettanto che gli Elvenking abbiano dovuto interromper un concerto fino a quel momento ottimo e rinunciare a quasi metà della scaletta per lasciare il palco in tempo. Mi dispiace che gli stessi Turisas, poi, siano andati ben oltre il tempo a loro disposizione, danneggiando il minutaggio dedicato ai Korpiklaani. Il clan della foresta, da gran signori quali sono, non hanno minimamente alzato la voce, né quando un cambio palco fatto a tutta velocità per recuperare qualche minuto ha lasciato alle spalle qualche problema di suoni (ovvero la chitarra di Jönne e il violino di Hittavainen notevolmente penalizzati) sia quando il loro tempo è stato ridotto a soltanto un’ora.

Ma veniamo alla musica, dove le cose, per fortuna, sono andate molto meglio, Ahimè niente binomio Victoriae & Triumphi Dominus / As Torches Rise ad aprire lo show dei Turisas, ma un nuovo intro composto ad hoc per la stagione concertistica che seguirà l’uscita di The Varangian Way. Ed è proprio sui brani del nuovo disco che lo show si sviluppa: a parte l’immancabile accoppiata One More/Battle Metal e il momento giocoso con quel theme che Boney M. aveva già trasformato nella sua Rasputin negli anni ’70, solo The Varangian Way, riproposto per intero con la sola eccezione di un pezzo. I brani del nuovo disco sono molto epici e cadenzati, con arrangiamenti sontuosi e massicci. La band è bravissima a riproporli in sede live con l’aiuto del sequencer, rendendoli tutti in maniera impeccabile. Dall’energica opener To Holmgard And Beyond a Fields of Gold fino alle danze scalmanate di In The Court Of Jarisleif i Turisas tengono il palco con bravura e grandissima professionalità (forse addirittura eccessiva). I barbari finnici sono già una band di cristallo, il loro show è costruito a tavolino e preparato nei minimi dettagli. Così, come una recita studiata e ristudiata, se gli attori sono bravi lo spettacolo sarà ottimo. Gli attori sono bravissimi e lo show è di livello, ma manca di quella imprevedibilità e quella naturalezza che è invece l’arma vincente di band come i Korpiklaani. Nell’età musicale in cui dovrebbero dare sfogo al lato più animalesco e fanciullesco i Turisas preferiscono comportarsi da veterani ultraprofessionisti, attentissimi ai particolari, meno al divertimento fine a se stesso.


– I Turisas, ospiti allo stand di TrueMetal, firmano autografi e scattano foto con i fan –

Chiusura da brividi con gli otto minuti di Miklagard Overture, che sorprendono dopo l’attesissima Battle Metal, da tutti ritenuto la morte naturale dello show. Il sontuoso epilogo chiude un concerto eccellente, con suoni precisi ed esecuzioni perfette. Peccato soltanto per una promozione del nuovo album sicuramente traboccante, che toglie dalla scaletta molti brani del bellissimo debut, le divertenti scenette viste a Wacken 2004 o al Ragnarok 2005, e il folle medley a colpi di Lambada e compagnia. Si spera che in futuro la band vorrà aggiustare in maniera più equilibrata la propria setlist, o sarà davvero il caso di dire che l’epoca d’oro per vedere i Turisas live sia già passata…

 

Korpiklaani

Mitragliata di rullante e Journey Man apre il miglior concerto della giornata: intensità, simpatia e coinvolgimento del pubblico a mille per una formazione che, nonostante suoni molto deboli, oggi non ha assolutamente rivali dal punto di vista dell’intrattenimento e dell’energia sprigionata. Come al solito: è come se gli Anthrax degli anni d’oro si fossero messi a suonare folk-metal.

Complice il buio, l’Eur svanisce, l’ippodromo si fa lontano e resta soltanto la musica, quell’hummpa così semplice eppure così dannatamente trascinante che in men che non si dica conquista chiunque sia disposto a godersi lo show. Per me, ormai giunto al quarto appuntamento live con questa geniale band, l’attitudine e l’energia non sono una sorpresa. C’è chi invece è alla prima assoluta, e lo stupore di trovarsi di fronte un fiume in piena lascia presto il posto a danze sottobraccio, serpentoni umani, drappelli che ruotano gongolando intorno a un fuoco immaginario, salti e grida. È una fera e propria festa, la band si diverte, il pubblico si lascia andare ai balli senza troppe inibizioni: una magia che solo i Kopriklaani sanno evocare, un’atmosfera che vale tutti i chilometri e le ore di attesa sotto al sole.

C’è davvero un abisso imponente tra la pomposità precostruita dei Turisas e la genuina follia di questi pazzi pazzi finlandesi. Tra una birra e quattro salti, scorrono tutti gli inni alcolici e le i pezzi più tirati della discografia: Cottages and Saunas, Wooden Pint, Beer Beer, Hunting Song, la nuovissima Let’s Drink, e chi più ne ha più ne metta. Ci si riposa di rado, con brani più riflessivi come Tuli Kokko o episodi meno repentini come Korpiklaani. Si balla come matti con il violino di Hittavainen e Pellonpekko. Le note del clan della foresta tagliano il vento come frecce e quando arriva il momento della trascinante Happy Little Boozer, oggi scelta per chiudere, e troppo troppo presto, un po’ perché feste del genere vorresti durassero tutta la notte, un po’ perché i Turisas hanno rosicchiato più di qualche minuto ai cugini di Lahti…

Un brindisi ai Korpiklaani, se lo meritano: per quanto riguarda il sottoscritto oggi Järvela e soci sono la band più divertente e genuina di questo strambo magnete che ruota attorno al Sole.

 

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini