Report: Mike Tramp’s White Lion (Bologna, 18/11/06)
Per la calata di Mike Tramp, voce degli indimenticati White Lion, il neonato Kindergarten di Bologna raduna decine di rocker da tutta Italia, da anni in attesa di saggiare le doti del proprio beniamino. Risolti alcuni spiacevoli inconvenienti organizzativi – legati alla sottoscrizione di una tessera ARCI per l’ingresso nel locale, condizione non segnalata agli utenti di TicketOne – la serata può partire con discreto ritardo, peraltro utile a ritoccare gli ultimi dettagli del sound-check. Questo il programma: aprono i Markonee, headliner i Mike Tramp’s White Lion.
Già visti di spalla a Gotthard e Winger, i Markonee hanno sempre onorato gli inviti ricevuti, spazzando via con tanta energia e sudore ogni sospetto (infondato) sul loro status di ‘raccomandati’ della scena. Lo show al Kindergarten non ha fatto eccezione, anche se i bolognesi sono apparsi meno in palla rispetto alle precedenti apparizioni: discorso che vale soprattutto per il frontman Emiliano ‘Gurio’ Gurioli, alle prese con diffusi problemi al microfono che ne hanno condizionato inevitabilmente la prova. Officer & Gentleman, Burning e l’inedito Markonee hanno comunque un tiro impressionante, e gli applausi non sono mancati. Per la band è un periodo fortunato: la speranza è che questi ragazzi vedano finalmente premiate esperienza e professionalità, doti già espresse nel buon The Spirit of Radio e ingredienti essenziali di ogni concerto. Avanti così!
Mike Tramp è un tipo che non si lascia scoraggiare facilmente. Lasciato a piedi dai promoter europei (una sola apparizione nel 2005, ospite del Bang Your Head!!!) e senza una lira, l’ex-rubacuori trapiantato a Melbourne aveva mandato definitivamente in pensione il mito del Leone Bianco. Poi la svolta: smaltita la delusione, nuove offerte hanno riunito la formazione del doppio live Rocking the USA per un tour europeo e, come hanno confermato i diretti interessati, un futuro studio-album. In attesa di ascoltare nuovo materiale, la serata bolognese è l’occasione ideale per introdurre al pubblico italiano una line-up che da queste parti non ha mai messo piede: ad accompagnare il frontman danese ecco Jamie Law (chitarra), Claus Longwood (basso), Troy P. Farrell (batteria) e Henning Wanner (tastiere). Con un pizzico di delusione, lo spettacolo non è stato all’altezza delle aspettative, sebbene l’emozione di riascoltare inni generazionali, unita alla fame di un pubblico a lungo digiunante, deve aver fatto chiudere più d’un occhio tra i paganti. Broken Heart, Lady of the Valley e When The Children Cry (per citare tre titoli a caso) sono brani immortali che hanno superato immacolati la vecchiaia, e così sarà tra altri vent’anni; di classici, insomma, ce ne sarebbero abbastanza da allestire un set più che generoso. Buone notizie giungono anche da Mike Tramp, che pur costretto a rivedere certe tonalità è ancora in grado di emozionare, dalle ballad (You’re All I Need, altro momento acclamato) ai pezzi più aggressivi. Le note dolenti gravano invece sul gruppo di supporto, a partire da Law: posto che le acrobazie di Vito Bratta sono ai più improponibili, il chitarrista australiano si è segnalato quale emulo poco fedele del suo scomodo predecessore, lanciandosi peraltro in un assolo che ha soltanto allentato i toni dell’esibizione; bocciata anche la scelta di affidarsi a suoni dal taglio più moderno e pastoso, che hanno mutilato impietosamente i celebri ricami chitarristici di Lights and Thunder (opener della serata) e Hungry. Il resto della comitiva ha limitato i danni – da sottolineare, per dovere di cronaca, l’ottima prova alle pelli di Farrell – anche se un po’ più di partecipazione non avrebbe guastato. Per quanto riguarda la scaletta, Tramp ha deciso per una carrellata da tutti e quattro i lavori, incluso quel Big Game dai più considerato l’anello debole nella discografia del Leone Bianco. Deluso chi si aspettava una scorpacciata monotematica dai primi due lavori, anche se di carne al fuoco ce n’era per tutti: Lonely Nights, The Road to Valhalla, Radar Love solo per nominare tre volti diversi del gruppo.
Spettacolo nel complesso tra luci e ombre, ma la legge del divertimento può addolcire molti dettagli, decretando in fin dei conti un giudizio positivo. Un grazie sentito a BolognaRockCity per la professionalità e il supporto dimostrati. Prossima puntata: Bonfire!
Federico ‘Immanitas’ Mahmoud