Report: Morbid Angel – Trezzo d’Adda – 7/4/2005

Di Alberto Fittarelli - 24 Aprile 2005 - 0:00
Report: Morbid Angel – Trezzo d’Adda – 7/4/2005

Era uno degli eventi più attesi dal popolo del death metal e si può dire
che abbia ampiamente rispettato le aspettative: sto parlando ovviamente del
tour  tenuto dai Morbid Angel in occasione della reunion col
cantante originario, il carismatico Dave Vincent. La data di Trezzo d’Adda, pur
se svolta in un locale non troppo adatto ad eventi di questo tipo, per motivi
sia strutturali che di target medio, ha avuto un buon successo (niente di
enorme, in verità) ma soprattutto ha mostrato una band di classe, con la
formazione che può rendere al meglio le proprie potenzialità.

Partiamo però dall’inizio, con il gruppo di supporto scelto in sostituzione
degli attesissimi Necrophagist: si tratta di nuovo degli Hatesphere,
una band sicuramente di buona qualità, specie su palco, ma che con 3
apparizioni al nord Italia in 6 mesi esce davvero dalle orecchie di tutti. Il
loro spettacolo è stato come sempre energico, preciso e dall’attitudine
spiccatamente hardcore, in particolare per quanto riguarda l’indemoniato
cantante Jacob Bredahl, ma il thrash/death da loro proposto (e che non ha
mai brillato per originalità) risulta ripetitivo ai più dopo 3 pezzi, anche
considerando che la scaletta è molto simile a quella proposta di spalla ai
Kreator pochi mesi prima. Niente di nuovo, niente di particolarmente
interessante, una buona apertura e niente più insomma.

E’ quando si passa a quello che, a ragione, viene considerato un mito che la
pressione della gente sulle transenne si decuplica: le luci si abbassano di
nuovo ed entrano i floridiani in assetto da guerra, con un sorprendente (o forse
no?) Vincent in tenuta latex-e-zeppe che fa molto goth rock, più che brutal
death: un’evidente reminescenza del periodo passato con la band della morigerata
moglie, i Genitorturers… ma non è dal look che si giudica un gruppo, e
infatti come al solito la prestazione del quartetto è maiuscola: di Azagthoth e

Sandoval
cosa si può dire, se non che sono sempre le solite macchine impazzite?
La scaletta tiene conto questa volta del periodo della band corrispondente alla
presenza di Vincent, ignorando quindi i dischi pubblicato con il buon Steve
Tucker alla voce: un vero e proprio revival, quindi, opinabile finchè si vuole
ma che personalmente mi ha dato tutt’altro che fastidio. Pezzi sino a Domination
quindi, con un occhio di riguardo ad Altars of Madness e Covenant: splendido
risentire finalmente una Lord of all fevers and plagues, uno dei pezzi più
riusciti dell’intera carriera del combo. Ma non sono da meno brani come Dawn of
the Angry
, forse la più riuscita dell’intero concerto, e la classica Where the
slime live
, autentico tributo alla tecnica chitarristica di Azagthoth. E Vincent?
Beh, il singer mantiene un atteggiamento carismatico, con la figura imponente e
la sicurezza di sè di chi sa di essere al centro dell’attenzione di tutti i
presenti: nulla viene lasciato al caso, nemmeno i cori puliti ad accompagnare
alcune parti dei pezzi, come su Chapel of Ghouls.

La band si concede due pause all’interno del set, la prima delle quali
allietata dal classico lungo assolo di Trey, in forma come sempre e capace di
stupire anche chi, come il sottoscritto, lo rivede per l’ennesima volta con la
sua tecnica sciolta e allo stesso tempo intricatissima sulla tastiera. Un ottimo
supporto arriva come sempre da Tony Norman, ormai chitarrista live fisso
del combo, che pare anche più importante che nella passata tournée di Heretic:
ormai la sua è una presenza non solo strumentale, ma anche di scena non
indifferente, vista l’esperienza maturata negli anni con i sottovalutati
Monstrosity…
Tutto bello quindi? Oddio, un po’ di amaro in bocca resta: sarebbe stato carino
vedere Vincent all’opera anche su pezzi non “suoi”, non lo nego, ma
ciò che più conta è che l’immagine (e il coinvolgimento) non sono ovviamente
più quelli di 10 anni fa: e si rischia di cadere un po’ nella nostalgia con la
visione di un frontman sempre imponente, ma forse ora solo per mestiere.
Impossibile non notare le sue pose tipicamente rock, e difficile non dare adito
al sospetto che dopo questo tour poco altro coinvolgerà i Morbid Angel:
stiamo a vedere cosa succederà, questo concerto resterà comunque nei ricordi
di chi ama il metal estremo.

Setlist:

1. Rapture
2. Pain divine
3. Maze of torment
4. Sworn to the black
5. Blasphemy
6. Lord of all fevers and plagues
7. Dawn of the angry
8. Where the slime live
9. Blood on my hands
10. Dominate
11. Immortal rites
12. Day of suffering
13. Evil spells
14. Chapel of ghouls
15. God of emptiness
16. World of shit

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli