Report – Nargaroth + Abhor + Sidus Tenebrarum

Di Redazione - 4 Giugno 2005 - 11:41
Report – Nargaroth + Abhor + Sidus Tenebrarum

Evento: Nargaroth + Abhor + Sidus Tenebrarum
Report: Giorgio Vicentini
Foto: Giorgio Vicentini + Veronica Mariani
Location: SottoSopra Rock Zone – Este (PD)
Quando lessi che i Nargaroth sarebbero scesi in Italia, ammetto di essermi stropicciato gli occhi e leccato i baffi (che ho). Oggettivamente è stato o no il classico evento con la “e” maiuscola? Conoscendo poi la fama di Kanwulf e la sua capacità di spaccare a metà il popolo black, spesso bacchettone tanto quanto le ideologie che “combatte”, il quadro di interesse era facilmente delineato. Scelti per l’occasione due ensemble nostrani quali i giovanissimi Sidus Tenebrarum e gli scafati Abhor

Fautrice dell’iniziativa la valorosa Necrokult, alla quale va tutto il mio supporto per l’attenzione che riserva al metal estremo. Una cricca di figuri che ci ha regalato alcuni spettacoli molto interessanti tra i quali ricordo Aura Noir, Inquisition + Merrimack ed appunto Nargaroth; quando si dice la passione con un occhio per la musica “di nicchia” esulando dai soliti nomi estremi di cui ci si lamenta sempre.

Come detto, aprono i Sidus Tenebrarum, già recensiti da Truemetal in occasione del loro demo Dimlight di recente pubblicazione. La band palesa la propria giovinezza dimostrandosi ancora da svezzare sotto molti punti di vista, guidata da un aggressivo Giulio, carico ed anche troppo pronto ad esplodere sia vocalmente che teatralmente. Non posso dirmi soddisfatto della loro prestazione, volitiva ed esuberante ma tutt’altro che precisa, disomogenea sotto molti punti di vista e senza il dovuto controllo dello show nel suo complesso. L’inizio è di quelli con botto, (almeno teoricamente) fatto di suoni altissimi e confusi man mano adattati, fino al raggiungimento di un compromesso accettabile tra l’eccessiva propotenza iniziale della chitarre ed un corretto e paritario settaggio con gli altri strumenti. Repertorio di derivazione strettamente thrash, con inserti black metal qua e là, forse più nel face painting che nella musica vera e propria. Qualche punto incoraggiante non è mancato, su tutti la voglia dell’energico screamer di attirare il pubblico, lanciandosi in esortazioni di vario tipo tra cui l’emblematica “l’inferno qui sotto, ora!”. Ripeto, la band dovrà farsi le ossa perché non sono pochi gli aggiustamenti da apportare per ovviare a certe ingenuità, ma a loro discolpa va ricordato che la formazione per la serata era stata rimaneggiata dall’aggiunta di un turnista al basso (inchiodato al pavimento per tutto lo show) in sostituzione del titolare. 

Giusto il tempo per il rituale stacco musicale a coprire gli avvicendamenti sul palco ed è l’ora degli Abhor, visti dal sottoscritto non meno di due settimane prima e sostanzialmente positivi come nell’occasione precedente. Band sempre convincente per vari motivi, che raccoglie nella propria musica un campionario estremamente classico e devoto, ma aggregato con gusto e conoscenza della materia: accelerazioni, momenti più scanditi e “thrasheggianti” ed un sound abbastanza caratteristico e funzionale alle scelte musicali eseguite con buona perizia. Scaletta di circa dieci brani, simile a quella proposta allo Scaligero Metal Party, con annessi alti e bassi strettamente musicali già anticipati in quell’occasione; d’altronde non poteva essere diversamente vista la vicinanza dei due spettacoli. Se la musica potrà non accontentare qualcuno, credo che le scelte scenografiche siano in grado di mettere d’accordo tutti gli amanti della tradizione black metal, quella che porta nel suo DNA storico alcuni giochi scenici per colpire ed “impressionare”. Non so gli altri convenuti, ma personalmente ho apprezzato molto la voglia dell’ottimo Ulfhedhnir di arricchire le sue prestazioni con una mimica facciale efficace ed alcuni colpi scenografici d’effetto, quali rigurgiti di sangue (aggiornamenti recenti mi dicono non sia del tutto finto…) ed il mitico “gioco del mangiafuoco”, che ho sempre adorato perché carico di significati “arcaici” ed oscuri. Non credo che la volontà degli Abhor sia quella di inventare il nuovo black metal, bensì di omaggiarlo con dedizione e fedeltà, evocando una tradizione che in me suscita sempre delle emozioni.

Finiti i tocchi coreografici, arriva il piatto forte Nargaroth. Che mr. Kanwulf sia un personaggio atipico ed egocentrico credo si sia “percepito” lungo gli anni, ma la trovata di un ulteriore soundcheck con il pubblico pronto allo show non me la sarei aspettata. Finiti i convenevoli tra fonico e band, il tedesco scompare con i suoi session man per qualche minuto, ritornando poco dopo in assetto da guerra con tanto di trucco d’ordinanza e grugno ringhioso. 
Col senno di poi, se ripenso allo show non riesco a capire veramente chi sia l’uomo salito su quel palco, se si tratti della personificazione del black metal o una costante caricatura di esso. Quello che so per certo è che la band ha suonato senza basso, con due chitarristi che dire incazzati sarebbe riduttivo, un batterista velocissimo più che all’altezza ed un leader al centro della scena. Repertorio sporco e bastardo, oltre che estremamente “caciarone”, del quale credo basti citare due “monumenti” quali “Black Metal Ist Krieg” e “Possessed by Black Fucking  Metal” per darne un’idea, oltre ad altri più datati come “Herbstleyd”. Gradita dal pubblico (soprattutto da alcuni) la cover di “Orgasmatron”, tralasciando purtroppo i pezzi più atmosferici disseminati lungo anni di carriera Nargaroth, dei quali mi sarebbe piaciuto sentire una versione live. Sinceramente, avendo saputo della possibile mancanza di un bassista, dentro di me avrei scommesso su scelte che privilegiassero uno show maledettamente raw ed altamente menefreghista delle regole com’è stato.

Se il lato musicale mi ha relativamente colpito per vari motivi, tra cui il mio amore altalenante per i Nargaroth che reputo principalmente un’icona, ciò che mi ha impressionato maggiormente è stato il “frontman Kanwulf”. Pur ripensandoci, non posso dire con certezza se il tedesco salito sul palco “ci fa o ci è” come vocalist black metal. Io so di aver visto a tratti un pazzo posseduto, spesso a capo basso che rialza lo sguardo lentamente mentre gli occhi fanno capolino tra i capelli, esplodendo poco dopo nel suo scream ruvido, potentissimo e senza mai un calo, aggiungendo strilli a strilli. Un’energia alternativamente trascinante ma con un velo “strano” dovuto all’avvicendarsi sul suo viso di espressioni diaboliche e ghigni auto compiacenti o mezzi sorrisi ironici, che non danno la misura esatta di che personaggio sia e che limite abbia. Da sempre la sua essenza vive nel non avere un confine chiaro, anche perché sono fermamente convinto che, quello definito da alcuni come pagliaccio, sia invece un attore notevole, sicuro di quale sia la SUA visione del black metal data in pasto ai fan tra il serio ed il faceto. Sono anche tentato di sostenere che durante il concerto ci abbia preso più volte per i fondelli, gridandoci addosso con esplosioni di collera parole di ogni tipo, che pochi avranno udito e soprattutto capito veramente, più impegnati a “stracciarsi le vesti” che ad osservarlo.
L’impressione generale è rimasta comunque positiva, in primis per aver avuto la possibilità di saggiare chi sia questo fantomatico condottiero della scena, in seconda battuta per aver assistito ad uno show black vero con tutti gli annessi e connessi estremizzati. Resto con un quesito che mi frulla nella testa: “Che sia quello di Kanfwulf il vero black metal?”

Essendo arrivato il momento dei saluti, riservo questo spazio ad un pensierino dedicato al popolo del black metal: se ad ogni lingua che parla (tanto) corrispondesse uno spettatore ai live, la situazione musicale italiana sarebbe ben diversa. 
Nargaroth in Italia, in un buon locale (con un’acustica non delle migliori ma valutabile solo essendoci e non da casa), ad un prezzo abbordabile (13 euro sono accessibili vista la media attuale), il sabato sera (non un infrasettimanale problematico per tutti) non sono sufficienti come stimoli? 

Non me ne voglia nessuno ed onore ai presenti, ma avrei voluto vedere il locale sold out.