Report: Natron al Krossower di Scordia (CT)
Da mesi alcuni reclamavano una serata death metal in Sicilia, perché, secondo loro, era stato riservato troppo spazio ad altri settori dell’heavy metal, tanto che certi non partecipavano neppure agli eventi. L’osservazione può essere condivisibile, dato che effettivamente il black è stato il settore dominante nella storia dei concerti siciliani, ma è altrettanto vero che la nostra scena non è certo come quella lombarda, per ovvi motivi logistici, culturali e politico-sociali. Non ha alcun senso, pertanto, dividere il movimento heavy metal con improduttive discussioni di tal genere, o rimanere a casa in eterno, nella sterile attesa di vedere il proprio gruppo preferito.
Peccato soltanto che, quando è stata proposta una formazione death, come i baresi
Natron, band di una certa esperienza e di risonanza internazionale, si è registrata l’affluenza più bassa di sempre, almeno a nostra memoria. Supponevamo che i Natron non avrebbero riempito il Krossower, ma vedere meno di cento persone presenti fa un certo effetto, ovviamente negativo, e ci dispiace per gli organizzatori della Mystica Agency, a cui va il nostro ringraziamento, e per i Natron stessi, che avrebbero meritato pubblico maggiore.
Possiamo riportare i pareri dei presenti, secondo cui l’assenza della gente è stata dovuta a fattori come il prezzo del biglietto (a nostro avviso, né caro né economico), il caldo (certamente sopportabile, dato che non ci sono ancora le tipiche temperature estive), il gruppo headliner non tanto conosciuto, la relativamente scarsa pubblicità, ecc. Anche se capiamo perfettamente i problemi economici dovuti all’euro o, meglio, a chi non ha controllato l’aumento smisurato dei prezzi, per noi tutte queste sono solo scuse, e il vero motivo sta, a nostro parere, in una programmazione sbagliata, nella presenza di concerti troppo ravvicinati, nella mancanza di contatti tra i vari organizzatori locali: pensiamo, infatti, che, dopo avere visto venti giorni fa i Death SS, molti ragazzi, ormai appagati, abbiano disertato l’esibizione dei Natron, dalla proposta musicale davvero estrema, pertanto non accessibile a tutti.
Al nostro arrivo troviamo i carabinieri all’ingresso del locale, e temiamo il peggio: ci rassicuriamo presto, dato che è solo un controllo, a quanto sembra. Del resto, ci si lamenta tanto del fatto che a volte le forze dell’ordine non compiono a fondo il loro dovere, quindi, quando lavorano per nostra tutela, ci sembra giusto apprezzarlo.
Il concerto inizia alle 23 con gli Aposthate da Caltanissetta, che aprono con l’intro
“Voices from Beyond”, seguita da altri pezzi, tra cui “Freezing Womb of Pain”,
“Synodus Cadaveric”, “Shades of Noir” e “The Unknown Cross (Martyrium)”: mezz’ora di death tirato, molto veloce, supportato da discreta tecnica, con vari cambi di tempo, e rari screaming da parte del cantante, la cui voce, però, non riusciamo ad apprezzare distintamente per via dell’audio, senza dubbio migliore che in altre serate, ma non ottimale.
Poco dopo appaiono i deathsters catanesi Spoilshroud, che eseguono per mezz’ora brani nuovi e canzoni vecchie, come la devastante
“Beheading of the Baptist”, da cui è stato tratto un video. Rispetto all’ultima data il gruppo ci sembra più riflessivo e meno diretto: notiamo un maggior affiatamento, una migliore alternanza tra passaggi brutali e momenti più tecnici e un efficace uso della doppia voce. Una dedica a Rosario Modica, collaboratore di Wild’Zine, morto prematuramente tre mesi fa, è doverosa da parte di chi lo conosceva, e strappa applausi a chi, come noi, non ha avuto il piacere di stringergli la mano.
I Memories of a Lost Soul, death melodico da Reggio Calabria, salgono sul palco verso mezzanotte e trenta con
“The Soul’s Incubator”, seguita dalle nuove “Sleeping Bad Consciousness” e
“Necroantimateria”. Migliorano gli effetti delle luci e anche il suono è più limpido; segue una canzone nuovissima, piuttosto lunga, con buoni bilanciamenti tra parti aggressive ed istanti atmosferici, che finirà sul prossimo album. Si continua con
“The Curse of Eternity” e “The Art of Never”, e si conclude dopo circa quaranta minuti con un altro brano nuovo, anche questo di buona fattura. Si prospettano faville, insomma, per il futuro, per una band che sta avendo un buon seguito nell’underground, e che rivediamo ogni volta con piacere, senza mai stancarci, dato che i musicisti sono dotati di buona tecnica e i brani sono ricchi di spunti interessanti.
I Natron iniziano all’una e trenta la loro malsana opera di devastazione: senza nulla togliere alla violenza sprigionata sul palco, è un po’ più facile, vista l’ora tarda, tanto che alcuni dei presenti si siedono sfiancati, però molti irriducibili continuano l’headbanging al ritmo trascinante dei pugliesi. I pezzi sono piuttosto brevi, di durata entro i cinque minuti, e tra questi ricordiamo
“By the Dawn of the 13th”, “Negative Prevails” e la conclusiva
“Less Than Human”. I Natron si uniscono nella dedica della serata a Rosario Modica, e ancora una volta si alza un applauso caloroso. I musicisti scendono dal palco dopo meno di un’ora, senza bis, che, in fondo, non avrebbero avuto molto senso: molto meglio un’unica tirata, massacrante, anche se non di sola potenza vive il metallaro, ma anche di tecnica. I Natron hanno dato spazio anche a quella, conciliando validamente entrambi gli aspetti, cosa non facile a quella velocità: una sola chitarra, ma efficace come se fossero due, un basso molto preciso, una batteria che non ha mai perso un colpo e una voce al vetriolo.
Peccato, quindi, che quelli che tanto si sono lamentati per mesi abbiano poi perduto uno show di buon livello come quello dei Natron. Ci convinciamo sempre più, comunque, che il lamento è una professione per costoro, che forse realizzano così la loro vita, ma la strada giusta è certamente un’altra. Proviamo enorme disprezzo per chi predica bene e razzola male, dato che conosciamo gente che su una decina di concerti non è mai venuta, quindi sono assenti recidivi ed ingiustificati. Per dovere di cronaca, però, precisiamo che per i precedenti spettacoli l’affluenza è stata quasi sempre considerevole, quindi questa è stata una spiacevole parentesi (certamente non legata ai Natron, che sono stati molto professionali), che speriamo rimanga isolata. A tutti gli organizzatori lasciamo la riflessione su quanto avvenuto, sperando in una maggiore cooperazione tra loro in futuro, non certo per noi, quanto in nome dell’heavy metal!
Giuliano Latina