Report: Nightwish + Sonata Arctica 28/10 a Milano
Nightwish – Sonata Arctica
28 ottobre 2004
Mazda-Palace – Milano
Report a cura di Gaetano “Knightrider” Loffredo, Savage avataR, MrsTorture
Se penso che ci sarebbero voluti 8/10 Transilvania Live per contenere le migliaia di persone presenti all’unica data ufficiale di supporto a Once, ultimo nato in casa Nightwish, il sorriso spunta immancabilmente sulle labbra associato ad uno sguardo compiaciuto rivolto alla Live in Italy alla quale, con piacere estremo (sia per noi fans che per loro organizzatori), additiamo un errore di previsione tanto clamoroso quanto gradito.
Dunque la Finlandia “sbarca” nel bel paese con una doppietta in forma smagliante; formazioni che hanno entrambe da poco pubblicato nuovi ed entusiasmanti lavori che tutti i fans presenti finalmente hanno avuto la possibilità di saggiare in prima persona.
Alle 19.00 in punto (stranamente senza problemi di traffico nonostante l’ora di punta ed il cattivo tempo) mi ritrovo dentro il Mazda Palace già per metà riempito e quindi fornito di un colpo d’occhio non indifferente in attesa dell’inizio del concerto.
Un giro tra le tribune fiancali ed uno sguardo alla tribuna centrale gremita dove campeggia una scritta in blu che recita TM, il mio sguardo si rivolge verso il parterre, mio “settore” preferito per vivermi al meglio i concerti da quindici anni a questa parte.
Alle 19.40 sono già bello che appostato a pochi metri dal palco, ignaro del fatto che i Sonata Arctica non avrebbero cominciato di lì a poco; tutt’altro…
Una spasmodica attesa di altri 50 minuti circa, contornata da urla nel vuoto dettate dal nervosismo e da persone rantolanti ed ansimanti per via del caldo atroce accompagnato da un odore tutt’altro che piacevole, è stato l’ultimo prezzo da pagare prima del sospirato premio rappresentato da Rekoning Day, Rekoning Night; intro atmosferica che nei suoi 3 minuti scarsi ha scaldato il pubblico tanto basta per cominciare a seguire nel migliore dei modi l’agognato spettacolo.
SONATA ARCTICA
Il pubblico caldissimo è davvero emozionante per partecipazione ed allegria, accompagna visivamente e vocalmente a ritmo Tony Kakko ed i suoi seguaci sulle note di Misplaced, matematica song d’apertura dei finnici tenendo presente la “first position” riservata ad essa sul nuovo album Reckoning Night.
Dalla numero uno si passa alla numero due, dunque alla tranquilla e melodica Blinded No More che non è stata ancora assimilata alla perfezione dagli italiani che seguono il brano alla “giapponese” puntando lo sguardo fisso verso il palco ed evitando ogni più piccolo movimento che possa in qualche modo distogliere l’attenzione rivolta completamente al gruppo.
8th commandment è il brano che non aspetti in una corta ed obbligata scaletta che deve rinunciare a decine di cavalli di battaglia e, nonostante la reale bellezza del pezzo anche in sede live, la voce strozzata di Tony sulle ottave del ritornello gravano non poco sul risultato finale.
Tutt’altra storia è quella di Victoria’s Secret; primo singolo estratto da Winterheart’s Guild che, ammalia le migliaia (scusate il gioco di parole) anime presenti col suo ruscello sonoro rappresentato dalle perfette note di tastiera sgorgate a iosa e da una prova convincente offerta dal bravo vocalist.
E’ il momento del pezzo più anomalo (non per questo meno rappresentativo) pubblicato dalla band finnica che porta il nome di Broken, secondo singolo estratto da Winterheart’s guild e riproposto in maniera fedelissima all’originale. I pochi minuti di Broken scivolano via tanto veloci da formare una specie di introduzione alla successiva e amatissima My land, brano che ricordo riuscito perfettamente anche in un old live in Italy del 2000 di supporto a Rhapsody e Stratovarius del quale non rimembravo il calore e l’emotività scatenata da esso. Perfetta la sincronizzazione degli strumenti e superba in particolar modo la prova del guitarist dai capelli rosso fuoco Jani Liimatainen che, in questo caso, non sbaglia una nota.
Finalmente giunge il momento di tirar fuori, almeno per pochi istanti, gli accendini e, di seguire parola per parola il testo di Replica che per chi ama gli Arctica appare spontaneo presentarlo come un inno alla dolcezza separato a breve dalla melodicissima Black Sheep anch’essa forse premiata per la sua presenza a discapito di troppi altri brani che avremmo tutti voluto sentire al suo posto.
E’ il momento dei Bis e di Don’t say a Word, singolo del nuovo lp che, rispetto alla versione studio, guadagna molto in aggressività. A differenza di quanto ascoltato all’inizio del concerto, i suoni mi sono sembrati molto più puliti segno che, qualche falla a livello di mixer, si è riuscita a tappare.
Chiusura del concerto assegnata alla velocità di The Cage ed al divertente siparietto tra Kakko ed il nuovo tastierista Henrik Klingenberg dove il cantante chiede a quest’ultimo se è in grado e se se la sente di sostenere le fulminanti parti di tastiera che caratterizzano il brano (parti suonate dall’ex stratovarius Jens Johansson nell’originale tratto da Winterheart’s Guild).
La risposta affermativa si evince anche solo notando il parterre dal quale, dopo soli 10 secondi di assolo, si apre un notevolissimo squarcio dettato dall’aggressivo pogo scatenato dal brano.
Non ci resta infine che salutare la band (non prima di averci regalato una devastante Vodka Song che i presenti ricorderanno col sorriso sulle labbra) visibilmente commossa per l’attenzione prestata loro dal pubblico italiano al quale faccio doverosi complimenti: difficile se non impossibile eguagliare una “cornice” così tanto parte attiva del live…
Setlist:
Rekoning Day, Rekoning Night
Misplaced
Blinded no more
8th Commandment
Victoria’s secret
Broken
My Land
Replica
Black Sheep
Encores:
Don’t say a word
The Cage
Vodka Song
NIGHTWISH
Per la prima volta da headliner nel nostro paese, abbiamo trovato i Nightwish pronti e carichi a esibirsi di fronte ad un Mazda Palace prossimo al sold out.
Lo show propostoci dalla band finnica in tutta probabilità non ha deluso le aspettative delle oltre 7000 persone presenti la sera del 28/10/2004 a Milano.
Si tratta infatti di uno dei concerti più belli al quale abbiamo assistito quest’anno sia a livello di impatto scenografico (aspetto che non si è sicuramente rivelato, come spesso accade, un magro compenso a capacità musicali mediocri, tutt’altro) che di proposta musicale ed considerata l’ottima preparazione tecnica dei musicisti.
Tarja Turunen si presenta da subito in forma strepitosa, vestita prima rosso fuoco e successivamente con abito nero dalla generosa scollatura, (mandando letteralmente in estasi la maggior parte del “popolo” maschile presente al Mazda) compiendo per tutta la durata del concerto ottime “imprese” vocali.
Nonostante ciò, in alcuni tratti, Tarja si trova nelle condizioni di dover misurare la voce, spezzando così i suoi “gorgheggi lirici” in più parti soprattutto per mantenere costante la resa del suo strumento per tutta la durata del concerto, piccole “sbavature” umanamente ammissibili, rese ulteriormente trascurabili dalla sua classe e presenza scenica, accompagnata dall’essenziale carisma di Emppu Vuorinen alla chitarra, da un energico Jukka Nevalainen alla batteria, un onnipresente Tuomas Holopainen alla tastiera ed un mastodontico Marco Hietala al basso, quest’ultimo autore di una prova superba, da “leader” vero, dato che l’ex-Sinergy si è accollato il compito di intrattenitore per tutta la durata dello show (eccezionale il discorso sulla presunta femminilità dell’Absolute Vodka).
L’apertura del concerto spetta prima a Dark Chest Of Wonders e poi a Planet Hell due pezzi estratti dall’ultima fatica firmata Nightwish, Once: l’inizio risulta così potente e oscuro quanto raffinato.
Ad incorniciare questo splendido inizio vengono ripetutamente usati due lanciafiamme posti alle estremità del palco: effetto pirotecnico ben riuscito, componente da sempre essenziale dello spettacolo che i Nightwish hanno in serbo per i loro fans.
Un tuffo nel passato discografico dei cinque finlandesi con la terza canzone, Deep Silent Complete, tratta dal bellissimo Wishmaster, a seguire The Phantom Of The Opera e commovente e delicata Ever Dream singolo del penultimo album della band, Century Child, che non fatica a mietere consensi tra il pubblico.
Al seguito di una favolosa Sleeping Sun, troviamo l’interpretazione degli scandinavi di Symphony Of Destruction dei Megadeth, sicuramente con risultato molto alternativo, anche se non una novità nelle scalette live dei cinque.
Seguono rivisitazioni del passato dei Nightwish, a tratti piacevolissimo a tratti emozionante: Si alternano pezzi come Bless The Child, The Kinslayer, Dead Boy’s Poem, Slaying The Dreamer per poi arrivare ad un’altra canzone estratta dall’ultimo lavoro, il singolo Nemo, presentata in maniera splendida, probabilmente in chiave poco interpretativa, ma comunque degna della versione studio.
Dopo una breve pausa eccoci al momento dei richiestissimi bis: ed ecco che i finnici ci regalano la stupenda Ghost Love Score a nostro avviso uno dei pezzi più belli dell’ultimo album.
Il pubblico si trova immerso per tutta la durata della traccia (oltre 10 minuti) in una pioggia di coriandoli rossi e bianchi sparati da due “cannoni” ai lati del palco poi caduti lentamente dal soffitto del Mazda palace, altro effetto scenografico di notevole impatto.
Una Ghost Love Score peraltro arrivata più o meno a sorpresa, in quanto mai si sarebbe pensato che un pezzo con orchestrazioni di quel calibro potesse essere ripresentato in sede live.
La conclusione del concerto spetta alla potente seconda traccia di Once e secondo singolo, Wish I Had An Angel, magistralmente riuscita grazie soprattutto all’eclettica alternanza vocale di Tarja e Hietala.
Il concerto termina così tra le ovazioni del pubblico ed un pizzico di delusione per la mancanza di pezzi storici dei primi due album della band, Angel Fall First e Oceanborn, che purtroppo non hanno trovato spazio nella setlist presentataci.
In conclusione ci sentiamo di promuovere i Nightwish di questo live a pieni voti sotto tutti gli aspetti.
Un live senz’ombra di dubbio ottimamente riuscito, dotato di tutte quelle caratteristiche indispensabili a commuovere e ad emozionare i fans più accaniti ma anche in grado di far scatenare gli animi di un pubblico sempre più vasto e vario al quale la band si sta lentamente avvicinando.
Setlist:
Dark Chest Of Wonders
Planet Hell
Deep Silent Complete
The Phantom Of The Opera
Ever Dream
Sleeping Sun
Symphony Of Destruction
Bless The Child
The Kinslayer
Wishmaster
Dead Boy’s Poem
Slaying The Dreamer
Nemo
Encores:
Ghost Love Score
Wish I Had An Angel
Report a cura di Alessandro Loverde
I finlandesi Nightwish sono una delle maggiori realtà nel panorama metal di oggi, dall’uscita del loro terzo album “Wishmaster” hanno conosciuto un crescendo di popolarità che li ha portati a scalare le vette delle classifiche di tutta Europa; se a questo aggiungiamo che hanno fatto solo una fugace apparizione in Italia come supporto ai Rage a Torino, risulta facile capire quanta attesa ci fosse per il loro primo concerto italiano da headliner. Il Mazda Palace di Milano registra praticamente il tutto esaurito ed il colpo d’occhio sul pubblico non sembra poi così diverso da quello del Gods of Metal del 2002. Buona parte del merito per questa calorosa risposta del pubblico va sicuramente anche al gruppo di supporto, nientemeno che i Sonata Arctica; un altra band finlandese che molti considerano i veri eredi degli Stratovarius.
SONATA ARCTICA
La canzone di apertura è Reckoning Day, Reckoning Night dal loro ultimo album (che, nonostante di recentissima uscita, il pubblico dimostra di conoscere ed apprezzare), seguita da Misplaced, sempre dallo stesso. Il gruppo gradisce la calorosa accoglienza e ripaga con una performance ricca di energia.
Piace molto la chitarra di Jani Liimataien, dalla pennata precisa e pulita, che dimostra di essere più di un “onesto lavoratore” regalandoci dei soli piacevoli ed eleganti e mettendo in mostra una discreta tecnica. La canzone più apprezzata è Replica dall’album Ecliptica e si sente la mancanza di un pezzo come Kingdom for a Heart, ma la scaletta risulta comunque molto equilibrata. La performance dei Sonata Arctica è piuttosto lunga (11 pezzi) ma l’impressione data dal pubblico è la classica di chi avrebbe volentieri ascoltato anche per molto tempo ancora oltre l’ultima canzone (la splendida The Cage), complice anche l’entusiasmo con il quale i cinque finlandesi hanno ricambiato la calorosa accoglienza.
A giudicare dalle magliette dei Sonata indossate da molte persone e dal fatto che Tony Kakko si è potuto permettere in un paio di occasioni di far cantare le prime file al suo posto, si comprende che ci sono fans venuti principalmente per loro. Tenendo conto inoltre che il Mazda Palace ha accolto i Sonata Arctica con un calore generalmente riservato al gruppo headliner, risulta chiaro quanto sia stata felice la scelta di proporre un tour con una spalla di tale livello.
NIGHTWISH
Dopo un’attesa estenuante arriva la tanto sospirata entrata in scena dei Nightwish che esordiscono con Dark Chest of Wonders dall’ultimo album “Once” e il boato del pubblico è tale che risulta difficile da sotto il palco udire la voce di Tarja. Appena il tempo di capire cosa sia successo (masse di persone si spintonano creando uno spiacevole “effetto onda”) che inizia Planet Hell, un’altra canzone piuttosto tirata sempre da “Once”, dove si avverte un diverso (e più corretto) mixaggio dei vari strumenti. La terza canzone è Deep Silent Complete, dall’album Wishmaster e grazie al suo inizio lento il pubblico si calma lasciando la possibilità di prestare attenzione alla scenografia che sembra essere piuttosto scarna (impressione che in seguito si rivelereà completamente errata), dominata dalla copertina di Once e poco altro. Il primo pezzo da Century Child è Phantom of the Opera ed è decisamente una sorpresa piacevole, con un perfetto duetto tra il bassista Marco Hietala (i cui interventi vocali sembrano acquistare sempre maggior peso nella musica dei Nightwish) e una Tarja Turuunen fresca di diploma in canto lirico: i miglioramenti nella voce di Tarja sono più che evidenti ed il pezzo le dà una perfetta occasione per metterli in mostra. Dopo Ever Dream è il turno di Sleeping Sun, una ballad (l’unica veramente convincente) originariamente facente parte del singolo omonimo e recentemente inclusa nella ristampa di Oceanborn edita dalla Drakkar Records e che, a mio parere, sarebbe stata un ottimo pezzo di chiusura.
La vera sorpresa inizia quando Marco Hietala invita Tarja a riposarsi nel backstage, lasciandogli campo libero per eseguire la cover di Symphony of Destruction dei Megadeth, accolta dal pubblico con un vero boato. L’opening di Century Child è suonata con la stessa pulizia del suono che si percepisce nel disco e fino ad ora il pubblico si è entusiasmato ad ogni brano eseguito, ma ho sempre trovato strano che il grande successo dei Nightwish fosse dovuto, come sembra, solo agli ultimi due album. E infatti il pubblico del Mazda Palace sembra essere d’accordo con la mia opinione, perché quando i finlandesi eseguono The Kinslayer nulla sembra più in grado di trattenere un entusiasmo che diventa delirio con le prime note di Wishmaster, il vero manifesto del Power Metal scandinavo, genere del quale i Nightwish sono ormai gli alfieri incontrastati: il Mazda Palace conosce la canzone a memoria e ne intona il ritornello con voce roboante che ancora una volta copre quella di Tarja. Fiamme e fuochi d’artificio impreziosiscono la cornice scenografica (ma il meglio dovrà ancora venire). La ballad Dead Boy’s Poem è un occasione per rifiatare e tirare le prime somme sulla performance del combo finlandese.
I Nightwish non sono eccelsi strumentisti (a parte Tarja), ma ognuno svolge il proprio compito con una professionalità estrema, senza sbagliare una singola nota, suonando il proprio strumento con vigore ma evitando di coprire gli altri e dare un taglio errato alla canzone; la loro forza risiede sicuramente nel fatto di essere un vero gruppo e di avere un’intesa sul palco assolutamente perfetta (cosa tutt’altro che scontata).
Un capitolo a parte merita la voce della meravigliosa singer; potente e dosata allo stesso tempo, riesce a dare ai pezzi maggior vigore che nelle versioni da studio e rifugge dalla facile tentazione di abbandonarsi a virtuosismi che potrebbero distrarre dal senso della canzone. A fine concerto il commento più gettonato tra il pubblico era: “Non avrei mai pensato che Tarja fosse in grado di cantare meglio dal vivo che sul disco”. Dopo Slaying the Dreamer arriva purtroppo il pezzo di chiusura (per modo di dire ovviamente; non penserete che abbiano tralasciato il bis, vero?); il singolo di “Once” l’apprezzatissima Nemo e sono stati davvero in pochi a non cantarla. Come da tradizione i Nightwish rientrano per il bis e grande è la sorpresa nel sentire le note di Ghost Love Score, un pezzo molto lungo e a mio parere splendido: si spengono le luci e numerosi fari creano effetti di luce che lasciano senza fiato e un’esplosione di migliaia di coriandoli rossi e gialli trasforma il pezzo in un’autentica festa. La canzone seguente è purtroppo l’ultima (per davvero stavolta) e non poteva che essere I Wish I had an Angel, presentata da Marco Hietala con un simpatico siparietto insieme ad una bottiglia di vodka di una ben nota marca svedese (“I’d like to introduce you two Swedish friends of mine, the tour driver and this beloved bottle of vodka……”). E’ stata una serata eccezionale con due band di altissimo livello che hanno messo in mostra grande professionalità e capacità di coinvolgimento; l’unico appunto che si può muovere ai Nightwish è quello di avere trascurato i primi due album (nulla da Angels Fall First, e neanche la classica Stargazers da Oceanborn), cosa che non è avvenuta in altre date di questo tour.
Dato che Tarja ha detto che ritorneranno presto, la speranza di una scaletta più varia sarà un’ottima motivazione per passare un’altra splendida serata in compagnia di questi ragazzi che vengono dalla fredda Finlandia e portano con loro un calore ed un entusiasmo tali, che ci hanno fatto ben presto dimenticare freddo e piogga.
Fotografie Sonata Arctica by Gaetano “Knightrider” Loffredo
Fotografie Nightwish by Mrstorture