Report: No Mercy Festival 2005 a Roma

Di Alberto Fittarelli - 5 Aprile 2005 - 12:23
Report: No Mercy Festival 2005 a Roma

Si sposta per la prima volta a Roma il No Mercy Festival, l’evento organizzato da Kick Agency, Get Smart e Dead Bang records che si è dimostrato uno degli appuntamenti più attesi dai fan del metal estremo! Dopo anni e anni di di totale assenza, ecco finalmente arrivare anche per noi “terroni” un festival degno di nota, uno show senza compromessi che vuole esporre tutta l’energia del metal estremo, spaziando dal black al brutal, dal hard core al death; speriamo che non rimanga un evento isolato, bensì la nascita di una nuova apertura musicale nel contesto culturale romano. Purtroppo in questo “massacro” musicale non sono stati presenti, per motivi di salute, i
Dark Funeral; assenza secondo molto pesante, anche in considerazione del prezzo già piuttosto elevato (28 € al botteghino!!). Pazienza! Comunque senza lamentarmi troppo per la mancanza del suddetto gruppo mi reco curioso e impaziente all’ Alpheus…
Il concerto viene aperto dai Wykked Witch, un gruppo americano caratterizzato dalla presenza della agguerritissima cantante Ipek, mente e leader del gruppo. Pur proponendo un sound potente e abbastanza malato, i W.W. danno subito un immagine di gruppo “bruttacopia” dei
Cradle of Filth;
la scarsa coordinazione scenica tra i membri del gruppo, il sound spesso troppo ripetitivo e la perdita di potenza vocale della cantante dopo solo 15 minuti non migliorano sicuramente l’immagine già in parte negativa (vedi concerto del 31/01/ 2005) del gruppo.

La seconda presenza sul palco viene caratterizzata dalla musica hardcore dei Cataract, gruppo svizzero di notevole impatto. Il pubblico apprezza ed entra subito in sintonia con la band, rispondendo con un continuo pogo ai riff potenti e taglienti dei musicisti. Molto classici e bravi, ottimi esponenti di questo genere, consiglio vivamente l’ascolto dal vivo dei Cataract a chi, amante e non di questo genere, cerca qualcosa di concreto.

40 minuti di ottima musica hardcore passano quasi troppo velocemente, ed ecco arrivare il successivo gruppo:
Disbelief. Ammetto di non conoscere questo gruppo e di aver sentito qualche giorno fa della loro non proprio esaltante prestazione live al No Mercy 2002. Ovviamente mi tiro fuori dalle critiche passate, mantenendomi in una posizione più
obiettiva possibile. E infatti ecco, almeno per me, la grande sorpresa della serata: i tedeschi Disbelief propongono un death core claustrofobico, a tratti caratterizzato da sonorità doom, risaltata dalla voce di Jagger che si dimena tra growl, screaming e voci pulite e sofferenti. Sicuramente non sono stati i protagonisti della serata, anzi a essere sincero ho visto pochi metallari esaltati ed entusiasmi davanti a questo gruppo; eppure pezzi come
“Crawl”, “Continue from this point”, “Edges” mi hanno fatto venire i brividi! Complimenti!

Lo spettacolo cambia: i Dying Fetus salgono sul palco e propongono subito un concerto grindcore-brutal eseguito in maniera a dir poco impeccabile. Brutalità, tecnicismo e potenza vengono risaltati ai massimi livelli, dando spazio ad un ampia varietà di riff complessi e articolati. Lo sguardo freddo e assassino del cantante-chitarrista Vince Matthews rende tutta l’atmosfera violenta e squilibrata al punto giusto; la gente va in delirio davanti a pezzi tipo
“One shot, one kill”, il respiro manca durante tutta la loro esibizione e i pezzi vengono proposti senza tregua…una vera mitragliata di brutalità metal!

Nile, eccoli finalmente: sicuramente per tanti la grande attesa. Il gruppo si presenta con il loro nuovo bassista 19 enne, un simpatico ragazzo biondo, per iniziare lo spettacolo per certi versi più atteso della serata; infatti durante la lunga attesa davanti alle porte dell’Alpheus ho visti tanti metallari impazienti, nevrotici, e con una sola parola nella loro testa … Nile, Nile, Nile…Questa sinistro e oscuro gruppo avvolto dalla mitologia egizia cattura tutti i presenti con un brutal death catacombale e opprimente, ma nello stesso tempo fresco ed energico, pieno di tecnicismo grazie
soprattutto ad un drummer eccezionale nei cambi di tempo e nelle rullate. Tutto questo viene ben presentato dall’ immagine data dal chitarrista-cantante Karl Sanders, un tipo forse un po’ buffo (almeno per me!),
ma di certo di notevole impatto; duro, rozzo, ma nello stesso tempo misterioso, penetrante, come appunto la musica dei Nile. Veramente notevole e ammirevole il movimento dei capelli (la famosa ruota) eseguito dal bassista durante tutto il concerto, cambiando anche “ritmo” a seconda della velocità del pezzo suonato; complimenti ! Oltre a proporre vecchi brani, i Nile hanno suonato alcuni nuovi pezzi del nuovo album
“Annihilation of the Wicked” come “Lashed to the Slave Stick”
e devo dire che promettono molto bene! Purtroppo , per motivi tecnici, il sound non era così brillante, anzi decisamente
smorzato, rimbombante a tratti, il che non ha trasmesso bene il carattere unico
della band.

L’ultima bomba della serata sono i Six Feet Under, un nome che gia non avrebbe bisogno di presentazione. Il quartetto floridiano guidato dall ex-Cannibal
Corpse Chris Barnes si presenta fresco del suo ultimo lavoro “13”, accompagnato dal video clip
“Shadow of the reaper”, che purtroppo non ho ancora avuto il piacere di vedere. Che dire: sicuramente i S.F.U. non colpiscono per la diversità dei brani, o per il tecnicismo dei pezzi.. sicuramente non è questo il loro punto di forza! È allora cosa mi ha colpito particolarmente tanto? Bè, immaginatevi di venir travolti e sotterrati (p.s. proprio la frase …adatta!) da tonnellate e tonnellate di roccia e terra…. Ed ecco l’idea dell’ascolto dei S.F.U.!!! Un brutal metal molto trascinante, ripetitivo, ipnotizzante che ti spacca le orecchie e ti massacra il cervello; un gruppo che fa salire l’adrenalina a tutti i presenti! Barnes, con i suoi rastoni e la sua barba
incolta, trasmetteva una rabbia incontrollata, alternando un cantato brutal a dir poco pesantissimo e profondo ad uno scream (in verità solo degli urli qua e la) tagliente e allucinato. Personalmente sono rimasto molto colpito da questa band, anche perché i brani che mi ero ascoltato tranquillamente a casa seduto sul divano non rendevano, almeno per me, così bene; invece dal vivo, la scena cambia completamente! Peccato solo, anche in questo caso, della qualità del suono non proprio al massimo dei livelli, o almeno non all’altezza dell’Alpheus; c’è stata poca organizzazione e quindi tempo insufficiente per il soundcheck? Forse, ma non voglio polemizzare … voglio solo dirvi che sono tornato a casa distrutto e a pezzi, ma che tutto il festival è stato una ficata!! Non mancate alla prossima!