Report: Overkill, Exodus, Gama Bomb – 04/03/09, Milano

Di Redazione - 18 Marzo 2009 - 18:11
Report: Overkill, Exodus, Gama Bomb – 04/03/09, Milano

Lezioni di thrash. Milano è l’unica tappa italiana del Killfest Tour, mostruoso carrozzone che schiera in un colpo solo Overkill, Exodus, Gama Bomb e Torture Squad. Teatro dell’evento il Rolling Stone di corso XXII marzo, affollato nonostante la concorrenza “sleale” dell’imminente Priest Feast. Il concerto ripercorre passato, presente e futuro del genere: per una volta si è puntato sulla continuità, risparmiando al pubblico l’ennesimo pesce fuor d’acqua (leggasi “raccomandato”). In fondo non ci voleva molto.

Federico Mahmoud

Che sia nel traffico della Tangenziale Est o in preda ai disservizi di Trenitalia, è destino che il sottoscritto impieghi mezza giornata per percorrere duecento chilometri. Con buona pace del primo gruppo in scaletta. La delusione è doppia perché la band in oggetto è Torture Squad, formazione di São Paulo in attività dal 1990. Il quartetto carioca si è imposto lo scorso anno con Hellbound, bis del micidiale Pandemonium (2003): un paio di lavori che gli appassionati farebbero bene a procurarsi.
A seguire i capiscuola della nuova ondata crossover in Europa: da Dublino, Gama Bomb. Reduci dalla pubblicazione di Citizen Brain, distribuito e spremuto fino all’osso da Earache, i cinque irlandesi sono protagonisti di uno show divertente ma non eccezionale. Manca in sostanza quella pulsione agonistica che li rende temibili su disco; i “rivali” Municipal Waste, per citare il top della scena, hanno un altro passo. Nella mezzora a disposizione largo ai brani del nuovo album, recensito con ottimi voti sulle principali testate giornalistiche: tra gli highlight spiccano Zombie Blood Nightmare e la deragliante Zombi Brew – sì, il morto vivente è una fissa di Philly Byrne e soci. Sul piano tecnico impressiona la facilità dei chitarristi Luke Graham e Domo Dixon, infaticabili nel macinare un riff dietro l’altro; una potenza di fuoco mal supportata dalla batteria di Paul Caffrey, apparso sotto tono in più di una circostanza. Qualche peccato veniale non cancella una prestazione tutto sommato encomiabile, aperitivo gustoso in attesa del piatto forte.

Arruolati in corsa per sostituire i Metal Church – bloccati dai malanni fisici di Kurdt Vanderhoof – i veterani della Bay Area fanno tremare il Rolling Stone con uno show da cardiopalmo. Il quintetto di Frisco deve fare a meno di Tom Hunting, in vacanza sulle spiagge del Messico: al suo posto Nicholas Barker, già bombardiere di Cradle of Filth, Dimmu Borgir, Testament e decine di altri gruppi. Per “Big Nick” un incarico di ordinaria amministrazione, condito da qualche spunto di pregevole fattura. In mancanza di novità da promuovere (fatta eccezione per Let There Be Blood, “remake” di dubbio gusto), la band può permettersi alcuni ripescaggi illustri: da manuale Fabulous Disaster, hit dell’omonimo capolavoro datato 1989. Chi s’accontenta gode, ma un tuffo nei meandri di Pleasures of the Flesh (Brain Dead?) avrebbe messo il punto esclamativo. La scaletta – dieci brani per un’ora abbondante di musica – ripassa da cima a fondo la carriera del gruppo, da Bonded By Blood a .44 Magnum Opus, da The Toxic Waltz a War Is My Shepherd. Un tourbillon orchestrato da Gary Holt e Lee Altus (cuore pulsante di Heathen), due che non hanno bisogno di presentazioni. Fari puntati sullo straordinario debutto, per chi scrive nel gotha dello speed / thrash planetario: nella scia della title-track sfrecciano Piranha, A Lesson In Violence e una feroce Strike of the Beast. Poker d’assi. Il cerchio si chiude con Blacklist e Children of a Worthless God, unico estratto dal più recente The Atrocity Exhibition – Exhibit A (la seconda parte uscirà a fine anno). Voti alti per tutti, senza infierire su Rob Dukes: salvo improbabili dietrofront nella telenovela Holt-Zetro, dovremo farci l’abitudine. Curioso il siparietto finale che ha coinvolto un ragazzo in prima fila (a occhio e croce sui quindici anni), letteralmente issato sul palco a improvvisare un assolo. La vecchia guardia che abbraccia le nuove generazioni. Chapeau.

Setlist:
01 Bonded By Blood
02 .44 Magnum Opus
03 Fabulous Disaster
04 Piranha
05 Children of a Worthless God
06 Blacklist
07 A Lesson In Violence
08 War Is My Shepherd
09 The Toxic Waltz
10 Strike of the Beast

Chi scrive ha ormai esaurito gli aggettivi per definire Overkill, con tutta probabilità la migliore live band del circuito thrash. Capeggiati da un indomito Bobby “Blitz” Ellsworth, i cinque newyorkesi attentano all’incolumità dei presenti con uno show mozzafiato. La ciliegina sulla torta è una scaletta 100% retrò, che attinge a piene mani dagli anni Ottanta e concede un solo brano (Necroshine) alla discografia più recente. Da Feel the Fire alla maturità di Horrorscope, il concerto sviscera la magnifica cinquina che ha iscritto il combo di Brooklyn negli annali; la qualità del repertorio è tale da non far rimpiangere l’esclusione di Wrecking Crew, pilastro di Taking Over. Apre il fuoco Deny the Cross, anno di grazia 1987: l’uno-due con E.vil N.ever D.ies vale il prezzo del biglietto. L’asse VerniLipnicki martella i timpani sulle note di Hammerhead, tuono speed metal che rievoca i primordi del gruppo; più tardi seguiranno Rotten to the Core, Feel the Fire e Overkill (impetuosa), tris da K.O. tecnico. La foga dei musicisti innesca una reazione a catena tra il pubblico, che agita continui mosh-pit (la bolgia di Thanx For Nothin’) e intona cori da stadio. Bobby “Blitz” è il prototipo del frontman completo: ha fisico, temperamento e carisma da vendere. Il primo tempo si completa con Hello from the Gutter e l’immancabile Elimination, condite dai volumi spaventosi delle chitarre di Dave Linsk e Derek “The Skull” Tailer. Finale con il dito medio in bella vista: Fuck You e l’eponima Overkill (sponda Mötorhead) suggellano una prestazione maiuscola, tanto coinvolgente da sembrare fin troppo breve. Cala il sipario. Onore a chi da trent’anni a questa parte è fedele alla linea, senza cedere un millimetro.

In Union We Stand.

Setlist:
01 Deny the Cross
02 E.vil N.ever D.ies
03 Hammerhead
04 Hello from the Gutter
05 Thanx For Nothin’
06 Rotten to the Core
07 Feel the Fire
08 In Union We Stand
09 Elimination
10 Overkill

11 Necroshine
12 Fuck You / Overkill (Mötorhead)