Report: Talisman, Gualtieri (RE) 15/12/2007

Di Marcello Catozzi - 3 Gennaio 2008 - 15:35
Report: Talisman, Gualtieri (RE) 15/12/2007

Nel Talisman European Tour 2007 sono state inserite, per fortuna, due date italiane. Non potevo certo farmi sfuggire l’occasione di gustarmi uno show della gloriosa band con radici americano/svedesi, il cui genere viene da alcuni definito (forse troppo semplicisticamente) “rock melodico” o addirittura “pop rock”, ma che – secondo il mio modesto parere – si sostanzia in un rock duro e tirato, dall’impostazione robusta e potente, caratterizzato da classiche venature heavy, pur se imbastardito da qualche influsso funky per la gioia dei più eclettici fra i suoi fedelissimi.
Arrivo al Tempo Rock di Gualtieri (un music – hall situato nel bel mezzo della campagna emiliana) verso le 18.00, in tempo per assistere al sound – check e per “rubare” un’intervista ai protagonisti della serata. Il freddo è davvero notevole, e spero proprio che durante il concerto, che si terrà fra qualche ora, la temperatura salga a livelli più accetabili..!

Dopo l’interessante chiacchierata con i musicisti (di cui si riferirà in altra sede) e qualche boccone trangugiato soprattutto al fine di aiutare la termoregolazione del mio corpo infreddolito, arriva il momento della prima band di supporto, ovvero i padovani EUROPROJECT (formazione composta da voce, chitarra, basso, batteria e tastiere). I cinque si danno da fare con il loro ottimo “Europe Tribute”, in cui risaltano le doti tecniche di ogni singolo elemento; dal punto di vista dell’acustica, i suoni risultano ben calibrati; in tale contesto è da sottolineare la limpidezza della timbrica di Flavio Meggiato, il quale denota sorprendenti qualità vocali e una fedeltà veramente straordinaria rispetto al modello originale (mi riferisco, ovviamente, alla limpidezza degli acuti di Joey Tempest anni ’80). Direi che il biondo vocalist si merita tanti complimenti sinceri.
Al termine di questa piacevole performance, salgono sul palco i MARKONEE, ovvero una realtà ormai ampiamente consolidata nella scena del Metal bolognese. La band propone i suoi classici cavalli di battaglia (in gran parte tratti dall’album “Spirit of Radio”), chiudendo il loro dinamico opening act con l’anthemica “Marconi, Marconi”, cantata da tutti i fans.
Finalmente, verso le 23.30, fanno la loro comparsa gli headliner della serata, nella loro consueta line-up:

Jeff Scott Soto:  vocals
Marcel Jacobs:  bass
Howie Simon:    guitar
Jamie Borger:   drums

Si attacca subito con la tiratissima FALLING (tratta dall’ultima fatica discografica, dal titolo più che mai significativo: “7” come il numero dei dischi finora prodotti), nell’esecuzione della quale i quattro dimostrano grande compattezza e precisione.
La frizzante COLOUR MY XTC pone in luce il grande carisma del frontman, un vero animale da palcoscenico capace di coinvolgere l’intera platea (peraltro non gremitissima, ahimè, ma qui toccherei un tasto dolente che preferisco ignorare), che canta in coro l’orecchiabile ritornello: “Takin’ me higher and higher…”, battendo le mani al ritmo della musica.

A seguire: l’intrigante FABRICATED WAR (1994), l’inossidabile MYSTERIOUS (1993), e poi BREAK YOUR CHAINS, la storica HERE TODAY GONE TODAY (1998), TEARS IN THE SKY, e quindi la trascinante ALL OR NOTHING.
Viene proposta all’attenta audience una serie eterogenea di brani, che riguarda la prolifica attività della band svoltasi – lo ricordiamo – in un arco temporale di quasi quindici anni: accanto ai pezzi più datati, i nostri instancabili eroi esibiscono lo smalto e l’energia di OUTTA MY WAY e di IN MAKE BELIEVE (entrambe presenti nello stupendo album “Cats and Dogs”, pubblicato nel 2003), nonché la freschezza di BACK TO THE FEELING (tratto dal citato “7”).

A questo punto, Jeff si siede alle tastiere per dare inizio al suo immancabile PIANO MEDLEY, ovvero quel piacevole intermezzo acustico al quale ha da tempo abituato gli spettatori dal palato fine: purtroppo, però, quel magico trait d’union che, solitamente, lega il pubblico all’artista viene puntualmente rovinato dalle note (mi correggo: dagli osceni rumori, trattandosi – nella fattispecie – di discomusic tanto cara al “vulgus”) provenienti dalla discoteca situata nel salone adiacente. Non ci posso credere: il sacro fuoco del Rock innaffiato da orribili spruzzi di house e techno! Per pura curiosità alcuni dei presenti, palesemente scocciati da tale scandalosa contaminazione, si recano in prossimità delle vetrate che separano il locale del concerto dall’invadente sala – disco, e notano con grande sorpresa che quest’ultima è quasi vuota: viene da pensare, dunque, che il volume assordante sia stato regolato così solo per soddisfare il piacere del D.J… Io preferisco restare incrollabilmente piazzato al mio posto, nella speranza che l’acoustic break di J.S.S. proceda senza ulteriori intoppi; purtroppo, però, il volume dell’orrendo flusso inquinante non accenna a diminuire. Ne consegue che il malcapitato Soto (il quale, ai primi sintomi del fenomeno, aveva prontamente scherzato sull’inconveniente mettendosi a ballare) deve interrompersi per ben quattro volte, trattenendo a stento le imprecazioni contro questa “fucking disco”. La sua professionalità e il suo rispetto per il pubblico, comunque, fortunatamente alla fine prevalgono e si approda così, senza altre spiacevoli interruzioni, all’ultimo capitolo della set – list, con grande sollievo (almeno credo, a giudicare dai sorrisi tirati) dei Talisman.

Le inconfondibili note di questo celebre brano scatenano l’entusiasmo di tutti, facendo dimenticare la delusione e il senso di impotenza derivanti dai citati (e sottolineo: vergognosi) disguidi: I’LL BE WAITING è il sigillo finale di un’esibizione ineccepibile, che ha mostrato un Marcel Jacob (nella sua nuova versione “KOJAKob”) virtuoso e puntuale come al solito nella tessitura delle sue trame barocche, un Jamie Borger martellante, preciso e spettacolare, con il suo drumming molto personale, ma soprattutto un superbo Howie Simon, confermatosi chitarrista di livello tecnico sopraffino, pulito e supersonico nei suoi pirotecnici assoli, sempre incisivi e mai invadenti. Jeff, da grande istrione, fa cantare proprio tutti, intonando il coro: “If you need somebody call out my name, I’ll be waiting right by your side…”. La sua soddisfazione è evidente nel vedere che ciascuno di noi si associa cantando a squarciagola il ritornello ed è un vero piacere osservarlo, mentre sfodera il suo smagliante e spontaneo sorriso a 64 denti. Mr. Soto, finalmente ispirato e coinvolto nel calore generale, ci regala ancora una sorpresa, improvvisando una triplice interpretazione di questa celebre canzone, dapprima (mimando di fumare una canna) in stile reggae, poi in chiave death (con il vocione gutturale, tipico da oltretomba), e infine (ammiccante come un cantante da crociera), in versione piano-bar. Divertentissimo e inaspettato sketch, che riscuote sana ilarità e consenso generale!
Versatilità della voce e azzeccata gestualità fanno da cornice al finale dello show, con la musica che continua mentre i musicisti abbandonano discretamente, uno dopo l’altro, il palco: prima Jeff, poi Howie, quindi Marcel e, infine, Jamie, che ci delizia con le ultime possenti mazzate fra gli applausi generali.

Grandi Talisman: anche stasera Jeff & Co. si sono rivelati originali e innovativi, come certamente potranno attestare i fans di lunga data presenti all’evento.
Se si considera che – secondo alcune correnti di pensiero – il Tour 2007 dovrebbe sancire la fine della storia di questa gloriosa band, un senso di tristezza ci pervade. Ma preferiamo essere positivi: infatti, “never say never”, se è vero – come è vero! – che “Everything changes, but ROCK will remain. I’ll be waiting, right by your side”!

Marcello Catozzi