Report: Tankard (Prato, 30/09/2006)

Di Redazione - 1 Ottobre 2006 - 18:14
Report: Tankard (Prato, 30/09/2006)

Come ogni stagione concertistica che si rispetti, ecco i Tankard approdare al sud delle Alpi per una manciata di incursioni di alcoholic-thrash old school, gioia e delizia di quel pubblico thrash (di cui mi sento di far parte) che mai desiste e anzi sempre si fa trovare puntuale ovunque la vecchia scuola chiami l’adunata. Siano band italiane, siano gli Anthrax o siano i Tankard, zoccolo duro di una schiera di formazioni che non ne vuole sapere di cedere anche soltanto un centimetro della propria devozione musicale. Grazie a questi ragazzi (e il grazie va detto davvero) gente come i Tankard riescono a fare più presenza di nomi più blasonati come per esempio i Rage. Grazie alla passione di questi ragazzi, gli appuntamenti dedicati al thrash, fortunatamente, non mancano mai.

E così è anche per questa nottata toscana: il Siddharta è letteralmente stipato e pronto a esplodere, pieno fino all’orlo, con un caldo e una condensa davvero insopportabili che attanagliano chiunque.

Eviscerate
La serata si apre col death/thrash tecnico e preciso degli Eviscerate, gruppo dall’impatto assolutamente spezzacollo. La band bresciana si mostra tecnicamente molto preparata e macina riff su riff la propria violenza musicale. Manca un pizzico di inclinazione thrash nella loro tenuta di palco (probabilmente l’ibrido non è soltanto musicale, ma anche attitudinale), ma va benissimo così. Promossi a pieni voti.

Irreverence
Tocca poi ai milanesi Irreverence dire la propria davanti a un nutrito gruppetto di più o meno affezionati. La band aveva già avuto l’onore di fare da madamigella d’onore alla band di Francoforte nelle date del tour di Beast of Bourbon, ma causa alcuni ritardi, nella data padovana la prestazione della band era apparsa molto sottotono, complici suoni impastati e completamente insufficienti. Oggi le cose vanno certamente meglio, e gli Irreverence si esibiscono ai buoni livelli che ci si aspetta da loro, una realtà ormai consolidata dell’underground thrash del nord Italia.

Tankard
Conferme e novità in casa Tankard: tra le prime il tasso di ebrezza di Olaf Zissel, da qualche anno vera fogna alcolica del combo di Mainhattan, tra le seconde un Gerre purtroppo leggermente dimagrito e meno folle che in passato. Il frontman ha mantenuto la sua obesità e il suo divertente modo di porsi, ma nulla a che vedere con l’animale insano che scorazzava sulle assi dei club europei qualche anno fa.

  

Si parte subito col nuovo album e con quella We Still Drink The Old Ways che fruga subito ogni dubbio sui nuovi parti dei Tankard: quel trademark che tutti amiamo è al sicuro. A seguire tutta la carrellata di vecchie e nuove glorie, da The Morning After a Chemical Invasion, dalla devastante Need Money for Beer a Slipping from Reality e alla neoarrivata title track The Beauty and the Beast. Manca un classico come Space Beer, ma le defezioni fondamentali si fermano qui: Rectifier arriva col suo ritornello accattivante come arriva la nostalgia di Maniac Forces, Alcohol e tutta la combriccola capitanata da una rediviva Zombie Attack. C’è anche tempo per prendere in giro Bon Jovi e inserire una inaspettata Beermuda (quanti si ricordano di ‘The Meaning of Life’?) che spiazza la grande maggioranza del pubblico presente. I Tankard suonano bene e precisi, il basso di Frank e al solito martellante e i soli di Andy sporchi al punto giusto. Intanto un ragazzo della security ci va giù un po’ pesante e Gerre lo richiama più e più volte, sia durante i pezzi che nelle pause: “Siamo tutti qui per divertirci” dice, e ha ragione. Il finale del primo set è affidato alla spettacolare FreiBier è a un siparietto “Juve, Juve, vaffanculo” che riscuote in blocco le simpatie del Siddharta.

Qualche secondo per rianimare un Olaf Zissel semi-collassato sul divano ed ecco l’encore: Alien e l’immancabile bolgia di Empty Tankard, ma, soprattutto, quell’amabile vitellone di Gerre che si butta a volo d’angelo sulla folla, per un abbraccio collettivo finale in un bagno di birra e sudore.

Questo è il thrash metal, e finché ci sarà gente così, sopra e sotto il palco, state sicuri non morirà mai.