Report: Trivium, Annihilator, Sanctity a Roncade (TV)
Giovedì 24 maggio 2007, New Age (Roncade – TV): Trivium – Annihilator – Sanctity
Il mercato si sa opera nella direzione dell’equilibrio tra domanda ed offerta, è innegabile, però lascia un pò di amaro in bocca constatare che gli Annihilator ovvero la storia dello speed/thrash metal mondiale, si ritrovino a fare da supporto ai Trivium. Nessun demerito sia chiaro. La band di Matt Heafy e Travis Smith è giovane e di belle speranze, già ben avviata alla revisione delle stesse coordinate stilistiche metalcore degli esordi verso target più thrash. Però in termini di personalità rispetto Water & Co. c’è un abisso. E questo abisso è anche naturale se si pensa ai masterpiece che il combo canadese ha sfornato nei primi anni ed all’esperienza on the road assimilata nel tempo. Considerazioni da bar a parte aprono i Sanctity in un New Age ormai al limite della sopportazione causa il calore che la caldissima giornata ha indotto nel locale non condizionato.
SANCTITY
La band americana, facente parte roster Roadrunner, ha aperto lo show proponendo i pezzi del nuovo album “Road to Bloodshed”, giostrando bene nel ristretto spazio dello stage.
Tutti i pezzi hanno la classica matrice thrash anni 80 con dosate iniezioni di melodia ed abbondante battuta swedish, soprattutto a livello di riffing più che di refrain e questo tende a volte ad uniformare un pò i contenuti. Niente a che vedere quindi con quallo che fu fatto negli states fino a 15 anni fa. La scaletta proposta annovera brani di piacevole ascolto e dopo venti minuti si riprende fiato in attesa degli Annihilator. Sufficienti. Vedremo in futuro.
ANNIHILATOR
Ecco il turno dei primi big. La band di Waters convince praticamente da subito sia come approccio carismatico che nelle esecuzioni. I volumi risultano ben settati e permettono di mettere in evidenza il bagaglio tecnico dei canadesi. Nota positiva il singer Dave Padden, bravissimo sia dietro al microfono che alle ritmiche, è stato davvero capace di interpretare i pezzi più complessi quali una Never Neverland piuttosto che quelli in cui la capacità espressiva doveva avere il sopravvento: King of the Kill o la title track del disco del 1993 Set the World on Fire su tutte.
Resta il fatto che Jeff Waters sul palco è uno che ci sa fare e non è mai tempo buttato quello investito per assistere ad un suo show. L’axeman ha sì sempre cambiato line-up nel corso degli anni adattando sound e tendenze a seconda del tempo, però non delude mai dal vivo. Tutti (New Age ora pieno come un uovo) hanno aspettato Alice in Hell e qualche altra chicca con impazienza e non ne sono rimasti delusi. Degne di menzione sono le già citate cui si vanno ad aggiungere W.T.Y.D e Clown Parade, opener dell’ultimo studio album “Metal”. Emozionante. Una gran prova davvero.
TRIVIUM
Li avevo visti lo scorso dicembre a Milano di supporto agli Iron Maiden e con gran curiosità mi erano piaciuti, anche più del dovuto – furono veramente una gradita sorpresa – Stavolta ero prevenuto. Perchè? Beh, farsi supportare dagli Annihilator (ok, nessuna colpa da attribuire al frontman Matt Heafy od allo storico drummer Travis Smith) non è cosa facile da digerire, tanto più in periodi come questi, dove il vintage artistico dei grandi nomi tende ad emergere nuovamente.
Che dire, non sono cambiati. Sempre in perfetta forma, sempre coinvolgenti e partecipi. Questo è quello che il pubblico vuole e questo gli statunitensi danno. Il potenziale tecnico è di grado elevato e quando c’è da tirare su la temperatura, quella del circle pit si alza notevolmente. Canzoni come Ember to Inferno o Like Light to the Flies lasciano il segno e si fanno ricordare soprattutto per la dimestichezza di Heafy dietro le sei corde.
Ottima prestazione anche su Dying in your Arms, Pull harder on the Strings of your Martyr e sulla convincente Anthem, semi-classico tratto dall’ultimo full-length “The Crusade”. In cuor mio faccio mea culpa perchè sebbene non li voglia ancora elogiare troppo sono sicuro che con l’andare del tempo faranno molto parlare. Sono bravi e cominciano pian piano ad interpretare gli esordi sotto la giusta ottica. Poco metalcore e molto thrash. Una scommessa sostanziosa.
Nicola “nik76” Furlan
photo by: Alberto Zimolo
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