Report: Vision Divine e Flashback Of Anger, Prato (29/03)

Di Redazione - 4 Aprile 2008 - 0:00
Report: Vision Divine e Flashback Of Anger, Prato (29/03)

Report e Foto a cura di Luca “NikeBoyZ” Palmieri.

È sera inoltrata quando, insieme ai fidati “bròders ov stìol” che mi hanno accompagnato a Prato, raggiungo il Siddharta. Non c’è fila, ma i suoni della disco-rock si sentono anche da fuori. Un veloce check all’ingresso, e ci ritroviamo nella “Hall Room”, poco affollata a dir la verità, ma… Girano figure strane, persone conosciute… E sono i Vision Divine al completo, seduti comodamente sui divanetti a scambiare due chiacchiere con chiunque avesse voluto. Ovviamente non perdo l’occasione per stuzzicare Olaf sulle ultimi vicissitudini che riguardano Tolkki, ma riesce a svicolare con eleganti cambi di discorso, come “Dai, tirate fuori la fotocamera che si fanno due foto insieme!” Impagabile!

Uno stranamente nervoso Michele fa la spola continua tra il bagno e la sala, e proprio quando la sala s’è quasi riempita, partono i Flashback of Anger. Che dire, un power forse ancora troppo acerbo e derivativo, ma live i ragazzi rendono alla grande, col cantante-tastierista sugli scudi. Scorrono via i primi tre brani, che il buon frontman ci presenta come canzoni che appariranno sul loro prosssimo (e primo) full-length, e poi di colpo echeggia nella sala il riff di “Future World“. Ebbene sì, i Flashback of Anger partono speditissimi con la cover delle zucche facendo una ottima figura, tra l’altro, e nemmeno il tempo di riprendersi che “I want out” continua ad infiammare il pubblico. Sul finale qualche steccuccia da parte del cantante, ma su, non stiamo mica parlando di un certo Kiske? Poi altre canzoni che scorrono via in scioltezza, e quindi sipario chiuso.

Un po’ d’attesa, ed ecco i nostri Vision Divine salire sul palco con “The secret of life“. Presenza scenica d’impatto (e non per i muscoli di Puleri), Michele che, nemmeno a dirlo, comincia subito a sfornare acuti precisi e avvolgenti e Olaf che sobilla la sala, che ha continuato, nel frattempo, a riempirsi. Scorrono ancora “First day of a neverending day“, “Voices“, “Fallen feather“, e poi una maestosa “The perfect machine“. Com’è mio solito, a circa metà concerto faccio un giro per la location per valutare l’operato del fonico di turno, e l’impressione che avevo avuto nei primi momenti è confermata: un’ottima resa sonora, a parte il microfono un tantino basso durante la prima canzone (e l’esperienza mi dice che è una cosa del tutto normale) e il basso a tratti poco presente. Dicevo di “Perfect machine“; beh, una prova eccezionale, la cassa della batteria sembrava picchiare le nostre orecchie. Tornato alla mia postazione iniziale (praticamente a dieci centimetri da Federico che continuava a sorridermi) mi gusto con sommo piacere “Alpha & Omega” (un piccolo appunto, questa canzone live rende almeno il doppio) e “La vita fugge“, forse unica canzone dove Michele ha sofferto un pò (ma niente paura, l’acuto pauroso nel finale lo ha fatto, ed è stato emozionante). Poi una pausa; già il dubbio di uno show così corto si insinuava nel pubblico, ma io ero tranquillo, perchè prima del concerto avevo visto e scambiato due chiacchiere con un guest d’eccezione che ho tenuto nascosto per non rovinarvi la sopresa. Ebbene, sale sul palco, introdotto da Luppi e acclamato a gran voce niente meno che Fabio Lione. Già l’adrenalina era tanta, ma il putiferio si scatena quando Michele annuncia che il brano che Fabio presenterà coi Vision Divine è una cover degli Iron Maiden. Ed era “Wasted years“, e qui consentitemi un pensiero: più e più volte ho avuto modo di leggere di commenti quasi infamanti sulle prestazioni di Lione dal vivo, e so bene che non è obiettivo fare una valutazione su una comparsata, ma ragazzi… Il buon Fabio ha tirato fuori una prestazione eccezionale, quasi “divina” tanto per stare in tema. Torna poi on stage anche Michele e annuncia la successiva cover, e potete immaginare cosa abbiamo provato quando è partita la tastiera di “The final countdown” degli Europe. Duetto irripetibile dei cantanti nostrani, armonizzazioni vocali a non finire, e orgasmi multipli per noi sotto al palchetto. Più volte Michele durante il concerto s’è meravigliato della caldissima partecipazione del pubblico, e a dimostrazione di ciò c’è stato anche uno “stage diving” da parte di Luppi nel break della cover. E tornando al concerto, “Send me an angel” e “New Eden” per concludere la comparsata di Lione. Applausi lunghissimi per lui, e anche per i Vision Divine, che sembravano ormai off stage, quando torna Michele per chiederci se volevamo chiudere in bellezza, e quindi… “God is dead“, terremotante e cantata da tutti a squarciagola. Gran finale condito da acuti di Michele e sweep di Olaf e Federico, e il sipario stavolta si chiude, per davvero.

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Il bilancio della serata è estremamente positivo: la prestazione dei Flashback of Anger è stata sicuramente soddisfacente, quella dei Vision Divine eccezionale, con la ciliegina sulla torta di Fabio. Il pubblico era alquanto preparato sulle canzoni e non ha mai smesso di incitare i ragazzi, così da meritarsi i tuffi dal palco di Luppi prima e del tastierista Lucetti poi. La resa sonora, come ho già avuto modo di commentare, era molto buona.

E dopo la sbornia di Vision Divine, insieme ai suddetti “bròders” mi avvio alla “Hell Room” per la disco-metal. Entro, e parte la cover dei Death di “Painkiller”. “Bene”, penso, “la notte sarà ancora lunga…”