So Rock Day Festival: Report
So Rock Day Festival, 29 luglio 2005
Ottimo riscontro in termini di pubblico presente alla seconda edizione del So Rock Day che dopo il buon successo dell’anno scorso quest’anno ha addirittura raddoppiato il numero dei palchi per le esibizioni live. Si è tenuto come al solito a Berbenno(So), in piena Valtellina, terra di montanari e di pizzoccheri ma anche di metallari di quelli giusti. Ho notato con piacere che tutti, ma proprio tutti quelli che dovevano presenziare non sono mancati, segno di attaccamento al genere e ulteriore premio per gli sforzi degli organizzatori. Ce n’era per un po’ tutti i gusti, i due palchi sono stai montati all’interno di una tensostruttura per riparare il pubblico in caso di pioggia, che però fortunatamente non è servita visto che la giornata è stata bella e calda. Della partita non hanno potuto far parte gli Addiction Crew, per problemi di salute a uno dei propri componenti.
SIGNS OF PAIN
La rassegna si apre con i i valtellinesi Signs Of Pain, giovane gruppo che per la prima volta calca palchi così importanti. La band si sbatte encomiabilmente proponendo un thrash made in Usa old style fatto di reminiscenze di vecchi Metallica, Exodus e Megadeth con di tanto in tanto qualche scorribanda in ambito Pantera. La resa sonora è dignitosa e i nostri, pur palesando qualche lacuna dovuta all’inesperienza, sfruttano a dovere i venti minuti a loro disposizione fornendo una prova interessante dal punto di vista del sudore profuso on stage. L’anno prossimo dovrebbe uscire il loro primo demo, speriamo che sia all’altezza della loro determinazione sulle assi di un palco!
CRENSHAW
Le note della colonna sonora del telefilm Supercar annunciano l’ingresso sull’East Stage dei Crenshaw, gruppo già attivo da un lustro che può vantare concerti anche in Germania. E’ di recente pubblicazione il loro mini album. Il genere è crossover, con qualche strizzatina d’occhio a sonorità funky, le vocals sono claustofobiche anche se il singer Chico di tanto in tanto dimostra di essere a suo agio anche in territori melodici. A tratti mi hanno ricordato i migliori Incubus. Tenendo conto che la band era probabilmente quella più “border line” della serata, direi che non si può che essere soddisfatti per l’accoglienza che i nostri hanno ricevuto.
OLD-HATE
L’act successivo sono gli Old-Hate, band proveniente dall’Alto Adige e precisamente da Brunico. La loro proposta è un hardcore di vecchia scuola straight in your face che lascia poco all’immaginazione. La loro tenuta sul palco è di livello: anni di concerti anche al di fuori dei patri confini si vede che fanno la differenza… La mezzora a loro disposizione è passata in fretta grazie a brani veloci e violenti molto adatti a essere suonati dal vivo. Il cantante probabilmente era in serata no, ma sono cose che possono capitare e alla fine il risultato della loro performance è stato più che accettabile.
KENOS
E’ poi la volta dei Kenos, combo che nel 2004 ha realizzato l’album Intersection, un concentrato di thrash/death ipertecnico. La band non si risparmia, la loro prestazione è veramente di alto livello, con una tenuta del palco degna di act ben più blasonati. Il muro di suono sprigionato dai Kenos è impressionante, nelle prime file si scatena il finimondo, la prova del cantante Alex è all’altezza della situazione. Oltre ai pezzi tratti dal loro ultimo album, hanno presentato anche dei brani nuovi che mi sono sembrati interessanti. Se ne vanno strasudati tra gli applausi dell’esausta audience valtellinese.
THUNDERSTORM
Tocca poi ai bergamaschi Thunderstorm: molti kid al So Rock erano convenuti lì proprio per loro. Ormai i nostri hanno raggiunto da tempo lo status di band internazionale, pur rimanendo, da buoni lombardi, con i piedi ben saldi per terra. Le loro partecipazioni a grandi festival in Germania e più recentemente al Tradate Iron Fest hanno accresciuto il loro numero di fan, nonostante la loro proposta musicale (un doom ultra-classico) sia da sempre un genere di nicchia. Già, il doom dei Thunderstorm è figlio di band leggendarie del genere come Candlemass, Saint Vitus, Sabbat e i primi Black Sabbath. I nostri ripropongono quelle sonorità con il classico sapore neolatino, particolare che li differenzia dalla massa. Il gig del So Rock è stato all’altezza delle aspettative, la band ha proposto brani attingendo dalla propria intera discografia, privilegiando i pezzi dell’ultimo Faithless Soul. Da copione la cover dell’evergreen in-a-gadda-da-vida circa a metà esibizione. Il suono non era ottimale, questo va sottolineato, ma si era a Berbenno, non a Donington… Il pubblico ha gradito lo show, questo è quello che conta. Ottimo il look simil-Messiah del pard di Fabio “Thunder”. Per una notte anche la vecchia Valtellina ha potuto fare il pieno di una buona e sana razione di pregevole doom metal. Grazie Thunderstorm, alla prossima!
GF93
Seguono i GF93, act fra i più attesi, autori nel 2004 di Own Style Research, che li ha catapultati oltre i confini nazionali. La loro performance verteva più che altro sul loro ultimo album, una ricetta personale che mischia generi diversi come black, death, crossover e dark. Proprio questa varietà di stili ha catalizzato l’attenzione dei presenti sulla loro prova. Il singer Carlo proprio in formissima non era: qualche sbavatura sulle parti growl non è passata inosservata ma alla fine non ha minato il buono show del trio. Come purtroppo accade spesso in questi casi, la seconda parte del concerto della band pre headliner viene un po’ snobbata da pubblico e anche a Berbenno è puntualmente successo. Va beh, sarà per la prossima!
LABYRINTH
Inutile nascondersi dietro a un dito: la maggioranza dei metalhead era convenuto in bassa Valtellina per gli headliner Labyrinth che irrompono sul main stage in camicia di forza e sulle note di LYAFH, tratta dall’ultimo loro Cd Freeman. La risposta del pubblico non si fa attendere, come avrà poi modo di sottolineare Rob Tyrant sulla stampa locale, e la band propone, nell’ordine, Deserter, State of Grace, ,Dive in Open Waters e la classica Lady Lost in Time, accolta con un boato! Lo status dei Labyrinth è da anni a livello internazionale e si vede, Rob Tyrant tecnicamente non si discute e gli altri membri della band fanno parte di un meccanismo ormai oliato e ben funzionante. Seguono Freeman, M3, Just Soldier (stay down), Infidels e Malcom Grey. Proprio sull’ultima nota di questo brano, come il buon Rob ha rimarcato, è saltata la luce – peraltro subito riattivata – siparietto che ha permesso al pit di scandire a gran voce il nome Labyrinth, Labyrinth. Ancora tre pezzi e si chiude : Slave to the Night, la vecchia Piece of time e l’attesissima Moonlight, brano classico ormai di diritto entrato nella storia della discografia HM italiana. Lo show è finito, è molto tardi, questo è vero, ma i Labyrinth hanno veramente messo a ferro e fuoco la Valtellina HM, e non mi sembra poco!
Ed è la fine anche per questa edizione del So Rock, che vista l’ottima affluenza di pubblico e l’entusiasmo dimostrato dai presenti speriamo diventi una costante negli anni a venire. Un plauso agli organizzatori – tra i quali compare il buon Reggy degli S.N.P. – che hanno pensato anche ai minimi particolari per rendere l’evento memorabile: operazione pienamente riuscita, alla prossima!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
con la collaborazione di Max Garlaschelli, Leo Borinelli e Nicola per tutte le parti “non defender”.