Soul Sirkus: live report 15/05/05

Di Redazione - 24 Maggio 2005 - 21:01
Soul Sirkus: live report 15/05/05

Domenica 15 maggio si è rivelata una giornata ricca di soddisfazioni, in quanto oltre al bel tempo abbiamo avuto la possibilità di vedere, conoscere ed apprezzare uno dei super gruppi del momento. Sto parlando dei Soul Sirkus che con il debut album, prima autoprodotto e poi distribuito dalla Frontiers, ha generato tanta attesa tra gli aficionados del genere, per via dei nomi coinvolti nel progetto. Il gruppo gravita intorno all’axe-man dei mitici Journey, Neal Schon, all’ugola al vetriolo di Jeff Scott Soto, singer di razza che non ha certo bisogno di presentazioni, al bassista Marco Mendoza (già con John Sykes, Thin Lizzy, Ted Nugent etc.) ed al mago delle pelli Virgil Donati, un batterista dotato di una tecnica mostruosa, capace di reggere qualsiasi tempo con una naturalezza disarmante e di far sembrare semplici i passaggi più complicati (un musicista incredibile).

Grandissimo personaggio si è rivelato Neal Schon che, nel pomeriggio, al suo arrivo al locale ha firmato autografi con tutti i presenti, posato per foto ricordo e anche durante la breve chiacchierata-intervista, si è mostrato molto disponibile a rispondere alle poche domande che Alex gli ha rivolto. Dopo pochi minuti veniamo interrotti per via dei soliti malintesi tra gli organizzatori. Il tutto viene risolto con intelligenza dovuta anche alla pacatezza del personaggio Schon che ha finito di rispondere alle domande e salutandoci con ampie strette di mano si è congedato dimostrandosi un vero gentiluomo. Non era così che speravo andasse, ma rimane la soddisfazione di aver conosciuto uno dei miei idoli di sempre.


Davanti ad un locale quasi colmo, il gruppo sale sul palco alle ventuno, con l’hard-rock cadenzato e potente di Highest Ground posto ad aprire le danze. Segue a palla New Position bella e trascinante: la canzone dal vivo rende parecchio, conservando intatto tutto il potenziale espresso su disco. Non mi piace Periled Divine che soffre un po’ del suono non ottimale e la canzone, per conto mio, non mi convince troppo. Invece mi piace parecchio My Sanctuary seguita dalla dura Stand Up, ed a mio parere dalla bella Soul Goes On in poi il concerto decolla notevolmente. Dopo il pezzo Soto abbandona il palco, lasciando Schon a dominare la platea con la sua Gibson da cui escono le immortali note della mitica Voodoo Child di Jimy Hendrix, regalando al mancino di Seattle il giusto tributo. Il chitarrista dei Journey ha incantato tutti con una prova incredibile densa di feeling, supportato da una sezione ritmica da infarto con un Donati che ha tirato fuori quattro o cinque braccia in più sciorinando una prova incredibile (per conto mio uno dei migliori batteristi sulla scena). Dopo Voodoo Child tocca a Mendoza ritagliarsi uno spazio del tutto personale. Infatti, il bass player si lancia in una performance scat, tipico stile vocale jazz usato da singer come Al Jarreau che usano la voce come un vero e proprio strumento. Poi tocca a Jeff regalarci un altro momento topico della serata, il cantante si lancia in un medley per solo piano e voce intonando la melodia della bella ballad If This The End (dal suo ultimo album solista), non dimentica i Talisman (Ill’Be Waiting), improvvisa un paio di song ancora, concludendo il tutto con una bella versione di Purple Rain di Prince dove entra il resto della band. Applausi per il mitico singer che tralasciando qualche incertezza iniziale, ha poi offerto una performance d’alto livello nel suo consueto stile, un vero animale da palco.

 

 

Mantenendo il livello sempre molto alto, lo show scorre via che è un piacere, concludendosi dopo circa un’ora e quarantacinue minuti di buona musica.

Non ho riconosciuto brani dei Journey, viene dato spazio a Soto con la dura Stand Up e Crazy di Seal già incisa dai Talisman più alcune cover, tra cui la monumentale Voodoo Child, momento che ho apprezzato in maniera particolare perché nutro una forte ammirazione per il grande chitarrista nero che ha rivoluzionato il mondo della musica rock influenzando almeno tre generazioni di guitar-player. Naturalmente il debut album ha recitato la parte del leone con ben dieci pezzi in scaletta.

 

 

In conclusione mi sono divertito parecchio perché la serata è trascorsa all’insegna del rock più sanguigno e viscerale, offertoci da un quartetto di musicisti formidabili, che spero diano un seguito allo spumeggiante World Play. La risposta del pubblico è stata ottima, la band ha suonato bene e dopo il concerto, le impressioni raccolte a caldo tra i presenti sono state ottime confermando le mie impressioni. Qualche imperfezione c’è stata, ma non ha rovinato niente e personalmente ho puntato di più sulle sensazioni che mi sono arrivate dal palco, attraverso quella forma d’arte bellissima chiamata musica.

 

 

PS: un immenso GRAZIE alla ragazzina accompagnata dal padre (di cui purtroppo non so il nome) che gentilmente mi ha regalato uno dei tre plettri presi di Neal Schon, naturalmente dopo che l’ho supplicata in ginocchio.

Highest Ground

New Position

Friends 2 Lovers

Periled Divine

My Sanctuary

Stand Up

Soul Goes On

Voodoo Child

Hey Baby

Crazy

Medley

Purple Rain

Another World

Alive

Peephole

Encore:

Higher

Praise