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Die Apokalyptischen Reiter: il track by track di “Der Rote Reiter” in anteprima su Truemetal.it

Di Gianluca Fontanesi - 28 Luglio 2017 - 15:59
Die Apokalyptischen Reiter: il track by track di “Der Rote Reiter” in anteprima su Truemetal.it

Abbiamo potuto ascoltare in anteprima il nuovo album degli Apokalyptischen Reiter, “Der Rote Reiter”, in uscita a fine agosto per la Nuclear Blast e siamo in grado di offrirvi un succoso track by track dell’opera numero 10 della band teutonica. Saranno tornati in carreggiata dopo la doppia, non esaltante prova di “Tief. Tiefer”? Ne riparleremo con la recensione, nel frattempo buona lettura!

 

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Wir SInd Zuruck: Il disco parte puntando sulla velocità e un ottimo riff in tremolo picking su un tappeto prevalentemente in 2/4. La linea vocale è facilmente assimilabile e il ritornello lo si canta praticamente al primo ascolto. Il brano ha un buon tiro e, nella sua semplicità, si rivela un’opener piuttosto efficace. Molto molto bella la parte centrale nella quale si sfoggia un piglio da ballad seguito da un assolo perfettamente centrato; la ripartenza in blast beat è riuscitissima e si procede fino alla fine con la ripetizione del ritornello.

Der Rote Reiter: La titletrack cambia totalmente le carte in tavola con un riff death old school e un prepotentissimo quanto inaspettato growl a contornare il tutto. L’incedere è malefico e l’unica nota melodica viene offerta dalle tastiere; il brano è piuttosto spietato durante la strofa e più arioso nel ritornello, il ponte rallenta le ostilità risultando più noioso che altro e la ripartenza riporta il tutto in carreggiata pur non facendo gridare al miracolo. Cartuccia sparata troppo presto, una collocazione diversa in tracklist sarebbe stata probabilmente migliore.

Auf Und Nieder: Brano con una melodia piuttosto allegra e che torna alle coordinate che ben riescono ai Reiter. Forma canzone classica, strofa orecchiabile, ritornello catchy con un bel chitarrone ad accompagnare e il gioco è fatto. Tre minuti scarsi e via, senza troppi fronzoli.

Folgt Uns: Il brano è aperto con uno sweep che sembra un po’ buttato lì e sarebbe stato meglio iniziare andando subito al sodo col 2/4 seguente; ad ogni modo, la composizione scorre piuttosto bene, è velocissima e renderà ottimamente sul palco. La parte solista centrale è piuttosto ben fatta, epica, e non avrebbe stufato se fosse stata lunga anche qualche battuta in più. Ritornello ovviamente di quelli da cantare a squarciagola come se non ci fosse un domani.

Hort Mich An: Lentaccio malvagio e arcigno con tanto di campanacci ma senza mucche. Strofa tamarrissima basso batteria e voce e ritornello praticamente inesistente in growl; peccato, perché un qualcosa di più teatrale avrebbe dato al pezzo una miglior fortuna. Ponte piuttosto insignificante e se ne accorge anche la band, che non va troppo per le lunghe e riprende appena possibile col tema portante e il tentativo di ritornello. Non una gran prova questa.

The Great Experience Of Ecstasy: Una specie di brevissimo mantra introduce quello che sarà uno dei migliori, se non il miglior brano del lotto. Blast beat a go go, melodia ficcante, strofa ignorantissima e un tiro micidiale sono armi che in mano ai Reiter risultano affilate e vincenti; volendo trovare il pelo nell’uovo, vi è un leggero calo di intensità con l’arrivo del ritornello, che avrebbe potuto essere più esplosivo. Ponte con tanto di pianoforte e assolino che dura giusto il tempo di un paio di respiri; ricomincia poi il pestaggio per poi fermarsi bruscamente e tanti saluti.

Franz Weiss: Altro brano sorretto da un riff easy e l’ennesima sezione ritmica in 2/4. Non vanno troppo per il sottile i Reiter e il tutto risulta orecchiabile e piuttosto divertente. L’assolo centrale di pianoforte è bislacco e sembra preso pari pari da un cartone animato; il ponte cambia totalmente atmosfera spostandosi quasi verso l’ambient per poi accelerare praticamente subito e orientare il tutto verso la conclusione. Poco più di tre minuti per un altro episodio assolutamente riuscito.

Die Freiheit Ist Eine Pflicht: Atmosfera horrorifica divertentissima con tanto di coretto da stadio, si vedono anche i Boo che inseguono Mario e siamo su lidi abbastanza veloci e scanzonati. La qualità è decisamente ottima con un ritornello piuttosto semplice e facilmente assimilabile; improponibile invece la chitarra solista dal minuto 2.30 al minuto 2.50, buttata lì giusto per rovinare un gran bel pezzo.

Herz In Flammen: Molto bello e arioso il riff portante che viene anche sfruttato come accompagnamento durante la strofa, impossibile poi rimanere fermi davanti al mood danzereccio del tutto. Si rallenta solo durante il ritornello e il ponte serve sul piatto melodie mielose ma non troppo, la ripartenza è micidiale e qui funziona praticamente tutto. Grande brano.

Bruder Auf Leben Und Tod: Assalto in battere e altro coraccio da stadio, in questo frangente piuttosto telefonato e innocuo. Questo è il classico pezzo né carne né pesce che serve solo per aumentare il minutaggio e nulla più. Stilemi triti e ritriti in casa Reiter, qualche auto-plagio e zero guizzi rendono il tasto skip praticamente un atto dovuto.

Ich Bin Weg: Qui andiamo molto molto meglio. La strofa è claudicante e si rivela un buon valore aggiunto mentre il ritornello a questo punto della tracklist è quasi prevedibile e non stupisce più. Qualitativamente siamo sul discreto andante e il pre finale acustico con tanto di gabbiani risveglia l’attenzione dell’ascoltatore che, a questo punto, inizia anche ad essere un pelino stanco.

Ich Nehm Dir Deine Welt: Il brano più lungo di tutto il disco, qui superiamo i sei minuti e lo facciamo in maniera piatta e tutt’altro che memorabile. L’atmosfera va tra il malsano e il melodico e il ritornello non è niente di che; il ponte è piuttosto inconsistente  l’ovvia ripresa dei momenti precedenti finisce solo per aumentare la noia di chi ascolta.

Ich Werd Bleiben: Conclude la tracklist un brano molto particolare, che inizia acustico e ha una strofa puramente pop. La linea vocale è azzeccata e quella del ritornello è davvero molto bella; un ventata d’aria fresca dopo qualche scivolone riconcilia l’ascoltatore con l’album e manda tutti a casa felici e contenti. Ps: l’assolo è ben costruito e fa il suo sporco lavoro.

Concludendo, la prima sensazione avuta è stata quella che il più lungo album di sempre dei Reiter fosse appunto incappato nei suo stessi proclami; avremo comunque modo di tornarci sopra, per ora è tutto!