Vario

Enslaved (Grutle Kjellson)

Di Tiziano Marasco - 2 Ottobre 2012 - 17:08
Enslaved (Grutle Kjellson)

L’uscita di un disco a firma Enslaved smuove sempre le torbide acque del panorama musicale estremo, non solo scandinavo. Trattandosi poi di un disco pregno di cambiamenti come il neonato RIITIIR, Truemetal non poteva farsi sfuggire l’occasione di indagare le prime impressioni della band al riguardo. Per l’occasione abbiamo intervistato telefonicamente Grutle Kjellson, membro storico e primo fondatore, nonché responsabile dei growl che costituiscono un marchio di fabbrica (e di ferocia) del quintetto norvegese.

 

Ben trovato, Grutle, spero siate belli carichi per questo nuovo album. Cominciamo dal titolo – RIITIIR. È una parola molto affascinante, anche perché in alcune lingue slave (rytíř, rytier, rycerz) significa cavaliere. Ha un significato specifico anche in norvegese?

In realtà questa parola non esiste, l’abbiamo inventata io e Ivar. Ci siamo bastai sulla parola norrena Rit, vale a dire rito. Con questo volevamo concentrarci soprattutto sulle prime manifestazioni rituali degli uomini nei tempi antichi. Non abbiamo voluto creare però un legame unitario con le tradizioni vichinghe, piuttosto vorremmo accomunare tutte le espressioni primordiali dagli egizi agli indiani (d’India), ponendo l’accento sul fatto che queste manifestazioni erano più o meno simili – così come simili erano anche gli dei.

A questo discorso si può ricollegare l’artwork, il disegno e le mani che ricordano Yggdrasil?

Ahahah … Può essere, ma non ci avevo pensato.

Venendo all’album nei suoi aspetti più tecnici, ho sentito solo Thoughts Like Hammers, che è lunga, complessa e piena di contrasti. Era da Below the lights che non sentivo cambi tanto bruschi. Come funziona il processo compositivo?

Ognuno fa il suo: Ice Dale fa qualcosa per le chitarre, Cato la batteria, poi mandano tutto a me, Hedbrand e Ivar che curiamo la produzione assieme al tecnico del suono e (penso). Alla fine quattro teste funzionano meglio di una e questo aiuta a creare un disco vario.

Anche questo è un dato interessante: siete gli stessi membri dal 2004. Per una band scandinava è un record. Non avete mai discussioni, litigi o momenti critici? Qual è il vostro segreto?

In realtà liti vere e proprie non ci sono mai state, anche se ogni tanto abbiamo delle discussioni. Il punto è che, a differenza di altre band, noi tutti ci conosciamo da moltissimo tempo, e siamo cresciuti assieme. Per questo ci conosciamo molto bene, ognuno sa i lati buoni e cattivi degli altri, sappiamo, ad esempio quando c’è da produrre i dischi, che cosa piace a uno o all’altro, sappiamo dove possiamo prenderci delle libertà e dove lasciare le cose così come sono, in pratica è molto difficile che ci pestiamo i piedi a vicenda.

Parlando un po’ di più delle vostre influenze, quali band della scena norvegese apprezzate e quale immagine avete voi per gli altri.

Sarò sincero non seguo molto la scena. Ovvio, mi piace molto la vecchia scuola, soprattutto gli Immortal e i Darkthrone, tra le band nuove ce n’è un paio interessante (a fatto un nome ma non ho capito). Per il resto, ovviamente gli altri hanno un gran rispetto per il nostro lavoro, il fatto che ci siamo allontanati dal biking classico non è stato un problema.

Parlando delle influenze prog invece? – A bruciapelo – Sai che un passaggio di Night side (Axioma Ethica Odini) somiglia molto ad Heart of the sunrise degli Yes?

Ahahahah. Si mi hanno detto di questo episodio, ma noi non ne avevamo l’intenzione. Sai com’è, il processo compositivo è così, senti talmente tanta roba che poi alla fine qualcosa rimane in testa, pensi che sia una tua idea ma non è così. Cmq, non lo abbiamo fatto intenzionalmente. Ma in fondo noi tutti amiamo gli anni ’70 e ascoltiamo moltissima musica prodotta allora. Si tratta del mio periodo preferito, c’erano dei musicisti fantastici e con molta più inventiva di oggi, più voglia di sperimentare. Per quanto riguarda le fonti d’ispirazione, beh, soprattutto Pink Floyd o Genesis, i nomi li conosci anche tu. Poi mi piace anche la vostra Premiata.

Sono ormai diversi anni che preferite scrivere i vostri testi in inglese. Trovate delle difficoltà a cantare di mitologia nordica in un’altra lingua? C’è qualche speranza di sentire ancora il norvegese, che comunque costituisce sempre un elemento di fascino notevole per il pubblico estero?

Beh, in realtà il passaggio da Mardraum in poi è stato graduale. In ogni caso ne abbiamo discusso parecchie volte. Alla fine però l’inglese è molto semplice e facile da usare, non da molte costrizioni, come può avvenire ad esempio per il norvegese. E poi, l’inglese lo comprendono tutti. Proprio per questo anche, un ritorno alla madrelingua negli Enslaved è difficile, per non dire impossibile. Però ci sono progetti paralleli e collaborazioni in cui canto ancora in norvegese.

Tornando indietro nel tempo, il periodo in cui siete passati dal norvegese all’inglese (Eld – Below The Lights) è anche un periodo di intensa ricerca sonora, se non addirittura di un’identità musicale definita. che ricordi hai di quegli anni?

Come hai detto tu si tratta di un periodo transitorio in cui non sapevamo bene quale sarebbe stata la nostra evoluzione, ma ho un sacco di bei ricordi, sia in studio che in tour. A parer mio questa fase si è conclusa con Monumension, ma non è dovuta solo alla ricerca stilistica. Il fatto è anche che abbiamo cambiato parecchi elementi. Molti di noi poi avevano idee diverse in fatto di gusti musicali, c’erano cose che ad alcuni piacevano e ad altri no, per questo i nostri dischi del periodo hanno questo carattere un po’ ibrido. Ma non posso negare neppure che, secondo me, le cose migliori siano quelle che abbiamo fatto dopo.

Ultima domanda, ovviamente sull’attività dal vivo. A quando la turnée? Ma soprattutto, dato che una tappa in Italia è fuori discussione, vorrei farti una domanda più personale: sai dirmi se verrete a Praga?

Ah mi piacerebbe venire a Praga, è una delle mie città preferite. Per quanto riguarda le tournee europea, adesso abbiamo sette otto show in Norvegia e prima di chiudere l’anno facciamo una capatina negli stati uniti con due date. Il tour europeo è tutto da pianificare, lo faremo dopo il rientro dall’America, quindi non posso garantire al cento per cento se andremo in questa o quella città. Di preciso non so nemmeno quanto durerà ma posso dirti che dovrebbe iniziare nelle ultime settimane dell’inverno o all’inizio della primavera. (ndr, le date della tournee sono state rese pubbliche nello scorso fine settimana).

 

Tiziano “Vlkodlak” Marasco