Intervista Rhapsody Reunion (Fabio Lione)
Poco prima del concerto della reunion dei Rhapsody a Stoccolma abbiamo avuto l’opportunità di intervistare lo storico cantante Fabio Lione.
Fabio ci ha fatto il punto della situazione sulla reunion, svelato alcuni retroscena e fatto alcune interessanti previsioni per il futuro, oltre ad aver parlato degli Angra, del nuovo progetto Lione/Conti e dello stato del Metal in Italia e nel mondo.
Intervista a cura di Davide Sciaky
Ciao Fabio e benvenuto su TrueMetal, come va?
Bene, siamo a metà tour e…niente, sta andando molto bene, meglio di quello che pensassimo.
Come tu saprai abbiamo fatto l’Asia, abbiamo fatto festival, abbiamo fatto il Sud America due volte, quindi insomma, un bel tour.
Un paio di settimane fa avete iniziato il tour con ben quattro date in Italia, come sono andate?
Sono andate meglio di quello che pensassimo, considerando anche il fatto che abbiamo suonato comunque di recente, tipo sei, sette mesi fa, abbiamo fatto la Festa dell’Unicorno, abbiamo fatto un concerto a Milano con gli Epica e i Labyrinth, quindi fare un concerto nella stessa città, nello stesso posto a distanza di sei, sette mesi abbiamo avuto una buonissima risposta di persone e anche a Roma, considerando che era lunedì, abbiamo avuto una buona affluenza.
È passato ormai quasi un anno da quando avete iniziato questo tour: doveva essere un ultimo, grande addio ai vostri fan, ma ha avuto un successo tale che l’aggiunta di nuove date è stata inevitabile. Vi aspettavate un riscontro simile?
No, abbiamo pensato di dover tornare in Sud America perché effettivamente c’erano molti posti che ce lo chiedevano, e anche nelle stesse città dove abbiamo suonato due volte, per esempio a Buenos Aires abbiamo fatto sold-out sia la prima volta che la seconda, in Cile quasi, in Colombia, a Medellin ad esempio abbiamo avuto sold-out.
Niente, la risposta è stata ottima, chiaramente non possiamo bissare l’Asia, festival e tutto quello che abbiamo fatto ma, insomma, il tour è andato un po’ oltre le nostre previsioni.
Questa volta sarà davvero la fine o ci sarà anche una terza parte di tour?
No, io penso che sia la fine per il semplice fatto che sia io che Luca vogliamo mettere fine, diciamo, ad una parte importante, sicuramente, della nostra carriera e quindi mettere fine a quello che è il nostro passato con i Rhapsody.
Poi la situazione al momento può sembrare complicata perché chiaramente chi non è dentro le cose non può saperle, alcuni potrebbero pensare, “Ma, ci sono tre Rhapsody…” in realtà no.
Questa è una reunion dei membri diciamo storici, originali, perché io considero Alexander Holzwarth il batterista unico della band perché abbiamo avuto il nostro carissimo amico Daniele Carbonera ma, in realtà, il primo concerto di sempre in assoluto la band l’ha fatto con Alex Holzwarth, quindi lui è il nostro batterista, poi ha suonato anche nei Luca Turilli’s.
Stessa cosa potrei dire anche di Patrice e di Dodo, sono comunque membri che hanno fatto parte di Rhapsody, o Rhapsody of Fire, o Luca Turilli’s Rhapsody per ben quindici e passa anni su venti, ventuno, quindi non vogliamo mancare di rispetto a nessuno, a Oliver, a Roberto, a Lotta, ma la permanenza nella band come storia di tre anni e mezzo, quattro, non può essere paragonata ad un Patrice che ha fatto parte dei Rhapsody per più di quindici anni, stessa cosa per Dodo.
Quindi diciamo questi sono i membri storici che…sapevamo di dover celebrare qualcosa per i vent’anni, poi abbiamo ricevuto moltissime proposte e alla fine siamo riusciti a metterlo in piedi e non è stato semplice, devo essere sincero.
Ci dispiace che non ci sia l’unico membro mancante, ecco perché abbiamo ritenuto opportuno non sostituire Alex con nessun tastierista ma usiamo le basi per rispetto a lui.
Gli abbiamo chiesto ripetutamente, tipo sette volte, di farne parte ma lui non vuole farne parte, ci sono dietro cose anche un po’ più complesse, però se lui è contento siamo contenti anche noi.
Non voglio dire troppo di più, anche perché i risultati parlano chiaro, non so quanto poteva cambiare, ecco, pur essendo lui un membro fondatore, storico e importante.
Questa sarebbe stata la mia prossima domanda, poco prima dell’inizio del tour l’anno scorso, un mio collega aveva intervistato Luca che gli aveva detto che Alex Staropoli non avrebbe partecipato al tour perché occupato con i Rhapsody of Fire. Avete provato a contattarlo di nuovo per questa seconda parte di tour?
Sì, sì, noi gliel’abbiamo proposto per tre, quattro mesi, all’inizio sembrava anche che fosse d’accordo ma poi ha cambiato idea.
Io non sto a giudicare le decisioni altrui ma, non avendo ancora rilasciato un album nuovo, mi chiedo perché non avesse il tempo di far parte di questa reunion che poi avrebbe anche avvantaggiato la sua band…rilasciando un album nuovo, che poi comunque lui non rilascerà sicuramente entro due settimane, il tour fra due settimane finisce quindi non capisco…
Comunque sì, penso che a breve verranno svelate, tra virgolette, diverse cose quindi questa confusione non ci sarà perché, in realtà, di tre ce ne sarà una.
Io penso che Luca l’ha fatto intendere, presto magari lo dirà più chiaramente: lui vuol mettere fine alla parte di carriera Rhapsody, con me ha sempre parlato in via generale, tutto quello che riguarda i Rhapsody.
Quindi credo, non prendere quest’intervista per…credo che, avendomi detto queste cose così, il suo sia un pensiero che abbraccia ogni possibile coinvolgimento con la parola Rhapsody.
Anche perché ci piacerebbe, se fosse possibile, fare qualcosa di diverso in futuro ad entrambi, cambiare un po’ stile musicale e quindi se mai riuscissimo a fondare un’altra band nuova, chiaramente, avrà un altro nome essendo comunque una band che fa un altro genere musicale.
Però è solo un’idea, non è detto che lo faremo, ognuno dei due è abbastanza impegnato…vedremo, ci sono dei risvolti comunque a breve abbastanza interessanti.
Ti avrei chiesto se sulla scia del successo di questo tour avete pensato di registrare nuova musica insieme, ma immagino che per ora tu non mi possa dire niente.
Ma in realtà, ti dico la verità, ci sono cose che non posso dire perché non è sempre tutto oro quello che luccica, nel senso, noi ci stiamo trovando benissimo, ci vogliamo tutti molto bene, il tour sta andando alla grande e a volte scherziamo tra di noi dicendo, “Ma perché dobbiamo smettere? Il motivo?”.
Eh, in realtà ci sono alcuni motivi, ci sono alcuni motivi un po’ più seri, diciamo che chiaramente non vengono da nessuno di noi cinque.
Comunque niente, vedremo quello che succederà, la nostra idea è di chiudere questo capitolo e, possibilmente, se avremo la possibilità aprirne un altro, nuovo, in futuro.
Poi chi continuerà, se continuerà, se vorrà continuare usando questo nome noi…siamo contenti e non abbiamo nulla da obbiettare, insomma, ognuno raccoglierà giustamente quello che crede di dover raccogliere, ecco.
Nella prima parte del tour avete suonato tutto “Symphony of Enchanted Lands”, in questa seconda invece avete una setlist un po’ più varia.
Avete pensato di fare un altro album per intero anche sta volta?
All’inizio sì, però fare tutto “Power of the Dragonflame”, per esempio, poteva essere un’idea ma tagliavi fuori troppe canzoni che alla fine sono storiche e devi fare quasi per forza, quindi abbiamo cercato di fare una scaletta leggermente diversa, chiaramente, perché non aveva senso riproporre la stessa identica scaletta del tour precedente.
Poi “Symphony [of Enchanted Lands]” è suonato per il 60%, abbiamo quasi un 50% di “Power of the Dragonflame”, abbiamo diverse canzoni da “Dawn of Victory”, abbiamo ancora da “Rain of a Thousand Flame” un paio di brani, ripeschiamo anche ‘Land [of Immortals]’ dal primo.
Chiaramente ci siamo concentrati sulla prima saga, quindi i primi quattro album più l’EP, “Rain of a Thousand Flame”, per due motivi: primo, perché è la più conosciuta, quella che ha avuto più successo, perché ci sembrava doveroso celebrando i venti anni, celebrare i primi lavori.
Secondo, perché per fare anche l’altra saga servivano quattro ore di concerto e…potenzialmente potevamo avere qualche piccola bega.
Lasciando un attimo da parte i Rhapsody, è uscito da poco il nuovo album degli Angra, “Omni”, com’è stato accolto?
Per ora sono contento nel vedere che tutti ne stanno parlando molto bene, sia le recensioni, sia la casa discografica, sia chi è nel settore.
Secondo me è veramente un ottimo lavoro e sarà veramente molto importante per la band.
L’unica cosa che posso avere riguardo al discorso Angra è che una parte dei fan storici è legata moltissimo al primo sound della band, quindi chitarrine molto leggere, un Power Metal easy con linee vocali abbastanza orecchiabili, alte, falsettate che, io sono stato un grande fan degli Angra, nell’album “No Limits” dei Labyrinth ammetto di aver preso qualche spunto, e sono anche un amico di Matos.
Ma credo che una band dopo 27 anni, nel 2018, debba suonare in maniera un po’ diversa, non solo avendo cambiato voce, batterista, il fatto che Kiko non c’è più.
Credo che questo album introduca un nuovo standard, perché la produzione è veramente credo la migliore che abbiano mai avuto, la partecipazione che mia ha fatto molto piacere di Alissa [White-Gluz, cantante degli Arch-Enemy N.D.R.] che ho invitato e lei subito mi ha risposto positivamente, di Sandy, una cantante Pop brasiliana molto famosa, quando Andrea Bocelli va in Brasile canta sempre con lei, e di Kiko stesso che, anche se adesso suona nei Megadeth, comunque ha fatto un solo nella canzone ‘War Horns’.
L’album secondo me è veramente bello, è bello perché è vario, maturo, moderno, ha un po’ di tutto: ha delle canzoni che richiamano gli Angra antichi, con un Progressive Metal elegante, moderno, con arrangiamenti fatti molto bene.
Sono molto, molto soddisfatto, anche perché in questo album sono quello che ha fatto le melodie vocali di sette canzoni quindi lo sento ancora più mio.
Devo dire il lavoro è ottimo, un lavoro di team, ognuno nella band ha messo qualche idea quindi non è solo il lavoro di un singolo ma di tutti e cinque e, niente, sono molto, molto soddisfatto.
Notavo poco fa, tra l’altro, che finisci questo tour il 20 in Spagna, e il 22 riparti subito con gli Angra in Belgio…
Infatti…starò a casa cinque ore, forse, ho trovato ora un volo che arrivo il 21 a pranzo ed il mattino dopo alle 7 di mattina riparto quindi…però è l’unica maniera di farlo, quest’anno sarà abbastanza impegnativo perché con gli Angra vogliamo fare davvero tante date.
Ora non le abbiamo ancora annunciate tutte…
Già ora comunque ce ne sono parecchie in programma.
Ma ne annunceremo altrettante, credo che la band farà probabilmente novanta, cento date.
Oltre ai tuoi gruppi principali, Rhapsody, Angra, Vision Divine, hai fatto un sacco di ospitate qua e là, quali sono state le tue collaborazioni preferite?
Ma, io di solito l’ho sempre fatto per…all’inizio l’ho sempre fatto con band italiane perché ho sempre cercato di far crescere la scena Rock pesante in Italia.
Poi chiaramente viaggiando molto all’estero con Kamelot, Angra e tutto il resto incontri molte persone, conosci molte persone quindi ho fatto molte collaborazioni anche con band straniere.
Ho intenzione di farne meno per il semplice fatto che in realtà ho visto che la qualità non è che mi soddisfi molto a volte; sono molto contento del disco che ho fatto con Arjen Lucassen, un disco con Andi Deris, Russel Allen, Bruce Dickinson [‘Universal Migrator pt.II‘ N.D.R.], e anche con un gruppo israeliano che nessuno conosce ho fatto una canzone che mi piaceva tantissimo [‘Shrouded Haven’ dei Prey for Nothing N.D.R.].
Diverse altre collaborazioni molto belle, alcune anche con band italiane però spesso la qualità è altalenante, ho visto che la scena comunque, a prescindere da tutti gli sforzi che puoi fare è in calo, perché il genere è in calo quindi non ci puoi fare nulla.
Se le nuove band non hanno quelle peculiarità, quelle caratteristiche forti, non producono album veramente notevoli il genere va calando, quindi probabilmente ne farò un po’ meno d’ora in poi.
Però mi piace sempre cercare di dare una mano a band valide, devo dire che ne ho fatte tante, ora non mi ricordo di preciso ma credo di aver collaborato con forse cinquanta, sessanta band, anche di più forse, non so.
È interessante perché alla fine mi sono trovato a cantare canzoni in spagnolo, in italiano, in inglese, non escluderei in futuro in portoghese…ed è bello come artista perché conosci persone diverse, musicisti diversi, teste diverse, quindi da ogni cosa apprendi e maturi come artista.
Credo che avere una sola band è ovvio, la tua band del cuore, però tutta la vita lavorare con le stesse tre, quattro persone ti limita come artista, come musicista o come cantante, quindi tutte queste esperienze sono in realtà un curriculum che ti porti dentro, che ti permettono di migliorarti come artista.
Nel mio caso non solo come cantante, come espressività, ma appunto…non credo di avere una pronuncia perfetta dello spagnolo, però mi hanno detto che è salvabile, molto meglio di tante altre volte quando senti artisti che provano a cantare in una lingua che non è proprio la loro.
Quindi, niente, una bella esperienza; spero di aver fatto quello che potevo per la scena italiana, ora sinceramente mi sto un po’ isolando dall’Italia, forse le persone non se ne sono troppo accorte ma ho visto che un po’ è ristretta come modo di fare e di pensare; secondo me nuove band davvero valide non ce ne sono, comunque valide ma non da dare quella spinta al marcato e alla scena, quindi mi sto un pochino isolando anche perché magari trascorro diverso tempo fuori dall’Italia, in Brasile, in diversi posti, però insomma credo che con Labyrinth, Vision, Athena, Hollow Haze, Eternal Idol, Rhapsody, insomma l’ho aiutata abbastanza la scena, penso, credo, forse non ho bisogno di continuare così…
Hai nominato gli Eternal Idol, il nuovo album…?
Si sta parlando di registrarlo a luglio, che attualmente sarebbe l’unico mese libero che ho quest’anno.
Abbiamo già delle canzoni pronte, stavo ascoltando ieri qualche cosa, ci sono melodie da fare…niente, se tutto va bene riusciremo a registrarlo a luglio e quindi a fine anno, inizio anno nuovo riusciremo a rilasciarlo.
Parlando di altri progetti recentemente è anche uscito “Lione/Conti”, il debutto della tua collaborazione con Alessandro Conti; com’è nato questo progetto?
È nato da Frontiers, sono sincero.
Loro mi hanno chiesto se era possibile fare un album insieme ad un altro cantante e mi hanno proposto dei nomi all’inizio.
Pensandoci un po’ gli ho detto, “Ma scusate, perché non facciamo questo CD con Alessandro Conti?”.
È un mio amico, ci conosciamo da tanto tempo, in quanto cantante dei Luca Turilli’s Rhapsody credo che i fan del mondo Rhapsodyiano saranno interessati e contenti e comunque è interessante collaborare con un artista che conosci, italiano, un tuo amico è una cosa bella, insomma; quindi Frontiers ha risposto subito “Ok, lascia gli altri nomi che ti abbiamo proposto, facciamolo!”.
E’ andato bene, sta andando bene, ora mi stanno chiedendo se fosse possibile mettere su una band e portarlo dal vivo qualche volta…vedremo se sarà possibile, insomma, chiaramente bisognerà conciliare gli appuntamenti di tutti, e comunque l’album è uscito da pochissimo quindi bisogna ancora vedere.
So che in Giappone è stato ricevuto molto bene, secondo me è un ottimo lavoro, quindi sono soddisfatto; vedremo se ci sarà un seguito e se lo porteremo dal vivo.
Tornando ai Rhapsody, tornando a questo tour, parlando di tour di addio il vostro si inserisce cronologicamente tra quelli di molti altri artisti che in questi anni si stanno ritirando, i Black Sabbath l’anno scorso, i Manowar, gli Slayer…per te cosa ci aspetta nel futuro del Metal? Senza il pesante confronto con questi giganti ci saranno nuove band che riusciranno a prenderne il posto?
Be’, io sono un po’ pessimista perché non vedo un ricambio generazionale, nel senso che ovviamente ci sono band nuove valide, ti faccio un esempio: i Gojira.
A me piacciono molto, sono francesi quindi uno non ci avrebbe scommesso mai una lira, uno non avrebbe mai detto, “Un gruppo della Madonna, nuovo, francese”, ma…i Gojira potranno riempire il vuoto un giorno, se i Metallica smettono?
Ti faccio un altro esempio, i Sabaton: stanno riscuotendo un discreto successo ma, se i Manowar hanno chiuso, i Sabaton sono i nuovi Manowar?
Cioè, il peso delle band valide di oggi è equiparabile a quello dei mostri sacri come appunto gli AC/DC, Metallica, Maiden…quando questi spariranno non vedo veramente band di quella caratura, i nuovi Guns N’ Roses, i nuovi AC/DC, Black Sabbath…
Questo è dovuto al fatto che il mercato è cambiato, l’ascoltatore medio ascolta più la canzone che il CD, non è attaccato più al libretto, alla band com’era un tempo…e poi secondo me anche dalla qualità.
Oggi ci sono tantissime band che però offrono magari un prodotto meno valido, hanno magari una canzone bella e sette riempitivi, la produzione bella, magari tecnicamente hanno imparato a suonare anche in scuole di musica, lezioni di canto, a livello tecnico non hanno nulla da invidiare a quelle vecchie anzi, a volte sono anche migliori, ma a livello di proposta e di personalità secondo me non ci siamo, non c’è il nuovo Axl Rose; non è il miglior cantante di questo mondo a livello tecnico ma era, ed è, un personaggio.
I Black Sabbath stessi secondo il loro chitarrista, è bello perché una volta lui disse una cosa ,”Io ho avuto il peggior cantante al mondo ed il migliore cantante al mondo nella band, ma entrambi erano unici” e ha ragione!
Ozzy non è certamente il miglior cantante al mondo dal punto di vista tecnico, ma è unico, come lo era Dio e questo fa molto perché questa personalità spiccata fa la differenza.
Invece oggi vedi tantissimi ragazzi che hanno imparato a suonare benissimo, cavolo ti sanno rifare magari i Dream Theater, me ecco, ti sanno rifare i Dream Theater, non sono i nuovi Dream Theater, non hanno quella marca come si dice in portoghese, non hanno creato il loro brand, non c’è la ragazza che si strappa i capelli per i pantaloncini di Axl, l’immagine del pipistrello per Ozzy.
Purtroppo non so se il futuro del Rock sia così roseo, io non lo vedo così roseo, forse un certo tipo di Rock più moderno, più aggressivo, più pesante sta ancora andando, ma veramente quando anche le ultime grandissime band spariranno sono molto preoccupato, molto.
Gli unici che mi vengono in mente con queste caratteristiche, non so se li hai seguiti, sono i Ghost.
Ah, anche, sì, loro hanno una proposta personale, valida, ed uniscono appunto una proposta personale, nuova, fresca, tecnica buona e canzoni belle.
È quello, è difficile trovare sempre l’alchimia…tante band spostano tutto sulla questione tecnica, sono magari dei mostri strumentalmente ma alla fine la canzone ti annoia.
O altri magari hanno belle canzoni ma la presenza scenica è orribile, è difficile trovare quell’alchimia tra tutti gli elementi che fa sì che quella sia la band che svolta e che dà alla scena mondiale un nuovo slancio.
Io mi ricordo i Guns N’ Roses quando uscirono, possono piacere o no, ma è innegabile che hanno dato una botta clamorosa al mercato, insieme subito dopo agli Skid Row, l’insieme di tre-quattro band così particolari, azzeccate, fa sì che la scena vada su.
Eh, ma ce ne devono essere però tre o quattro belle, valide con quattro lavori discografici notevoli, il problema è che oggi non le vedo.
Speriamo sia solo un momento di stallo, che però sta durando da un po’.
Voglio concludere quest’intervista con una curiosità, ci sono tante cose della vita di un musicista a cui uno non pensa, però oggi ci sono le elezioni in Italia e voi siete qui in Svezia, avete modo di votare da qua?
No, ne stavamo parlando prima ma no, è impossibile, anche volendo…
Qualche forma di voto dall’estero, come fanno gli italiani che vivono all’estero…?
Mah, nel nostro caso, col fatto che abbiamo viaggiato, siamo arrivati e avevamo le prove, il soundcheck, non c’era proprio la maniera di farlo.
Confido nella nostra buona Italia che comunque…so che si è mossa più del solito, hanno votato più persone del solito; ora, il fatto è che, non voglio dare giudizi politici perché io con la politica sono un po’ in rotta…ma non so quanto possa cambiare davvero uno o l’altro visti i trascorsi del nostro paese, direi forse, sì, proviamo a votare quello nuovo, ma giusto perché dici appunto, “È nuovo, vediamo cosa fa”, ma fra un anno sarà vecchio pure lui e risiamo punto a capo.
Io la vedo un po’ così, sono un po’ pessimista però è vero, la storia ce lo dice.
Questa era la mia ultima domanda, come da tradizione su TrueMetal ti lascio questo spazio per salutare i nostri lettori.
Niente, saluto tutti i nostri lettori, so che TrueMetal è storica in Italia, la seguono tante persone che conosco, vanno sempre sul forum, vanno a guardare le news, tanti anche musicisti.
Tante volte sono stato tentato anch’io di rispondere, poi ho detto, “Lasciamo stare…mi iscrivo…no, no, lasciamo stare”, il bello è che quanto tu parli bene o male di una persona gli fai del bene comunque, l’importante è parlarne, ed è questa la cosa bella di cui tanti non si rendono neanche conto.
Quindi è bellissimo quando vedi critiche, a volte addirittura offese, perché in realtà ti danno ancora più importanza.
Io sono contento di quello che ho fatto finora e di quello che farò, a prescindere; io l’ho fatto perché mi piace quello che faccio e perché mi piace il mio paese e ho cercato di far crescere il Rock nel mio paese, per quello che ho potuto, poi se altri riusciranno a farlo meglio e più di me ben venga, ne sarei molto contento così magari me ne posso andare in pensione [ride].
Però il fatto è che non mi pare che ci sia quest’evoluzione…e quindi, niente, saluto tutti quelli che ci sono affezionati di TrueMetal e ti ringrazio per l’intervista.