Intervista Strike (Dario “Daryl” Ingrosso)
Abbiamo l’onore di poter scambiare quattro chiacchiere con Dario Ingrosso, nome di battaglia Daryl, leader degli Strike, gruppo napoletano di heavy metal che (e qui c’è la VERA CHICCA) sfornò il PRIMO DISCO DI HM IN ITALIA!!!
Si, avete capito bene, gli Strike hanno fatto uscire il loro LP omonimo nel 1981, addirittura un anno PRIMA di “Metal Rock” dei Vanadium del 1982 e “Vanexa” dei Vanexa del 1983. La formazione comprendeva, oltre a Dario alla voce ed al basso, suo fratello Paul alla chitarra, i due americani Jimbo Moisher all’altra chitarra e Jimmy Sharp alla batteria. Fecero addirittura un’apparizione nella trasmissione della Rai “Discoring”, che allora rappresentava l’unico contenitore ove si potesse vedere di tanto in tanto qualche artista hard ‘n’ heavy. La loro etichetta, per questioni di marketing, tendeva a presentarli come stranieri anche in virtù del fatto che la metà dei componenti era americana al 100%. Dopo un esordio discografico così repentino e una scena italiana che “metallicamente parlando” si stava formando tutti ci si sarebbe aspettati un’evoluzione sia in termini di notorietà che in termini di vendite della band partenopea, cosa che invece non si è avverata. Per saperne di più del fermento di quegli anni e della carriera degli Strike, inizio il mio fuoco incrociato di domande con Daryl.
Allora Dario, inizio con la domanda d’obbligo anche perché sinceramente tutto quello che sapevo di voi l’ho già scritto nell’introduzione: raccontami come si sono formati gli Strike e come avete fatto a reclutare due musicisti americani nella band.
Abbiamo sempre suonato, fin dagli esordi, con musicisti americani che lavoravano a Napoli (da lì il mio nome “americano” Daryl, è così che mi chiamavano gli amici americani); per cui è stata un’evoluzione quasi, obbligata, continuare anche quando abbiamo inciso il disco. In particolare abbiamo richiamato in Italia, dagli States, Jimmy Sharp, il nostro batterista che aveva già suonato con noi, nei circuiti americani (NATO) e che nel frattempo era ritornato in Florida.
Immagino che ricorderai il fermento musicale che iniziava a scuotere la nostra penisola sugli echi della NWOBHM inglese. Raccontami le tue impressioni a riguardo.
Si me lo ricordo bene! Ma ricordo, anche, come era difficile vedere un video in TV, di qualsiasi gruppo Heavy, come anche aggiornarsi tecnicamente su quel tipo di musica. E’ sempre mediante il continuo contatto con musicisti e realtà americane che ci siamo tenuti al corrente dell’evoluzione dell’heavy metal. Non è che in Italia fosse molto diffusa, a livello ufficiale, quel tipo di musica, e non lo è molto neanche ora.
Come nacque la vostra partecipazione ad un evento mediatico nazionale come la trasmissione musicale Discoring?. Hai qualche curioso aneddoto?
Abbiamo avuto la costanza e la fortuna di trovare un produttore a Milano che ci seguisse ed avesse contatti giusti; poi c’è da specificare che il nostro Lp era distribuito dalla Fonit-Cetra, una grossa etichetta del momento, per cui abbiamo fatto diverse trasmissioni in Rai ed in Mediaset (allora Fininvest). Sai che il nostro disco è stato anche acquistato da un producer inglese e venduto, credo quasi privatamente, in numero di copie limitate, a New York?. Lo testimoniano i resoconti SIAE.
La copertina del vostro Lp “Strike” è proprio spartana ed anonima, non avete potuto fare di meglio per i soliti problemi di budget o è stata una scelta vostra?
Ti sembrerà strano, nè l’una nè l’altra cosa; è stata la fretta, eravamo molto impegnati a registrare in studio (lì si che non potevamo perdere tempo, eravamo molto preparati e sapevamo cosa fare) e c’erano dei tempi tecnici da rispettare per fare uscire il disco in un determinato tempo, per cui non abbiamo potuto pensarci, in quel momento, più di tanto, e nessuno di noi aveva particolari doti “grafiche” ne avemmo tempo di contattare un professionista.
Hai mai pensato in quest’epoca di revival degli anni ottanta di riversare il disco su CD magari con qualche bonus track?
Certamente, ed inoltre abbiamo anche qualche bonus track, forse anche migliore dei brani del disco (per una naturale evoluzione artistica). Attualmente il problema non è tanto quello di fare il cd, ma di trovare almeno una buona distribuzione.
I defender campani ricordano marchiata a fuoco nella loro memoria la notte nella quale i Saxon in carne ed ossa nel 1988 improvvisarono un concerto in una birreria di Napoli e tu suonasti il basso su “Strong Arm Of The Law” e “Wheels of Steel”. Cosa mi dici di quella notte magica nella quale suonasti fianco a fianco di una leggenda dell’HM mondiale come Biff Byford? (vedi foto)
Come puoi ben immaginare è stata una notte fantastica; abbiamo anche passato un po’ di tempo insieme dopo la “hot night”, dopo averli accompagnati all’Hotel, chiacchierando un po’. Il giorno dopo mi hanno invitato a vedere il loro concerto al teatro tenda di Napoli. Mi colpì molto il fatto che conoscessero gli Strike, ed il nostro Cd e che lo apprezzassero anche, nonostante fosse passato qualche anno dalla pubblicazione. Ho poi anche saputo che in Italia il nostro distributore discografico era lo stesso (pare che la Label “Carrere” fosse distribuita dalla Fonit). Ti racconto un buffo aneddoto: al momento in cui sono saliti sul palco, per un modo di dire automatico quando un altro musicista sale sul palco, allo sguardo interrogativo di Biff su che brano fare, gli ho detto: Do You Know (Conosci) Strong Arm Of The Law”? Lui ha sorriso, e ha detto “OK” ed Io mi sono reso conto immediatamente della “cazzata” detta, ma tutto è andato liscio. La serata era magica, e ti devo dire che anche noi, in quel momento, eravamo “idoli” a Napoli, per cui veramente una consacrazione definitiva!!!
Gli Strike avevano un potenziale grandissimo essendo iniziatori di un nuovo modo di suonare musica in Italia, testimoniato dalla pubblicazione di un LP. Come mai poi le cose non si sono evolute come ci si sarebbe aspettato da voi?
Se lo sono chiesto in molti, specie da queste parti, dove ti dicevo eravamo molto conosciuti. Beh, il fatto di “stare in Italia” fu la causa pricipale. Ricordiamoci che in quel periodo non c’era neanche la possibilità di avere una distribuzione discografica ufficiale all’estero. I nostri due musicisti americani, per molti motivi dovettero lasciare l’Italia. Allora non c’erano musicisti italiani, pronti per quel genere, e cercammo loro sostituti anche in Inghilterra, e li trovammo anche, ma nel frattempo si era perso un momento favorevole con i discografici. Anche se il disco aveva venduto bene (pensa, quanto i Saxon con i loro primo Lp in Italia), era sempre, quello italiano, un mercato che non tirava, per cui ci chiesero di cantare in italiano e provarono ad affiancarci 2 musicisti milanesi (uno aveva suonato anche con Enrico Ruggeri) per creare, a detta del discografico, la nuova PFM italiana.
Senza presunzione devo dirti che eravamo musicalmente “molto avanti” rispetto ai musicisti italiani; gli stessi Vanadium, che cmq mi piacevano, suonavano un tipo di heavy un po più vecchio del nostro (più legato all’hard rock), in quel momento. Un progetto ambizioso, quindi, per cui non ero pronto: anche essendo italiano, non avevo mai cantato in questa lingua, ed avevo grosse difficoltà, non la sentivo musicalmente “ mia “. Si sa che l’italiano mal si adatta al rock, anche se ogni tanto qualcuno riesce in questa operazione. Io, cmq non ero pronto e forse neanche mi piaceva l’idea di cantare in italiano. Ci sarebbe altro da dire, ma mi fermo qui per non dilungarmi troppo.
Cosa mi racconti dei vostri rapporti con le altre heavy metal band italiane?
Ad esser sincero, in quel momento non sapevo neanche che esistessero; in un secondo momento, abbiamo conosciuto Pino Scotto e gli altri, ed abbiamo anche fatto un concerto insieme (anni dopo) a Napoli.
Oggidì sei ancora coinvolto nel movimento HM?. Segui l’evoluzione del metallo mondiale?
Si, ma poco, anche se rimango molto affezionato all’ heavy metal classico.
Di questi tempi informazione musicale in Italia ce n’è veramente tanta sia scritta che sul web. Cosa pensi di questa situazione tu che hai vissuto sulla tua pelle tutta l’evoluzione dell’HM tricolore?
Che sarebbe stato tutto più facile oggi, specialmente per la lingua; oggi forse sarebbe possibile, se all’altezza; proporsi in lingua inglese. In quegli anni, gli italiani potevano solo fare melodia all’italiana e basta. Anche per questo, siamo usciti come gruppo americano, (e su questo ho tanti aneddoti, ma magari te li racconto la prossima volta).
Dimmi a tuo modo di vedere i cinque gruppi HM irrinunciabili per tutti degli anni Ottanta.
Come HM: AC/DC, VAN HALEN, JUDAS PRIEST; IRON MADEN; anche se considero i QUEEN il miglior gruppo mai esistito, e mi piacciono molto anche AEROSMITH, JOURNEY, SAXON ma anche tanti altri.
Vai ancora ai concerti HM come spettatore?
Raramente, non è che se ne facciano molti da queste parti.
I Rhapsody ce l’hanno veramente fatta, cosa pensi del loro successo mondiale?
Sono sincero, non li conosco, ma cercherò di sentire qualcosa.
Un’ultima cosa, nella mia recensione di “Strike” fra i classici di Truemetal ho trovato, ovviamente legate singolarmente ad ogni brano, varie influenze di mostri sacri come AC/DC, Saxon, Van Halen, Twisted Sister, Kiss, Praying Mantis, Tygers Of Pan Tang. Puoi tranquillamente dirmi se ti ci ritrovi o se sono state solamente mie impressioni personali.
In quel momento, ti posso rispondere si, in particolare AC/DC, Judas, Saxon e Twisted Sister forse per un testo.
E’ veramente tutto Dario, ti lascio un ultimo spazio per poter dire quello che vuoi ai lettori di Truemetal and thanx for the interview!
Grazie a te, è stata veramente un’intervista interessante. Cosa dire ai lettori…KEEP ON ROCKIN’… forever!!!! Take care, you all!
Stefano “Steven Rich” Ricetti