Recensione: 100% Hell

Di Alberto Fittarelli - 7 Maggio 2006 - 0:00
100% Hell
Band: Necrodeath
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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75

Necrodeath: forse il nome più conosciuto per quanto riguarda la scena
estrema italiana, non certo troppo nota internazionalmente. Una band tornata
coraggiosamente in vita dopo un break di 10 anni, tra 1989 e 1999, sfornando
dischi non certo epocali ma che hanno saputo appropriarsi di un sound thrashy e
virarlo verso atmosfere vicine al black metal, in modo tecnicamente ineccepibile
e con canzoni quasi sempre riuscitissime.

100% Hell è il (non originalissimo, ahimè) titolo del quarto
album da questa reunion: un disco che mostra una band affiatata, ormai
completamente conscia delle proprie abilità e capace di riassumere le qualità
degli album precedenti compiendo un ulteriore passo avanti. La prima cosa che si
nota ascoltandolo è una spinta maggiore verso l’oscurità: si parlava di
vibrazioni black, bene, questo nuovo album sin dall’inquietante cover (vi
ricorda qualche film, per caso?) trasmette un senso di oscurità, di
malattia, che trova conferma nelle aspre vocals di Flegias, ispirato come
non mai, ed una forte anticipazione nell’intro, che deve la propria atmosfera
alla presenza – invero limitata, ma d’effetto – dell’inossidabile Cronos dei
Venom.

Ma il disco non è solo una serie di riconferme: ci sono brani articolati,
quasi “progressivi” nella loro capacità di strutturarsi in modo
abbastanza inusuale, come la bella Theoretical And Artificial, pezzo che
ruota intorno agli assoli del neo-entrato Pier Gonella (anche nei
Labyrinth) ed a tempi di batteria veloci; ma sono presenti anche le classiche
sfuriate thrash (War Paint) così come i brani realmente sperimentali,
perlomeno per lo standard del gruppo: sentitevi Identity crisis, le
spoken words femminili abbinate all’uso dei synth, al drumming inusuale di Peso
ed all’immancabile ghigno di Flegias…

100% Hell non rivoluziona quindi l’ottica dei Necrodeath
di chi li conosce anche solo dai tempi di Mater of all evil, ma fotografa
un angolo d’oscurità della ‘Bella Italia’ che sembra davvero impossibile da
sradicare, nonostante le difficoltà di una scena non certo ricca e le
avversità varie che si incontrano durante gli anni: una pozza di buio da
coltivare nel segreto della propria anima, grazie anche ad album come questo.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. February 5th, 1984 00:58
2. Forever Slaves 03:22
3. War Paint 04:36
4. Master Of Morphine 04:20
5. The Wave 03:52
6. Theoretical And Artificial 03:25
7. Identity Crisis 04:28
8. Beautiful-Brutal World 03:15
9. Hyperbole 00:55
10. 100% Hell 09:38

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