Recensione: 1000 Thoughts of Violence
Gli indonesiani Kekal rappresentano una delle realtà più ingiustamente sottovalutate dell’intero panorama extreme-avantgarde. Il trio di Jakarta non è mai riuscito a raccogliere i consensi del grande pubblico, pur proponendo musica di alta qualità.
Lasciato alle spalle il buon “The Painful Experience”, la band torna nel 2003, ad affacciarsi sul mercato discografico con il full-length “1000 Thoughts Of Violence”, del quale ci occuperemo in questa sede.
Ad un primo generale ascolto, si può notare come i ragazzi siano riusciti a bilanciare con gusto l’aspetto estremo e quello più sperimentale della propria musica, raggiungendo un perfetto equilibrio tra violenza ed originalità.
Musicalmente il gruppo continua a proporre un metal di chiara derivazione estrema contaminato da diversi stili musicali. Le influenze che si incontrano, come si diceva in precedenza, sono tra le più disparate: si passa dagli immancabili stacchi progressive ad altri in cui sembra di ascoltare i Dødheimsgard, il tutto condito da parti jazz, sino ad arrivare ai beat hip-hop presenti in “Violent Society” .
A livello strutturale questo “The Painful Experience” è decisamente complesso: alle chitarre e alle tastiere è affidato il compito di tessere le inusuali e folli linee melodiche dell’album; basso e batteria sono intenti a scandire arzigogolate ritmiche sempre in costante progressione.
Per quanto riguarda il cantato, i Kekal optano sia per lo scream/growl -utilizzato per lo più nei momenti di maggiore tensione- sia per la voce pulita, alla quale fanno ricorso nelle parti più atmosferiche e pacate.
L’introduzione viene delegata a “Subsession/Once Again It Failed”. Il brano racchiude in sé molte delle caratteristiche fondamentali dello stile degli indonesiani: la track presenta parti aggressive -coincidenti con le strofe-, alternate a momenti di più ampio respiro in cui fa la comparsa la clean voice.
E’ con “Vox Diaboli” che la band firma il miglior pezzo del lotto. La canzone è perfettamente bilanciata tra parti puramente sperimentali, in cui i pattern elettronici la fanno da padrone ed altri in cui è invece la cieca violenza a prendere il sopravvento. In appena 4 minuti e 30 secondi, il trio riesce a concentrare tutte le sfumature della propria musica, con un risultato finale di ottimo livello.
Procedendo con l’ascolto si incontrano altri brani degni di nota: tra questi, da citare, sono sicuramente l’atmosferico ed affascinante strumentale “Paradigma Baru” e la folle “Default”, una traccia a cavallo tra elettronica e metal estremo, particolarmente riuscita ed avvincente.
Per quanto concerne l’aspetto tecnico/esecutivo, il combo non mostra quasi mai il fianco: tutti i membri svolgono il proprio compito con precisione chirurgica, eseguendo anche i passaggi più complessi con estrema professionalità.
Ottima anche la qualità di registrazione, che lascia il giusto spazio a ogni strumento.
Questo è quanto. “1000 Thoughts Of Violence” rappresenta, ad oggi, la migliore uscita di casa Kekal, nonché uno dei dischi più interessanti del panorama avantgarde post-2000.
Emanuele Calderone
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Tracklist:
01- Subsession – Once Again it Failed
02- Vox Diaboli
03- In Continuum
04- Paradigma Baru
05- Artifacts of Modern Insanity
06- Violent Society
07- Subsession II
08- Default
09- Beyond Numerical Reasons