Recensione: Wide Awake (In My Dreamland)
Ottantacinque album incisi a vario titolo. Trent’anni di carriera.
Progetti in ambiti metal, hard rock, prog, AOR e funk. Un numero infinito di collaborazioni stellari con alcuni degli artisti più rappresentativi dell’universo rock.
Sette cd da solista, dalla qualità omogeneamente elevata.
Numeri da capogiro per quello che a pieno diritto e da considerarsi come uno dei frontman più espressivi, magnetici e completi attualmente presenti sulla scena.
Jeff Scott Soto non lo scopriamo oggi, è evidente.
Risulta quindi quasi didascalico e superfluo inerpicarsi su elogi nei confronti di una voce sublime o magnificare oltremodo il percorso musicale di un gigante del microfono.
Chi apprezza il genere non ha, insomma, bisogno di grosse presentazioni.
Prolifico ed iperattivo, Soto ha ultimamente diviso la propria “anima” in tre distinti side project.
S.O.T.O., band dalle influenze parecchio hard-moderniste. W.E.T., eccelso progetto imbastito in compagnia di Erik Martensson degli Eclipse e Robert Säll dei Work of Art. Ed infine JSS, una nicchia assolutamente “privata” in cui essere assoluto e definito protagonista.
Proprio con la griffe del solo project esce “Wide Awake (in my Dreamland)”, album che fa seguito ad una serie di release prodotte nel corso degli anni dal valore indistintamente alto. Da “Lost in the Translation”, passando per “Damage Control”, “Beautiful Mess” e “Retribution“, i cd marchiati dal talento del singer statunitense si sono sempre rivelati un balsamo rinvigorente per le orecchie degli amanti del rock ben bilanciato tra melodia e vitalità, benedetto poi da una voce superiore.
Nella scia dei predecessori, anche “Wide Awake” non delude affatto le aspettative, mantenendo intatte tutte le migliori peculiarità che caratterizzano le produzione di Soto.
Si riconosce nuovamente un grande occhio per le hookline di bell’impatto, miscelate con chitarre potenti, una masterizzazione efficace e, per l’appunto, l’ugola di JSS a sgommare in ogni dove. Consolidato nel genere e nello stile, il solo project conferma insomma d’essere il terreno in cui esprimersi nel tradizionale solco dell’hard rock di profonda radice eighties da cui Soto deriva.
Un bell’aiuto è oltretutto arrivato dalla collaborazione dell’ormai imprescindibile Alessandro Del Vecchio, certezza artistica con cui condividere la stesura dei brani e la loro incisione.
L’alchimia tra due pesi massimi di tale portata ha, come preventivabile, prodotto l’ennesimo album di alto livello, fatto di energia, raffinatezze, cori d’impatto e canzoni godibili.
Il piacere d’ascolto, prima di tutto: pezzi come “Someone to Love“, “Mystified“, “Lesson to Love” e “Paper Wings” testimoniano un rinnovato stato di grazia che mette in fila in un colpo solo l’intera carriera del frontman americano.
Easy listening miscelato con atmosfere per nulla dozzinali ed inframmezzato da spunti strumentali alquanto gustosi. Un canovaccio che da sempre appartiene al menù espresso dalla musica di cui Soto è protagonista: tanti riferimenti con un passato scintillante, sempre attualissimo nell’attitudine e nella forma.
Talisman, Takara e gli stessi W.E.T., addirittura qualcosa che potrebbe risalire al lungo periodo speso in compagnia di Axel Rudi Pell. Esperienze che rimangono un termine di paragone imprescindibile: un mix che in quattro brani in particolare risulta effettivamente vincente al punto da divenire parte integrante di un ipotetico greatest hits di JSS.
Parliamo della “progressiva” “Love is Blind” che assieme alle americanissime “Love will find a Way” e “Between the Lines” ed alla epica “Desperate” compone il quartetto perfetto di questa nuova fatica. I pezzi, in buona sostanza, che meglio di tutti potrebbero essere utilizzati al fine di rappresentare al meglio “Wide Awake“.
Un disco davvero molto bello, di qualità, ricco di particolari e duraturo, in cui la sinergia songwriting solido e grande voce esalta un’opera di assoluto rilievo.
Nulla di nuovo in fondo.
Un livello qualitativo cui Jeff Scott Soto ci ha abituato da tempo e che, complice la collaborazione con Del Vecchio, non poteva che uscire ulteriormente rafforzato.
A rendere ancora più cospicuo il ricco piatto messo in menù, “Wide Awake (In my Dreamland)” esce accompagnato da un secondo cd live attraverso il quale poter apprezzare la performance tenuta da Soto al Frontiers Rock Festival nel 2019.
Un piacere quasi malinconico il poter riassaporare – pur se su video – le emozioni di un’esibizione dal vivo, in un periodo triste e disgraziato come questo in cui, purtroppo, nemmeno è ragionevole immaginare quando cose simili saranno ancora possibili.
Resa sonora e visiva, al solito, di primo livello: ulteriore motivo per classificare il nuovo album di Soto tra i migliori highlights di questo terrificante 2020.
Qualcosa di buono, almeno nella musica, ce lo ha portato…