Recensione: Suburbia
Gli scandinavi Fans of the Dark, già in occasione dell’uscita del più che buono omonimo album di esordio, alla cui recensione rimando, preannunciavano una sollecita nuova uscita, al fine di poter assembleare una set list sufficientemente estesa per le energiche e spettacolari esibizioni live fantasticate sui banchi di scuola da Alex Falk e Freddie Allen. A meno di un anno dalla precedente fatica, la band, nella cui formazione il basso di Rickard Gramfors ha sostituito quello di Robert Majd, mantiene fede alla promessa fatta e propone, sempre via Frontiers Music, il nuovo “Suburbia”.
L’album offre molteplici conferme.
Resta convalidata, innanzitutto, la forza dell’alchimia, al di fuori degli schemi, che aveva caratterizzato il precedente lavoro, tra tirati riff e stacchi metal, con una strizzata d’occhio agli Iron Maiden (senza, tuttavia, scadere nel derivativo), melodia AOR e il particolare stile vocale del frontman.
Mentre il cantato di “Fans of the dark” presentava alcune sbavature dovute al fatto che Falk si era adattato ad interpretare un pacchetto di brani interamente composto, nel periodo pandemico, dal batterista Freddie Allen, in “Suburbia” le prestazioni del singer appaiono più naturali e convincenti. Nonostante la composizione della maggior parte dei brani sia restata prerogativa di Allen, si intuisce che i nuovi pezzi sono tagliati ad arte sulle peculiari caratteristiche del cantante, a dimostrazione che i Fans of the Dark hanno ben compreso che proprio grazie alla voce, (non propriamente hard rock/metal, ma di impostazione soul) riescono a essere riconoscibili, circostanza che, nello sconfinato scenario di band emergenti, costituisce innegabilmente una marcia in più.
Le soluzioni musicali adottate e i temi trattati nei brani di “Suburbia” testimoniano che è rimasto immutato sia l’amore per le sonorità targate NWOBHM, che l’interesse per il filone letterario-cinematografico dark, in tutte le sfumature (dal gotico all’horror) che il genere ha da offrire.
Torna in copertina l’essere mostruoso, già presente in quella del primo album, che richiama vagamente la mascotte dei Maiden, ma in pessima forma rispetto a “Edward T.H.”.
Questa volta la goffa e sgraziata creatura pare impegnata a seguire le indicazioni della segnaletica stradale, segno che la band ha ben chiara la destinazione da seguire.
La tematica zombie che aveva chiuso (con il brano “Zombies in my class”) l’opera prima viene riproposta in apertura del nuovo album con “Night of the Living Dead”, dando un ulteriore, chiaro segno di continuità. Brano efficace, con un riff d’effetto, smorzato da un chorus un filo troppo leggero.
“The Pirates of Maine” fa il paio con la traccia di chiusura “Restless Soul” sia per la durata, che sfiora gli otto minuti, sia per un comune senso epico, reso mediante il ricorso alle sonorità classiche della nuova ondata heavy metal britannica, ben assimilate e riproposte con gusto personale.
Tra i successivi brani, tutti di livello soddisfacente, spiccano “Sick! Sick! Sick!” (il cui titolo e refrain offrono una scherzosa assonanza con il “666” che apriva il chorus di “The Number of The Beast”), “Fans of the Dark”, una traccia AOR rinforzata dalla chitarra di Oscar Bromvall che, per tutto l’album, è impegnato ad alternare assoli al vetriolo a balsamiche linee melodiche, e “The Goblin King”.
Con “Suburbia” i Fans of the dark sanno ancora una volta incuriosire e divertire, ribadendo di avere i numeri per mantenere ben viva l’attenzione durante l’intera durata di un loro platter.
P.S.: Notizia dell’ultima ora dà i Fans of the Dark nel cartellone del Frontiers Rock Sweden che si terrà a Stoccolma l’08/10/2022. Nel corso del Festival, che rappresenterà un’ottima occasione per iniziare a vedere realizzati i sogni di rock’n’roll a lungo coltivati, sono sicuro che la band manterrà anche l’ulteriore promessa di una esibizione indiavolata.
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