Recensione: 1349

Di Alberto Fittarelli - 15 Ottobre 2002 - 0:00
1349
Band: 1349
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
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80

Pochi forse conosceranno questa band, alla sua prima produzione vera e propria dopo il demo “Chaos Preferred”; ma basta dire che arrivano dalla Norvegia e che il batterista è un certo Frost, membro storico dei Satyricon, per farsi un’idea del sound proposto dai quattro!
Questo MCD è dedicato a tutti i nostalgici dei primi anni ’90, quando la scena black norvegese muoveva i primi passi con un suono gelido ed originale: niente, in questi 4 pezzi, lascia immaginare l’evoluzione (o, a volte, l’involuzione) che il movimento ha subito durante gli anni.

Delle campane a morto nel bel mezzo di un temporale ci introducono alla prima “End of all”: un riff raggelante, dal tipico suono “a zanzara”, precede il rantolo del vocalist e l’intreccio del basso (dal suono distinto, cosa strana per questo tipo di sound), per poi sfociare nella prima accelerazione del dischetto, con patterns di batteria praticamente grind a sostenere ottimi, seppur semplici, intrecci chitarristici. E l’alternarsi di sulfuree parti cadenzate con sfuriate total black continua sino alla fine, senza mai stancare l’ascoltatore.
La seguente “Antichrist Warzone” parte anch’essa come un mid-tempo su cui è il cantante a fare la differenza; all’improvviso arriva lo stacco e la batteria parte a razzo, per ritornare poco dopo sui tempi iniziali, e così via, in un maelström di suoni e sensazioni, purtroppo però non sempre ben definite: questo è forse l’unico pezzo un po’ troppo abbozzato del mini, con parti a volte troppo ripetitive. Ci si riprende comunque subito con la sparatissima “Chaos Within”, dove si nota chiaramente come senza Frost probabilmente le composizioni dei 1349 perderebbero numerosi punti: il suo drumming veloce e potente è infatti fondamentale nell’economia della canzone, riempie tutti i possibili vuoti e ci fa tornare con la mente direttamente alla mitica “Mother North”. Il pezzo conclusivo è invece una cover dei Celtic Frost, “The Usurper”, registrata durante uno show della band e resa abbastanza simile all’originale, ma penalizzata purtroppo da una registrazione non all’altezza del restante materiale.

Cosa dire, in conclusione, di questo MCD: credo che possa essere considerato un must per tutti gli appassionati ed i nostalgici, per la vicinanza delle emozioni che suscita con quel feeling che sopravvive (comunque modificato) solo in alcune delle bands più oltranziste; d’altra parte è sempre difficile farsi un’idea della futura produzione partendo da così pochi pezzi, perchè se è vero che il trademark del gruppo, la continua alternanza di tempi nelle composizioni, rende vari questi venti minuti scarsi di black metal incontaminato, va considerato anche che sulla lunga distanza la cosa potrebbe risultare noiosa. In ogni caso vanno premiate le indubbie capacità dei musicisti, così come la loro capacità di rispolverare degnamente ciò che sembrava morto da tempo. Unholy Black Metal!

1. End of all
2. Antichrist Warzone
3. Chaos Within
4. The usurper (Celtic Frost cover)

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