Recensione: 1919 – Eternal

Di Alkaflatz - 4 Aprile 2002 - 0:00
1919 – Eternal
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Anno: 2002
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70

Questa è stata un’annata veramente “full” per Mr.Wylde: un live, un album con Ozzy, un film, ed ora anche un nuovo cd solista, sotto il monicker Black Label Society, in cui fa praticamente tutto…canta, suona e ne cura la produzione. Da “No Rest for The Wicked” di strada ne ha fatta e devo dire che era con una certa ansia che mi apprestavo ad ascoltare questo suo lavoro , il terzo album è infatti per molti quello della consacrazione o della rovina…..sarebbe caduto un mito?
No, niente di tutto questo .L’attitudine e lo stile sono sempre quelli, la bravura con la sei corde è ulteriormente migliorata,ogni canzone è marchiata a fuoco con il tipico marchio BLS ma….ma ci sono alcune novità. L’impatto non è più tanto rozzo e diretto quanto piuttosto moderno, come dire..appesantite i Black Sabbath, mescolateli un po’ ai Pantera e fate fare loro un bel balzo avanti nel tempo di circa 30 anni, sporcandoli con qualche divagazione verso le frange più moderne del metal.Tutto questo può fare la gioia di alcuni ed il dispiacere di altri, sta a voi decidere.
L’opener track “Bleed for Me” è stata il primo ( e finora unico) singolo tratto dall’album.
Il riff è catchy,le accelerazioni attirano l’attenzione ed il ritornello strizza l’occhiolino agli amanti della melodia,ma sinceramente è stato fatto di meglio..ed era lecito aspettarsi qualcosa di più.
Passo falso la seconda song “Lord of Destruction“, insapore (come anche “Refuse to Bow Down) e con troppe concessioni ,secondo me, alla già citata modernità.
Le cose vanno meglio con “Demise of Sanity” e “Genocide Junkies” dove ritroviamo riff potenti e melodie meno scontate, secondo la miglior scuola “Stronger than Death”.
Le ballad -anche se lui non ama definirle tali- sono sicuramente il forte di Mr.Wylde ed in questo cd  ne abbiamo una ulteriore conferma grazie a “Bridge to Cross” e “Lost in Heaven“: entrambe possiedono un songwriting malinconico , una melodia toccante, ed entrambe hanno la capacita di instaurare con l’ascoltatore un feeling unico.
La canzone più violenta dell’intero album è senza ombra di dubbio “Battering Ram“, complice un drumming assassino ed una cattiveria intrinseca della voce stessa.Per quanto riguarda altri brani acustici sono presenti “Speed Ball” , due minuti di bravura distillata, ed in ultimo “America the Beautiful“, esente da ogni commento (R.I.P).
Vi piace da sempre la musica di Zakk Wylde? Compratelo.
Vi svegliate con i Carcass, pranzate con i Nile e vi addormentate con gli Absu? Probabilmente “Eternal” non è roba che fa per voi.
Trust in Metal.

 

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