Recensione: 1981
Gli H. Kristal oggi possono essere considerati una vera e propria anomalia nel variegato panorama metallico tricolore degli anni Ottanta. La particolarità della Loro proposta musicale li ha sempre distinti chiaramente dalla maggioranza dei gruppi nostrani attivi in quel periodo, tanto che quasi si stentava a credere che fossero italiani.
Originari della provincia di Vicenza gli H. Kristal dimostrarono immediatamente di avere le caratteristiche artistiche e la giusta personalità musicale per rimanere nella storia dell’Heavy Metal di quel periodo. La prima demo “Third Prophecy” del 1987 li vide alle prese con un ambizioso e oscuro US Metal di stampo progressivo accostabile a quello suonato dai mostri sacri del genere: Queensryche, Fates Warning e Riot. Oltre alla grande prova vocale del singer Paolo Barbieri spiccavano le doti compositive del gruppo in composizioni come “Jack The Ripper” e “Dreaming”, senza escludere la potenza galoppante della opener “Charade”. Passarono soltanto due anni da quel bellissimo nastro autoprodotto e gli H. Kristal nel 1989 sfornarono una nuova demo “No Where Roads” che riscosse meno successo della precedente ma che riservava forti emozioni per i loro fans.
I nostri accentuarono il lato progressivo della loro musica in brani del calibro di “Berenice” e “Dreaming part 2” andando a puntare ulteriormente sulle melodie articolare delle chitarre e la grande tecnica del nuovo cantante Andrea Grskovich. Anche la title track del demo non sfigurava affatto con il suo incedere maestoso e crescente accostabile a primi Sanctuary. Per gli H. Kristal era giunto il momento di pubblicare il primo disco ufficiale e nel 1992 finalmente la piccola ma combattiva FireBall Records si accorse del loro talento rilasciando sul mercato lo splendido “1981”.
Il risultato fu un disco molto curato a livello sonoro e ben distribuito per i parametri dell’epoca. Si partiva alla grande con “Isolation” una track giocata su intriganti passaggi melodici di stampo Maideniano e una galoppante atmosfera epica che faceva pensare a una band americana più che italiana. La splendida “Destiny” puntava sull’ottima prestazione vocale di Andrea Grskovich un vero cavallo di razza tra i cantanti italiani in circolazione all’epoca, qui gli H. Kristal sembravano accostarsi ai primi lavori dei Dream Theater pur riuscendo a non risultare derivativi.
L’atmosfera oscura di “End it All” richiama la verve dei Fates Warning del periodo classico e le chitarre ritmiche avevano un feeling veramente potente e particolare. Si tornava su binari puramente progressivi con “Between Reality ‘n’ Fantasy” una traccia più solare e diretta che oggi mi rimanda agli Evil Wings e ad altre formazioni italiane che sarebbero venute da lì a poco. La conclusiva “Berenice” riconfermava in pieno l’ottima impressione che aveva suscitato sul demo. Qui gli H. Kristal strizzavano l’occhio ai migliori Rush pur senza dimenticare una sana dose di parti ritmiche di forte impatto sull’ascoltatore.
Il disco riscosse grandi responsi e sembrò proiettare il nome del gruppo nell’Olimpo del panorama HM internazionale. La sensazione però fu che gli H. Kristal fossero arrivati troppo tardi quando ormai gli anni Ottanta erano finiti da un pezzo e questo aspetto danneggiò fortemente il successo dei quattro musicisti relegandoli nell’underground. La band registrò in quel periodo un brano molto bello intitolato “The Prayer” per la raccolta “Surgery Of The Power” confermando ulteriormente le proprie capacità musicali.
Incredibilmente gli H. Kristal scomparsero nel nulla dopo la dipartita del singer Andrea Grskovich e ci vollero altri cinque anni prima di ritrovarli alle prese con il secondo disco. Il nuovo parto “Empty” venne rilasciato dalla leggendaria Underground Symphony e credo possa essere ricordato tra le migliori produzioni di sempre dell’etichetta piemontese. Gli H. Kristal si allontanarono sensibilmente dallo stile delle origini puntando con coraggio verso il Progressive Metal melodico che in quel momento era molto in voga qui da noi. Il secondo tentativo della band non riuscì però a garantirgli i riscontri necessari per continuare la loro avventura e così inesorabilmente il gruppo si perse nel nulla.
E’ di qualche mese addietro la notizia di una reunion della band e forse l’inizio di un percorso artistico che possa finalmente portarli al successo che meritavano e che ingiustamente gli è stato negato per troppo tempo. Vi consiglio caldamente di ascoltare alcuni loro brani sulla loro pagina My Space e se vi trovaste tra le mani lo splendido “1981” sappiate di aver scovato un disco davvero molto valido e interessante, da non farsi scappare.
Alessandro Cardinale
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Tracklist:
1. Isolation 07:40
2. Destiny 07:04
3. End it All 06:12
4. Between Reality ‘n’ Fantasy 05:32
5. Berenice 07:00
Line-up:
Moreno Natoldi Bass
Giovanni Angiolin Drums
Claudio De Pretto Guitars
Corrado Chimello Guitars
Andrea Grskovich Vocals