Recensione: 1986
“It cries for you / It’s the least that you can do / Like a spiral on the wind / I can hear it screamin’ in my mind / Long live rock’n roll”.
Queste parole, cantate dal buon vecchio Ronnie Dio quando militava nelle fila degli oramai estinti Rainbow, esprimono la miglior essenza del rock’ roll.
Abbiamo voluto introdurre così l’ultima release del combo elvetico The Order proprio perchè il quartetto in questione (Gianni alla voce, Bruno alla chitarra, Andrej al basso e Mauro alla batteria), presenta nella tracklist del nuovo album “1986” un brano che dal titolo sembra voler omaggiare l’omonima canzone dei Rainbow, pur non trattandosi di una cover vera e propria di questi ultimi.
Dopo tre discreti cd, non erano necessarie troppe conferme: la formazione svizzera sa tenere egregiamente le redini di un buon rock’n roll di stampo ottantiano, non “shock” in stile boulevard Losangelino, bensì melodico – in molti suoi frangenti – ed un po’ più “spocchioso” in altri.
“Generation White Line” ne è un ottimo esempio: intro caratterizzato da un riffing possente (di certo non alla Pantera) che si articola bene e rivela ottima tecnica d’esecuzione alla sei corde.
Il cantato di Gianni Pontillo parte enfatico e deciso, con la caratteristica voce stile anni ’80, dopodiché il suono diventa molto melodico nel refrain, parte del brano in cui il titolo della canzone viene subito facilmente canticchiato.
Il solo è di ottima fattura, difficile ed armonico al punto giusto. Non eccede e non stanca.
L’intero album si aggira su questa determinata lunghezza d’onda: arricchendo cioè, il suono “metallico” con inserti talvolta “alla Whitesnake”, band richiamata alla memoria soprattutto per via dei titoli delle canzoni e dello stesso disco, un significativo “1986” che sa un po’ di rincorsa a ritroso di “1987”, capitolo definitivo dell’immenso serpente bianco.
Perle sono l’opener “The Power of Love”, “Heartbreaking Rebel Blood”, “Damn Hot Chick” e l’outro “Stop Lying In the Name of Love”: quest’ultima in particolare, sembra essere il pezzo più carico in fatto di pura adrenalina rock’n roll, da usare come perfetta apertura e chiusura live.
La nota di demerito è invece da attribuire decisamente a “Long Live Rock’n roll”, brano citato in apertura che, parere personale, appare statico soprattutto nel ritornello sciatto e un po’ tedioso, privo di originalità. Si salva solo il riffing portante, solido e di buona fattura.
Peccato, perchè avrebbe potuto essere la traccia trainante di questo full-length di dieci pezzi, non fosse altro che per il titolo, declamatorio ed appassionato.
Tutto sommato un ottimo lavoro anche questa volta. Dopo le tre fatiche precedenti già di buonissimo livello, i The Order si affermano all’altezza del genere, creando un suono prettamente vecchia guardia seppure – acusticamente parlando – dai contorni new school, ricco di armonici e tapping, riffate metal e sentimentalismo utopico.
Di certo, nemmeno con “1986” qualcosa di nuovo: Pontillo e compagni tuttavia sono riusciti a regalarci un prodotto degno, che con i dovuti omaggi ad un vecchio stile scolpito sulla pacchiana cover del disco, non ci fa rimpiangere troppo d’essere nel 2012.
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Tracklist:
01. The Power Of Love
02. Long Live Rock’n’Roll
03. Generation White Line
04. Lonely Nights
05. Fire It Up
06. A Kiss Under The Rain
07. Damn Hot Chick
08. Heartbreaking Rebel Blood
09. Why Dreaming Hollywood
10. Stop Lying In The Name Of Love
Line Up:
Gianni Pontillo – Voce
Bruno Spring – Chitarre
Andrej Abplanalp – Basso
Mauro Casciero – Batteria