Recensione: 1994: (reissue)

Di Mauro Gelsomini - 13 Dicembre 2005 - 0:00
1994: (reissue)
Band: 1994:
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
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70

L’ennesima riscoperta della Rock Candy Records visita nuovamente il Canada, terra di fenomeni nascosti. Dopo la reissue di Coney Hatch, è oggi ora di riscoprire i 1994: della bella Karen Lawrence, secondo chi scrive tra le migliori ugole di certo hard rock, quello al femminile che avrebbe trovato le sue massime espressioni negli Heart, in Lita Ford e, più tardi e più pesantemente, in Doro Pesch.

Era solo il 1978, ma il gruppo si proponeva già tra i precursori di un genere – l’AOR / Melodic Hard Rock – che sarebbe esploso nel decennio successivo. Certo, non fu il quartetto canadese ad anticipare i tempi, ma devo dire che per l’epoca il sound dei 1994: era decisamente originale. Ai membri fondatori, la stessa Karen e il batterista John Desautels, si unirono presto il bassista/chitarrista Bill Rhodes, e il chitarrista Steve Schiff; tutti nomi decisamente sconosciuti all’epoca, e altrettanto sfortunati in futuro dal punto di vista della notorietà; la musica dei 1994:, però, piacque all’allora produttore dei Pink Floyd, Bob Ezrin, contattato da Kristine Lawrence, sorella di Karen, improvvisatasi manager della band. Sfortunatamente Ezrin era troppo impegnato con i Pink Floyd, con cui aveva un contratto di esclusiva, e fu costretto a “girare” la band al suo amico Jack Douglas, con cui aveva lavorato in passato, e conosciuto per l’assistenza prestata sui lavori di Miles Davis, Mountain, The Who, John Lennon, New York Dolls, Aerosmith, Patti Smith e Blue Oyster Cult. Jack apprezzò a tal punto la proposta di Kristine che finì per sposarla!!!

La band si chiuse nei Caribou Ranch studio di Douglas, e tirò fuori un demo che le valse un contratto discografico con la A&M, e di lì a poco arrivava sugli scaffali dei negozi questo omonimo debut, bissato l’anno successivo da “Please Stand By”, in seguito al quale la band si sciolse.

Il song-writing è sicuramente meno raffinato rispetto a quello degli Heart, la stessa Karen Lawrence, sebbene la sua voce sia portentosa e le sue pose voluttuosissime, è decisamente meno “personaggio” rispetto a una Lita Ford; a tratti assimilabili ad act prettamente “maschili” come gli Angel, o i Night Ranger, i 1994: non riuscirono ad imporre il loro marchio di fabbrica come standard, anche se questo disco contiene delle hard rock song di tutto rispetto come “Shoot To Kill” o “Sing To Me”, dei veri e propri rock-anthem che probabilmente, se fossero stati presentati da un frontman di sesso maschile, avrebbero incontrato maggiore fortuna.
Invece questo lavoro diventò ben presto una rarità per collezionisti o fanatici del genere, così lontano dall’AOR che sarebbe esploso di lì a poco, e così poco distinguibile, compositivamente ed esecutivamente parlando, dalle tante melodic hard rock band della scena. Risulta invece decisamente originale e avveniristico, per i tempi, il sound del disco, peraltro rivalutato dal remaster della Rock Candy.

Lasciano infine a desiderare le tracce bonus, registrate dal vivo probabilmente in qualche show davanti a pochi intimi, con una Lawrence irriconoscibile (le pecche esecutive miste ad una voce ruvida e poco brillante mettono i brividi) che fa quasi pensare di stare ascoltando una band stoner, e una qualità sonora ai limiti del sopportabile. Tutto fa abbassare il voto finale, dal momento che lo status di culto di cui la band gode non giustifica la pubblicazione di materiale tanto scadente.

Tracklist:

  1. Once Again
  2. Shoot To Kill
  3. Sing To Me
  4. Heleana
  5. Bring It Home
  6. Radio Zone
  7. Hit The Hard Way
  8. Read Up
  9. Anastasia
  10. Shoot To Kill (Bonus Track)
  11. Find It In The City (Bonus Track)
  12. Hit The Hard Way (Bonus Track)
  13. Bring It Home (Bonus Track)

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