Recensione: 2

Di Onirica - 27 Febbraio 2002 - 0:00
2
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Genere:
Anno: 2001
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80

Sentimento ed interpretazione, esperienza ed impegno, grinta e fascino,
malinconia e spasimo, colpi di scena e fantasia.
Questo non è un side project come gli altri, ma il palcoscenico di una delle
voci più complete della scena progressiva: sto parlando naturalmente di Kevin
James LaBrie
, ugola canadese in ufficiale possesso di un gruppo chiamato
Dream Theater se non sbaglio. E questo disco è un nuovo sogno che non potete
perdervi, giuro.

Accompagnato da musicisti d’eccezione come Wehrkamp e Cadden-James degli Shadow
Gallery, insieme a Trent Gardner dei Magellan, la seconda parte del James
LaBrie’s Mullmuzzler non poteva che oltrepassare le aspettative. Dal punto di
vista compositivo è veramente impeccabile, pieno di idee e tratti originali, in
grado di evocare un clima unico e speciale nonostante si salti da una traccia
all’altra, testimonianza di un impegno sicuramente più studiato rispetto alla
prima esperienza solista di questo artista. Considerata la parte strumentale, il
paradosso sta proprio nel trovarsi con pochissime parole di fronte alle note che
escono dalle labbra di un professionista ormai ben rodato e quasi certamente al
massimo grado di brillantezza personale. Una voce ormai ben definita e matura.

Dopo un ottimo inizio di nome Afterlife, James ci presenta la traccia che
probabilmente rappresenta l’essenza di questo disco dato che si trova in seconda
posizione; di certo una delle più difficili dal punto di vista vocale, Venice
Burning
si arrampica sulle spesse corde di un basso impazzito mentre un
incalzare continuo di chitarra e batteria rende l’ambiente frizzante e
delizioso. Nella quarta traccia, chiamata Falling, si nota invece tutto
il calore di una voce malinconica e dolce, capace di rendere indimenticabili
quattro tranquillissimi minuti come questi.

Si entra nel vivo del nastro. Con la traccia che segue vi accosterete alla mia
tesi iniziale. Questo non è un side project come gli altri e Stranger lo
dimostra: una tastiera indiavolata si unisce al cast dei protagonisti insieme ad
un James ormai travolto dalla sua stessa potenza vocale. Anche la batteria
sembra tirare fuori il meglio di sè ed è per questo motivo che definirei tale
brano come quello tra virgolette più pesante e movimentato, insieme a
particolari effetti uniti alla voce ormai avvolta nel delirio. Influenze pink
floydiane tanto evidenti quanto piacevoli aprono e chiudono con la pelle d’oca
questa traccia.

Facciamo una scommessa. Scommettiamo che all’ascolto di Save Me il vostro
sguardo prenderà dei lineamenti cattivi e incazzati, la vostra testa farà avanti
e indietro mentre pian piano comincerete a sorridere istericamente. Se così non
fosse vi prego di farmi sapere al più presto grazie. Questo è uno dei pezzi
assolutamente da non perdere.

Ci avviciniamo alla fine. Se dopo la splendida performance vocale di Believe
e Listening non vi sarete completamente sciolti nella vostra poltrona,
allora avrete il piacere di ascoltare il brano conclusivo, Tell Me,
improvviso e imprevedibile, ideale per lasciare il segno definitivo, quello che
vale una volta per tutte: il fenomeno James LaBrie.

Passando dalle pesanti critiche di metà anni novanta, favorite da un’infezione
alle corde vocali, James è arrivato alle impeccabili quattro ore scarse di
concerto a livelli altissimi, con un gruppo che grazie a dio gli ha dato la
fiducia di cui aveva tanto bisogno. Immenso. L’album appena recensito non è che
una virgola nella sua svariata esperienza e quindi, seppur validissimo, non
servirà ad aumentare il suo prestigio. Tuttavia lo consiglio di cuore perchè
effettivamente merita molto. E mentre concludo, leggendo tra le righe della sua
biografia, qualcosa mi fa sorridere: a soli tre anni girava per casa cantando a
squarciagola qualsiasi canzone passasse alla radio…

Track List:
1. Afterlife
2. Venice Burning
3. Confronting The Devil
4. Falling
5. Stranger
6. A Simple Man
7. Save Me
8. Believe
9. Listening
10.Tell Me

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Genere:
Anno: 2001
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