Recensione: 20 Years Of Wonder…Live!

Di Vittorio Cafiero - 6 Luglio 2024 - 10:43
20 Years OF Wonder…Live!
Band: Mesmerize
Genere: Heavy 
Anno: 2024
Nazione:
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80

Se volessimo schematicamente riassumere la storia e l’evoluzione del metal italiano, potremmo individuare orientativamente tre epoche: una prima, quella degli anni ’80, l’era dei coraggiosi pionieri, dove con pochissimi mezzi si cercava, il più delle volte senza successo, di emulare gli eroi provenienti da Oltre Manica, dagli Stati Uniti o dalla Germania; una terza, cronologicamente parlando, quella attuale, dove oramai i gruppi a livello tecnico e stilistico poco hanno da invidiare ai colleghi stranieri; tra queste due, ce n’è stata una seconda, temporalmente posizionabile negli anni ’90, che, contestualmente al passaggio al digitale, vide anche una prima presa di coscienza da parte dei gruppi nostrani, accompagnata da una sostanziale maturazione in termini strumentali, compositivi e organizzativi. L’epoca d’oro degli esordi di Extrema, Lacuna Coil, Vision Divine, Labyrinth, Rhapsody, per essere ancora più chiari. Proprio in questo clima, ci fu una serie di etichette che coraggiosamente si impegnarono in una vera e propria missione, quella di supportare, sostenere e spingere il metal nostrano: la Dracma da Torino, la fiorentina Rosemary’s, la Pick Up Records da Bassano Del Grappa, l’abruzzese Lucretia e anche e soprattutto l’Underground Symphony di Maurizio Chiarello che, tra i tanti, permise ai milanesi Mesmerize di esordire nel 1998 con “Tales Of Wonder”, un heavy-power metal agguerrito, al passo con i tempi di allora, che consentì ai cinque di scorrazzare tra birrerie e locali della Pianura Padana per presentare la propria proposta dal vivo, situazione sicuramente congeniale alla band (chi scrive ricorda un’indiavolata esibizione a Lu Monferrato, presso il mitico Mephisto Rock Café). Proprio in occasione del ventennale di “Tales Of Wonder”, i Mesmerize si sono riuniti in quel di Cornaredo (Milano) per celebrarne l’anniversario. Tale performance, registrata all’epoca, finalmente vede oggi la luce tramite la pubblicazione su cd, sempre ad opera della mai troppo lodata Underground Symphony. La line-up è la stessa di allora, con l’eccezione del chitarrista Paolo Chiodini sostituito da Luca Belbruno. Bello che la formazione sia praticamente la stessa, a dimostrare una passione, vera linfa dell’underground, che è rimasta viva dopo tanti anni.

Già dal brano di apertura “It Happened Tomorrow”, tratta da “Paintropy” del 2013, si percepisce l’impatto che la band è in grado di generare in sede live: la registrazione sembra ottima, pulita ma per niente artificiale, davvero genuina. Il wall of sound che il quintetto riesce a creare è solido, lontano dai ghirigori e dalle raffinatezze del power melodico ma anche da quello più monolitico teutonico: in sostanza, riesce il tentativo di rendere moderno e fresco un sound tutto sommato tradizionale. Lo stile è personale, derivato (non derivativo!) dai mostri sacri del genere, ma non tanto da individuare indiscutibilmente l’influenza rilevante di questa o quella band storica. Interessante anche l’alternanza fra le due chitarre di Piero Paradivino e Luca Belbruno che si spartiscono gli assoli e spicca da subito la voce di Folco Orlandini, uno che già all’epoca non sfigurava affatto se paragonato ai vari Lione, Tiranti e Morby. Senza eccedere negli acuti, mostra tecnica e resistenza lungo tutta la setlist del concerto.
Dopo il primo pezzo, che funge da riscaldamento, i Mesmerize si concentrano nella celebrazione dell’album di debutto, che viene riproposto quasi nella sua interezza. Per forza di cose, a livello stilistico l’esibizione catturata si mostra compatta e lineare. Si parte con “The Werewolf”, dalle ritmiche irregolari con stacchi che rendono il pezzo particolarmente dinamico, per poi passare a “Hell On Wheels”, dove Orlandini riesce a donare al pezzo una forte carica emotiva (salvo errore, il pezzo dovrebbe essere ispirato a “Trucks/Brivido” di Stephen King). Con “Children Of Reality” si torna con la mente agli anni ’90, con una cavalcata power il cui stile era tipico di quegli anni. Carico di lavoro extra in questo caso per il batterista Andrea Garavaglia.
Ritmiche robuste, ritornelli accattivanti, pezzi snelli e immediati senza essere becera dimostrazione di potenza, esecuzione tecnica senza sbavature: fa piacere che un gruppo “adulto” continui imperterrito e fedele alla propria indole dopo tanti anni, seppure lontano dai riflettori e dalle mode del momento. “Forging The Darksword” già dal titolo garantisce atmosfere decisamente epiche, così come la battagliera “Ragnarok”, preceduta da “Chorus Of The Rain”: in questo caso, è l’occasione per proporre anche una ballad, cosa più unica che rara nella discografia dei Mesmerize.

I Mesmerize sono un progetto vivo e vegeto, carico di spirito ed attitudine; incarnano la passione, elemento che è parte costiruente del DNA di un genere musicale come il nostro. Solo per questo andrebbero supportati. Del resto, non dovrebbe essere difficile quando dietro c’è la qualità di una prestazione come quella catturata su “20 Years Of Wonder…Live!”.

Vittorio Cafiero

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