Recensione: 21st Century Killing Machine

Di Alberto Fittarelli - 25 Gennaio 2006 - 0:00
21st Century Killing Machine
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Diciamocelo: il metal “di plastica” ha veramente rotto. E parlo di
“plastica” ovviamente per quel tipo di band che risponde a determinate
richieste di marketing, con magari una bella cover tra il fumettoso e
l’adolescenziale alla Iron Maiden, un musicista “famoso” (e bisogna
vedere quanto effettivamente talentuoso) e la grancassa della promozione alle
spalle.

È un fenomeno trasversale ai generi, diretta conseguenza di un mercato metal
che solo in Italia e nel terzo mondo resta di nicchia, assumendo in alcuni Paesi
(Scandinavia, Germania, USA) le dimensioni di una vera e propria miniera d’oro.
Logico quindi che il business favorisca il crearsi di spazi per gruppi che,
sempre parlando schiettamente, lasciano il tempo che trovano; o di mode
destinate a durare quanto un battito di ciglia (chi ha detto metalcore?).

Nella prima di queste due categorie rientrano, anche se con qualche sprazzo
di luce, gli svedesi One Man Army, figli decisamente illegittimi dei The
Crown, da cui il cantante (ma badate: non primo compositore, tutt’altro) Johan
Lindstrand
proviene. Una band che suona death/thrash con particolare
predilezione per i tempi cadenzati, composta da musicisti sostanzialmente
anonimi e non particolarmente dotati, per quanto in grado di eseguire bene il
proprio compito. Tutto ruota, quanto immagine, monicker, eccetera, intorno alla
presenza di un frontman noto ai più per quanto fatto con un gruppo di maggiore
spessore. Chiaramente l’analisi dell’album non termina qui: il disco si muove su
coordinate sì strasentite, ma capaci di dare vita a qualche episodio
illuminato, come la trascinante Devil on the red carpet, dal chorus
davvero riuscito; e che sicuramente dal vivo riesce a sbatacchiare più di un
cranio nella folla.

Ma Johan & co. non creano nulla, non ci danno particolari motivi di
interesse e forti tentazioni allo spendere i fatidici 15 euro (se va bene) per
acquistare questo disco. Sembra che la Nuclear abbia voluto destinarlo al mercato
del futuro, del resto: i giovanissimi, che solo ora si avvicinano al mondo del
metal, sentono la potenza della produzione, abbinata a un’immagine appunto
“giovane”, e ne restano in qualche modo affascinati. Ma manca la
sostanza, e non serve mandarli in tour coi Children of Bodom, altro fenomeno
tipicamente adolescenziale, per incantare chi ha spirito critico e sa
confrontare i contenuti di 21st Century Killing Machine con quanto
detto e ridetto in decenni di metal, estremo o meno.

I dischi metal ormai si trovano anche dal panettiere sotto casa, ma più
difficile è dare loro spessore artistico: non basta il compitino appena
sufficiente degli One Man Army, e sono sicuro che nello spazio di altri
due dischi al massimo se ne accorgeranno tutti. Non tutti i ragazzini si fanno
imbambolare, vero Nuclear?

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Killing Machine
2. Public Enemy No. 1
3. No Apparent Motive
4. Devil on the Red Carpet
5. Behind the Church
6. Hell Is for Heroes
7. The Sweetness of Black
8. When Hatred Comes to Life
9. Bulldozer Frenzy
10. Branded by Iron
11. So Grim So True So Real
12. Mary’s Raising the Dead

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