Recensione: “2+2 = 5: Best of + Rarities”
Mark Spiro è stato uno dei più apprezzati autori e produttori in ambito AOR e pop-rock della storia della musica statunitense, soprattutto negli anni Ottanta del secolo scorso. Ha scritto, infatti, canzoni per artisti come Heart, Giant, Bad English, Kansas, Reo Speedwagon, Winger.
Inoltre, ha anche composto brani per numerosi film di successo di quegli anni (il binomio film di cassetta/musica AOR, a quei tempi, era davvero inscindibile) e del decennio successivo, come la Mighty Wings realizzata dai Cheap Trick per il celeberrimo “Top Gun”, In Dreams cantata da John Waite per “True Romance” e Day After Day registrata da Julian Lennon per “Music From Another Room”, nonché per tante serie televisive.
Spiro è anche protagonista in prima persona di una lunga carriera solista, iniziata nel 1986 con l’album “In Stereo”, uscito in Germania, seguito diversi anni dopo da “Care Of My Soul”, rilasciato in Giappone, Scandinavia ed Australia.
Frontiers Music oggi presenta questo triplo lavoro, “2+2 = 5: Best of + Rarities”, che scotomizza i primi due album da solista di Mark Spiro e riepiloga, invece, quel che è successo nella sua carriera con i lavori successivi, da “Now Is Then, Then is Now” del 1996, fino a “It’s a Beautiful Life” del 2012, aggiungendo un intero CD di “chicche” e rarità inedite, che include collaborazioni con artisti al centro del mondo AOR come Dann Huff e Michael Thompson.
I due dischetti antologici descrivono efficacemente la traiettoria di un artista che, soprattutto a metà degli anni novanta, con qualche eccezione, colloca la sua espressione artistica nel solco di un buon (pop) rock adulto, che veleggia tra momenti più energici e grintosi (come i midtempo ad un tempo catchy, patinati e grintosi Better With A Broken Heart, Through My Eyes, The Rain Came Tumblin’ Down e gli energici Vendetta e The Rhythm Of Your Soul) ed altri, decisamente prevalenti, di morbido soft rock. Tra questi, si fanno riascoltare con piacere All The Love We Kill e Don’t Leave Me In Love (eleganti, romantici e raffinati) e A Beautiful Mistake (tra rock melodico e pop, con un pizzico di grinta).
Altrove, Mark Spiro indulge verso un folk rock che piace quando si fonde con l’AOR come in I’ll Be There, ma che risulta troppo spesso privo di nerbo e carattere, oppure molto francamente virato verso un pop scialbo assai come in It’s A Beautiful Life.
Tra gli inediti (complessivamente più interessanti della produzione del millennio in corso), ci piace citare, anche come contrappeso, nell’economia generale del box, al prevalente sbilanciamento verso le atmosfere più rarefatte, i pezzi che pigiano sull’acceleratore del rock/AOR di classe, come Take Your Time, Leave My Heart Alone, Watching Over Me, oppure come l’impennata groovy verso la black music di Feels Like, con l’eccezione della pregevole e raffinato sofficità di Whenever I Remember.
“2+2 = 5: Best of + Rarities”, in definitiva, offre un’occasione molto interessante per riscoprire la fase post anni Ottanta di quest’artista statunitense, consentendo di riscoprire alcune canzoni di ottima fattura ed atmosfera e alcune perle rimaste nascoste fino ad ora, ma porta su di sé il peso di troppi passaggi poco sapidi e troppo indulgenti su suoni acustici e privi di mordente.
Francesco Maraglino