Recensione: 26 East: Volume 1

Di Francesco Maraglino - 24 Maggio 2020 - 10:18
26 East: Volume 1
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2020
Nazione:
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https://youtu.be/9ezG38Iirqg

Dennis DeYoung è stato – insieme ai fratelli Chuck e John Panozzo – tra i membri fondatori degli Styx, una delle band fondamentali in ambito pomp rock. Cantante e tastierista, DeYoung è stato, per la formazione statunitense (che oggi continua con buonissimi risultati il proprio percorso artistico anche dopo che le sue strade si sono separate da quella di DeYoung), il principale fautore del tipico mood grandioso (ma anche del flavour più devoto alla canzone tradizionale) della band a stelle e strisce.
Il musicista aveva celebrato, giusto qualche anno fa (2014), proprio il proprio passato con gli Styx grazie all’album live “…And The Music Of Styx Live in Los Angeles, e contava di terminare la propria carriera con un ultimo studio-album, che raccontasse i suoi percorsi dai suoi primi passi in quel di Chicago fino ai trionfi degli Styx.
Poi però, la foga compositiva gli ha preso la mano, e il materiale prodotto è diventato sufficiente per ben due full-length, il primo dei quali vede la luce di questi giorni. Fondamentale, per l’entusiasmo e l’ispirazione del titolare di questo 26 East: Volume 1, è stata la collaborazione dell’altrettanto fondamentale mammasantissima dell’AOR e del pomp, quel Jim Peterik che nel proprio “Winds of Change” aveva duettato con il cantante degli Styx nella canzone “Proof of Heaven”.

Naturalmente, fin dall’apertura la pomposità e la grandeur dei migliori Styx in chiave musical irrompe grazie a East Of Midnight, per poi ripresentarsi con riferimenti prog ma anche carichi di rimandi alle band di Peterik, Survivor e Pride Of Lions, ìn The Promise Of This Land, irrorata da cascate di note di eccellenti tastiere e chitarre, nonché nella autocitazione finale (dall’opener di “Paradise Theater”), di A.D. 2020.

A Kingdom Ablaze è, di contro, un brano complesso che oscilla tra rarefazioni, esplosioni mistiche e lampi hard rock.

Dennis DeYoung qui non manca di dare sfogo anche l’anima più blue collar, hard e AOR dei primordi della propria ispirazione, in particolare in un marciante uptempo come Damn That Dream, e in una With All Due Respect  dalle chitarre ruggenti ma pure non priva di qualche atmosfera da musical.

L’artista statunitense, infine, non rinuncia ad accarezzare l’ascoltatore con la sua vena più tradizionale e romantica, spesso con toni da crooner, in canzoni come You My Love, ballad ad alto tasso zuccherino e condotta a tempo di valzer, e la più orgogliosa ed emotiva Run For The Roses.

E se Unbroken è un midtempo/semiballata da rock “adulto” con melodia e synth sugli scudi, una vera chicca è rappresentata dall’intensa To The Good Old Days, che vede ospite Julian Lennon, anche a testimonianza dell’amore di Dennis per i Beatles.

26 East: Volume 1 è, insomma, un gradevole coacervo di grandiosità, teatralità, influssi scaturenti dal musical e dall’arte sempiterna dei “Fab Four”, nonchè dal migliore arena-rock. DeYoung, in definitiva, s’ispira a se stesso ed alla propria storia artistica, con e senza gli Styx, ma lo fa citandosi  in maniera strepitosa anche grazie ad un cast stellare (con Peterik in grande evidenza – ma ci piace citare qui almeno il chitarrista Mike Aquino dei Pride Of Lions ed il vocalist Kevin Chalfant, che gli appassionati di AOR ricorderanno con gli ottimi The Storm)

Indubbiamente, dunque, 26 East: Volume 1 è un album vintage, ma di un vintage che ci piace e che gratifica appieno chi di noi ama questo genere musicale e che ci fa attendere con trepidazione il “Volume 2”

Francesco Maraglino

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