Recensione: 2973 La nemica dei Ricordi

Di Stefano Ricetti - 19 Luglio 2015 - 12:30
2973 La Nemica dei Ricordi
Band: Spettri
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2015
Nazione:
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81

Il 17 febbraio 2012, sempre su questi schermi a sfondo nero, iniziai la recensione dell’omonimo degli Spettri – un moniker azzeccato che è tutto un programma – così: con una copertina davvero splendida, ripropone un olio su tela intitolato “La vita dopo la morte “ a opera di Ferìda, 1976, che crea inconsapevolmente un perfido connubio fra l’immagine e la musica, vede la luce, quarant’anni dopo, Spettri, un lavoro tenuto nel cassetto fin dal lontano 1972 dal gruppo omonimo.   

Come recita il booklet scritto da Daniele Nuti – di sedici pagine, inclusi i testi e i dati tecnici e con un packaging impreziosito dal disegno interno di Laura Strino – la band si forma a Firenze nel 1964, in pieno fermento Beat e comprende: i fratelli Ugo e Raffaele Ponticiello (voce e chitarra), Giuliano Giunti (basso) e Ubaldo Palanti (batteria), poco dopo sostituito da Mauro Sarti (La Verde Stagione, Campo di Marte). I Nostri escono con alcuni 45 giri e si fanno notare in ambito live per qualità e potenza, visto che per primi all’interno del circuito fiorentino utilizzano amplificatori per chitarra GRS da 100 watt, per l’epoca rivoluzionari.

Seguono diversi cambi di line-up e una netta sterzata verso sonorità più dure, intorno al 1970, con cover di Black Sabbath e Deep Purple. Cresce l’interesse della band verso il genere d’Avanguardia – termine del periodo assimilabile al Prog ante-litteram – che comprende Colosseum, King Crimson e tutto l’immaginario musicale  collegato.  

Oggi, Anno Domini 2015, è la volta del sequel del disco omonimo, sempre sotto la prestigiosa griffe Black Widow Records. Il titolo del lavoro, costituito da otto canzoni più tre aggiunte, è perfettamente in linea con l’alone di mistero e curiosità che accompagna gli Spettri: 2973 – MMCMLXXIII  – La Nemica Dei Ricordi. L’uscita si accompagna a un sontuoso booklet di ben ventiquattro pagine con foto, disegni, tutti i testi e annotazioni varie per poter assaporare al meglio lo “spirito degli Spiriti…”. All’interno di queste la band specifica che l’album riprende la storia da colà dove si era fermata sul primo lavoro, ma 1001 anni dopo, nel 2973.

Forti di collaborazioni di alto lignaggio – Elisa Montaldo (Il Tempio delle Clessidre) alla voce ne Il Delfino Bianco e Stefano Corsi  (Whisky Trail) all’armonica e all’arpa celtica ne L’ApprodoStefano Melani (Tastiere e molto altro), Raffaele Ponticiello (Chitarra), Vincenzo Ponticiello (Basso), Mauro Sarti (Batteria, Flauto, Gong), Matteo Biancalani (Sassofono) e Ugo Ponticiello (Voce) utilizzano La Nave per “Approdare alla consapevolezza che nessun vero cambiamento può essere raggiunto senza prima sconfiggere i mostri che si racchiudono nel proprio essere interiore”.

L’orgia Prog lunga quarantotto minuti circa racchiusa fra i solchi di La Nemica dei Ricordi ha inizio con Il Lamento dei Gabbiani e la cosa che salta subito all’orecchio è la durezza cristallina, gloriosamente metallica delle chitarre, roba che se uno non sapesse nulla le potrebbe accostare tranquillamente a quelle dei Death SS più HM.

La chiave stilistica degli Spettri sa andare oltre la Lezione degli anni Settanta pur rimanendo nei canoni della tradizione. Il secondo brano, La Nave, appunto, è il manifesto della band: variegato, pregno di cambi di tempo e con spunti provenienti dalle tastiere che sanno scoperchiare nervi molto cari a Deep Purple così come a Virgin Steele. Totalizzante l’Hammond sorreggente La Profezia, pezzo sabbathiano nel quale la voce di Ugo Ponticiello si fa maligna a costituire il degno contraltare del magico sax targato Matteo Biancalani. Straniante la seconda parte del pezzo, per chi scrive l’highlight a livello di pathos espresso dell’intero disco.

La tensione rimane a livelli alti con la successiva Onda di Fuoco, vicina ai Black Widow, benché a sprazzi. Ancora Profondo Porpora a dettare l’impianto di La Nemica dei Ricordi, capace di trasformarsi in una morsa di epica vellutata sul finale, impreziosita da inserti di sax delicati ancorché fondamentali per l’economia del  feeling sprigionato. La calma dopo la tempesta – è proprio il caso di dirlo -, assume le sembianze musicali de Il Delfino Bianco, innervato dalla presenza di Elisa Montaldo. Ci pensa La Stiva ad ammantare di oscurità l’atmosfera benché permanga sempre una luce di sottofondo, che fuoriesce prepotentemente sulle suadenti e dolci note sprigionate ne L’Approdo, episodio posto in chiusura, fottutamente liberatorio nella parte finale. 

La Nemica Dei Ricordi in Cd, per la cronaca, inanella, a mo’ di bonus track, le versioni mono di tre pezzi registrati volutamente in analogico, scelta operata dalla band per l’intera uscita dell’album su ellepì, per rimanere fedele alla linea anni Settanta: Il Lamento dei Gabbiani, La Profezia e La Stiva.                         

Nonostante si sia solo a luglio, 2973 La Nemica Dei Ricordi possiede le stimmate del disco da podio, all’interno del genere, di questo 2015. 

Intrigante, a dir poco…  

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti  

 

 

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