Recensione: 3/6/2/4
“3/6/2/4”.
Così, in apparenza semplice e scarno, il titolo del full-length di debutto dei Ghosts Of Atlantis. La chiave del mistero che, invece, avvolge detta quartina di cifre, va cercata in ciò che essi raccontano; e cioè i miti e le leggende dell’Antica Grecia, legati indissolubilmente a quelli di Atlantide. Certo, non si tratta di temi baciati da una spiccata originalità, tuttavia essi vengono affrontati da un’angolazione e con uno spirito diversi dal solito.
Ma, soprattutto, con una musica davvero visionaria, che lascia ampio spazio all’immaginazione, durante il cui ascolto si vaga nelle terre del continente perduto, osservandone il mirabolante stadio evolutivo e la susseguente caduta. Musica? Symphonic death metal! E, forse, non poteva essere altrimenti, dato atto della spiccata attitudine di tale (sotto)genere a innescare, con la sua potenza, le aree cerebrali deputate allo sviluppo della fantasia. Non solo. Le parti orchestrali, in questo caso perfettamente adese a quelle metalliche, contribuiscono, e non poco, a rendere dannatamente atmosferico il tutto.
“3/6/2/4”, brano dopo brano, insinua sempre più, in chi ascolta, la componente lisergica che, mischiata a quella emotivamente diretta del death metal, crea una dipendenza psicologica dai brani medesimi. Fattispecie possibile, tuttavia, alla grande capacità di scrittura del combo britannico. Il quale, a dispetto del fatto che il disco sia un’Opera Prima, manifesta un grande spessore sia tecnico, sia artistico. Oltre, naturalmente, a una irreprensibile professionalità. Circostanza che si spiega facilmente una volta letti i nomi dei membri del gruppo, tutti in possesso di curriculum vitæ ricchi di esperienze sia con altre realtà di assoluto valore internazionale, sia di esibizioni live ai massimi livelli oggi possibili.
Certo, il symphonic death metal è stretto da dettami stilisti che ne compromettono teoricamente l’originalità e la creazione di uno stile personale, eppure i Ghosts Of Atlantis riescono a emergere grazie a una foggia musicale la cui forma, sostanza e colore sono rimandabili a esclusivamente a essi stessi. Spicca, in particolare, la furente commistione fra violentissimi attacchi al fulmicotone, spinti da fulminei blast-beats, e le delicate armonizzazione degli archi (‘The Curse of Man’). Per meglio dire, cioè, e da non dimenticare, il death metal è ben presente nel sound dei Nostri.
Grazie all’aggressivo growling di Phil Primmer, feroce nel divorare le linee vocali di sua competenza, giacché le immancabili clean vocals sono appannaggio di uno dei chitarristi, Colin Parks. Il quale, assieme a Dex Jezierski, forma una coppia che manovra con grande perizia e precisione le proprie asce da guerra per un riffing secco, duro, massiccio. Ricco di orpelli melodici, sì, certamente, ma da menzionare anche per la creazione di un possente muro di suono che non sempre appare così imponente in produzioni similari (‘When Tridents Fail’). Come si può immaginare, viste le premesse, di alto lignaggio anche la sezione ritmica. Esplosiva, scoppiettante, chirurgica. Qualità necessarie per legare a dovere la quantità spaventosa di note che eruttano da ciascuna canzone.
Canzoni che, da ‘The Third Pillar’ a ‘The Lost Compass’, non mostrano mai la corda, riuscendo a evitare il benché minimo calo di tensione o, peggio, tristi riempitivi di scarso spessore. Tutte quante realizzano un insieme compatto, coeso, legate da un unico filo conduttore la cui proiezione cartesiana è definita da coordinate planari ben definite. Ciò significa che il quintetto di Ipswich sa benissimo ciò che fare, in che direzione andare. In ogni istante, in ogni momento. Il che rende “3/6/2/4” un platter godibile in ogni suo istante di vita, con le tracce che scorrono fresche e agitate come un limpido torrente di montagna. Fra le quali si può individuare l’hit (semmai ce ne fosse il bisogno): ‘False Prophet’, esplosione stellare di orchestrazioni, cori, chitarre stoppate dalla tecnica del palm-muting, furibondi blast-beats, nonché, ultimi ma non ultimi, refrain in growl (sic!) e voce pulita semplicemente fantastici.
Fantastici come i Ghosts Of Atlantis, fantastici come “3/6/2/4”.
Daniele “dani66” D’Adamo