Recensione: 40 Anni on the Road
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Dalla metà di gennaio è disponibile il box celebrativo dei Rod Sacred intitolato 40 Anni on the Road, un lavoro limitato a 100 esemplari numerati a mano realizzato dall’etichetta Old Times Records, una sussidiaria della Metal Zone Italia. Il cofanetto contiene tutti i lavori del complesso sardo antecedenti ad Another Day del 2023, rimasterizzati e con nuova veste grafica.
Oltre alla musica, la parte del leone la fa tutto il resto: la confezione contiene cinque poster dalle dimensioni di 36 x 24 centimetri più tre flyer di grandezza leggermente inferiore. Testimonianze “vive” di come il Metallo veniva vissuto a 360° in quel di Cagliari e dintorni, negli anni Ottanta ma anche successivamente. Disegni e realizzazioni naif ma proprio per questo potentissime, in tempi di spersonalizzazione spinta, omologazione e incombenza dell’intelligenza artificiale. Prodotti creati con il taglia e cuci per il tramite di pennarelli, nastro adesivo, colla, sbianchetto, che scontano la poca confidenza di allora con la lingua inglese, basti sapere che i Rod Sacred vennero definiti “group” e NON “band”. Impagabile, poi, a livello amarcord, incappare in quelle stesse riproduzioni riportanti fedelmente tanto le parti ingiallite dal tempo quanto le macchie di muffa di prammatica così da parere di avere fra le mani gli originali dell’epoca.
Ad accompagnare il box, poi, un farcitissimo libretto di 32 pagine contenente la storia dei Rod Sacred, sia in lingua italiana che in inglese, vergata da Franco Onnis, alcuni interventi da parte di addetti ai lavori, le riflessioni di Gianfranco Belisario e, ovviamente, una nutrita serie di foto a corollario del tutto, note tecniche delle varie uscite incluse.
Fa estremamente piacere riscontrare che anche a livello nazionale esista la consapevolezza di salvaguardare il patrimonio Metallico espresso in passato, sulla scia di quello che sta avvenendo oltre confine da un po’, ossia ridare luce e spolvero ma NON alle band che NON ne hanno bisogno, quindi i soliti noti, i big mangiasoldi, che sfruttano il loro nome sino all’osso facendo uscire raccolte a getto continuo dai prezzi salatissimi, ma a tutto quel capitale di gruppi che ha contribuito in maniera attiva a rendere l’heavy metal quello che è oggi, fra sacrifici, lacrime e sangue. Ma anche soddisfazioni, prima di tutto quella di esserci stati, di avere “fatto”…
Gianfranco Belisario, l’entusiasta, un uomo d’altri tempi, per certi versi visionario, è l’artefice di tutto quanto sopra espresso. Raccogliere in maniera così minuziosa e dare forma all’intero pacchetto Rod Sacred poggiando sulla qualità è la base sulla quale è stato costruito il cofanetto 40 Anni on the Road. Il gruppo nacque nel 1982 in quel di Villasor, in provincia di Cagliari, per mano di un dannato dell’heavy metal qual era – e qual è ancora – Franco Onnis, bassista e fucina inesauribile di energia. Colui il quale ha tenuto in piedi la band sino a oggi, fra gli inevitabili alti e bassi e i vari stop‘n’go, uno che s’è preso i sui bei vaffa e altrettanti ne ha indirizzati in occasione dei molteplici cambi di formazione, ma che non ha mai mollato di un millimetro, nemmeno di fronte alla tragedia che si portò via il chitarrista Paolo Bonilli, nel 1989.
Musicalmente, i Rod Sacred sono sempre stati fondamentalmente dei portatori sani di heavy metal tradizionale e tradizionalista, prova ne sono i vari dischi ricompresi in questo cofanetto, all’interno del quale si può pescare sempre bene, passando dai pezzi dell’esordio ufficiale Rod Sacred del 1990 a quelli di Submission del 2016 che, per qualche scelta bizzarra del passato, hanno la stessa copertina. Un po’ meno nel momento in cui si affonda il colpo fra le trame di Sucker of Souls, il tipico passo falso in cui una band può incappare, disco che onestamente e giustamente è stato comunque inserito nel cofanetto, che include pure il demo del 1988 e quello del 1994, intitolato Dark Confusion.
40 Anni on the Road: la testimonianza concreta che storia dell’Acciaio Italiano passa obbligatoriamente anche dalla Sardegna.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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