Recensione: 7 benedictions 7 maledictions
Questa nuova uscita dei Blood Flowerz “7 benedictions / 7 maledictions” arriva nei negozi un anno dopo il loro debutto avvenuto nel 2002 con “Diabolic angel”. Il disco è prodotto da Siggi Bemm ed è stato registrato ai Woodhouse Studios dove hanno registrato i loro lavori band ben più famose come The Kovenant, The Gathering e Therion. La band è formata da quattro elementi: Kristen Zahn (Voce), Markus Visser (Chitarra), Jojo Schulz (Basso) e Tim Schwarz (Batteria).
Il sound proposto dal combo tedesco è un ghotic metal con varie influenze provenienti da altri generi come il pop, il nu metal e il metal classico; il tutto è condito da una voce femminile calma e armoniosa per quasi tutta la durata del cd. L’album è un concept sui 7 peccati capitali e sulle 7 virtù cardinali; infatti ognuno dei 14 brani ha come sottotitolo un peccato o una virtù.
Si inizia con “War heart”-“fortuna”, un brano di classico gothic metal dal punto di vista musicale ma con una voce femminile decisamente diversa dai canoni gothic; Kristen infatti ha una tonalità vocale molto calda, dolce e allo stesso tempo potente; a tratti ricorda la voce di Dolores, cantante dei Cranberries.
Nella seguente “Black snake sister” –“lussuria” abbiamo l’introduzione di parti di tastiera tipicamente elettro-pop che ricordano i Depeche Mode anni ’80 associate ad un suono di chitarra distorta con un sound tipicamente metal e ad una voce dolce e affascinante nelle parti lente che cresce sempre più di intensità e volume con l’aumentare dell’enfasi del brano senza però mai perdere intonazione e calore.
Per quanto riguarda i due brani “Dorian”-“invidia” e “Till the end”-“speranza”, il sound cambia decisamente passando ad un gothic molto vicino al nu metal con riff di chitarra in alcuni frangenti molto simili a quelli degli americani Slipknot. Questo per quanto riguarda le varie strofe; per il ritornello invece si può tranquillamente parlare di hard rock con qualche influenza gothic. In questi brani la voce di Kristen è molto più incisiva ed urlata rispetto alle altre canzoni dell’album; tutto ciò infonde una notevole dose di vitalità ai pezzi che risultano notevolmente più orecchiabili.
Per quanto riguarda “Rise the dawn”- “temperanza”, non possiamo più parlare di gothic ma di rock-pop con chitarre spesso arpeggiate; il suono della batteria in alcuni momenti sembra quasi elettronico mentre la tastiera riveste il ruolo principale all’interno del brano. Per dare un’idea più chiara, questa potrebbe essere benissimo una canzone del nostrano Francesco Renga.
“Too much”-“gola” ha dei notevoli cambi di intensità al suo interno dal momento che presenta le strofe molto lente con chitarra arpeggiata, voce dolce e molto calma accompagnata da un sottofondo di tastiera che oserei definire ‘ambient’ per poi passare ad un ritornello decisamente più ritmato con chitarre distortissime e tastiere assai pompose nei loro suoni.
Le seguenti “False gods”-“fedeltà” e “My treasure “-“avarizia” sono due brani di classico gothic metal con ambientazioni che, da un inizio cupo e triste, aumentano di vitalità ed intensità fino ad arrivare ad una sorta di ‘grido di rabbia’ con l’apporto di chitarre rozze e molto distorte.
Con “Fire in paradise”-“carità” e “Last exit”-“ira”, si ritorna al ghotic con influenze pop ed una voce calda; questo genere di cantato non rende affatto bene quando il sound è grezzo e più tipicamente metal, suonando all’orecchio come una stonatura bella e buona. Quando il brano si fa più gothic e quindi più lento e cupo, questo genere di cantato rende decisamente meglio.
Ritorniamo ad un rock’n’roll molto vicino ai Cranberries con “Heart of stone”-“superbia” anche se in questo caso i suoni di tastiera sono decisamente molto più ‘poppeggianti’ che ‘rockeggianti’. Anche in questo caso il cantato è armonioso e parecchio dolce pur non perdendo il proprio carisma.
Gli ultimi tre brani “Unperfectly perfect”-“prudenza”, “She know’s why”-“giustizia” e “The death of souls”-“accidia” sono tipici pezzi gothic metal senza nessuna particolare innovazione nel genere.
In conclusione “7 benediction / 7 malediction” è un album di gothic metal senza infamia e senza lode con ben poche innovazioni significative; l’unica cosa che può destare un certo interesse è il cantato femminile dolce e calmo che si contrappone a chitarre distorte e ad un suono di batteria abbastanza potente. Tutto ciò è interessante per i primi brani che rappresentano una novità ma, con il proseguire del disco, tutto diventa abbastanza monotono e noioso e le altre canzoni passano pressoché inosservate.
TRACKLIST:
1. Wild heart
2. Black snake sister
3. Dorian
4. Raise the dawn
5. Till the end
6. Too much
7. False gods
8. My treasure
9. Fire in paradise
10. Last exit
11. Heart of stone
12. Unperfectly perfect
13. She knows why
14. The death of souls