Recensione: 8 Deadly Sins
Quarta release sulla lunga distanza per uno dei gruppi più sorprendenti dell’attuale mercato power, i Manticora, autori recentemente dell’ottimo The Black Circus – Letters, e che due anni prima ci deliziarono con questo lavoro di fronte al quale restare indifferenti mi pare alquanto improbabile.
Come da copione, i nostri ci rifilano un album tutt’altro che incline a sottostare alle rigide regole del genere, pieno di spunti geniali e di esecuzioni tecniche davvero impressionanti, che ci danno l’impressione di come questa band abbia il raro dono di saper attirare l’attenzione dell’ascoltatore in ogni passaggio delle sue composizioni.
I riff chitarristici e i fraseggi tastieristici si intrecciano all’interno di una sezione ritmica complessa ma mai prolissa o fine a se stessa e che fa da ossatura a strutture assolutamente non banali; il tutto fa da contorno al vocione perentorio di Lars F. Larsen di fronte al quale mi trovo sempre obbligato a spargere complimenti.
Il bello dei Manticora è che, durante la stesura di una recensione su un loro album, non riesco mai a trovare un gruppo di paragone da cui i danesi hanno tratto ispirazione; se in un momento possono assomigliare ai Blind Guardian, 30 secondi dopo stanno già suonando tutt’altra musica e questo riescono a farlo senza diventar di difficile assimilazione. Semplicemente i Manticora, suonano “alla Manticora” e questo penso sia un’ottima cosa!
L’album in questione ci presenta una scena in cui un malato terminale racconta la sua vita e i suoi peccati a colui che si trova al suo capezzale; in questo senso, la timbrica particolare del cantante rende alla perfezione la situazione in quanto le sue melodie sembrano una sorta di implorazione con un senso di pentimento ed angoscia. Musicalmente l’album è caratterizzato da un filone aggressivo e da uno prettamente malinconico ed essi si alternano all’interno del concept in modo da consentire all’ascoltatore pause di riflessioni per apprendere al meglio il senso della storia.
Come è lecito attendersi da un lavoro dei Manticora, anche nel caso di 8 Deadly Sins i brani si susseguono senza cali: questo lo si nota sin dalla partenza che, dopo una tenebrosa quanto stucchevole intro, ci presenta un brano spacca ossa come King Of The Absurd il quale è impreziosito da un ottimo lavoro tastieristico che rende il tutto malinconico; interessanti anche alcuni passaggi prog che danno una sorta di imprevedibilità al pezzo. Si passa quindi alla violentissima Playing God caratterizzata da un ottimo e coinvolgente chorus per approdare alla potente, soprattutto per cori e sinfonismi, Melancholic, pezzo dalle forti influenze speed e sicuramente tra le hit del platter. I danesi con Creator Of Failure e It Feels Like The End continuano a spingere sull’acceleratore a differenza di Enigma dove i ritmi rallentano per enfatizzare al massimo le splendide melodie di un brano che non fa prigionieri. Il lento del disco, dal titolo Fall From Grace, presenta una fase iniziale in cui la tastiera utilizza suoni classici del ‘700, soluzione che spiazza non poco l’ascoltatore; il brano poi prosegue su lidi di pura poesia musicale consegnandoci una canzone quasi commovente e che viene impreziosita da un break centrale di notevole spessore tecnico: ottima.
Help Me Like No One Can è la degna ed epica conclusione prima dell’outro (in cui muore il malato) di un album che, anche in questo caso, ha saputo prima sorprendere, poi esaltare.
Consiglio un acquisto ad occhi chiusi a tutti gli amanti del metal elegante e di classe; se cercate un gruppo che sorprenda, i Manticora di sicuro non vi deluderanno.
Tracklist:
1. If?
2. King Of The Absurd
3. Playing God
4. Melancholic
5. Creator Of Failure
6. It Feels Like The End
7. Enigma
8. Fall From Grace
9. Help Me Like No One Can
10. If, Then…