Recensione: A Conspiracy Of Stars
Tre anni dopo la più recente operazione discografica, Seven Deadly, tornano gli UFO, la sempiterna band di hard rock che ha regalato, ai tempi del proprio massimo splendore, opere d’iconica magnificenza come Phenomenon, Lights Out, No Heavy Petting ed il live Strangers In The Night. Un ensemble, gli UFO, che ancora, a distanza di decenni dagli esordi, continua ad elargire agli ascoltatori opere di grande qualità, come The Visitor e, appunto Seven Deadly.
La line- up del nuovissimo “A Conspiracy Of Stars” è, con l’aggiunta in pianta stabile del bassista Rob De Luca, quella del citato Seven Deadly, e, dunque, manca all’appello non solo, ovviamente, il bizzoso Michael Schenker, lontano dagli UFO ormai da una vita, ma pure, ancora una volta, il bassista Pete Way. Ancora una volta, dunque, l’imprimatur di maggiore rilievo è quello del chitarrista Vinnie Moore, altra “immagine sacra” dell’hard rock, soprattutto quello venato di blues. Pure il timbro di Phil Mogg, però, appone il suo personalissimo marchio di fabbrica, assolutamente inconfondibile, alle canzoni, pur non mostrando più l’estensione di un tempo. Tornando proprio a Moore, si deve anche rimarcare che a lui si deve la più intensa responsabilità di composizione per A Conspiracy Of Stars, e la sua impronta caratteristica si spande lungo tutte le undici canzoni.
Lo si comprende da subito con The Killing Kind, il cui possente riff di chitarra fa capire subito che l’axeman è qui straripante, e si rende qui pure protagonista di un lungo assolo che sfuma nel finale ma che si capisce potrebbe durare a lungo. Anche Run Boy Run, un hard rock ricolmo di groove, è accesa dalle chitarre che spadroneggiano tra fraseggi ed assoli.
Il CD vede prevalere i brani forgiati nel più fiero rock duro, come Ballad Of The Left Hand Gun (un rotolante hard boogie) oppure The Real Deal, tetragono hard rock scosso da sventagliate d’ascia e King Of The Hill (una bonus track), hard’n’roll convincente e d’alta scuola.
Gli UFO del 2015 si esprimono meglio ancora laddove l’heavy si contamina con la nobile anima del blues, come nella splendida Messiah Of Love hard rock, ancora una volta impreziosita da una sei-corde che macina assoli su assoli, nonché in Precious Cargo, nella quale un’ apertura raffinata con tastiere tra jazz e blues fa da apripista ad una prosecuzione solare e vivace.
Intrigante è pure Rolling Rolling, heavy rock che nuota orgogliosamente in mezzo al liquido limaccioso dell’organo.
Altrove si registra un umore più melodico, memore dei tempi gloriosi del combo, anche comunque ben lontano dai fasti di allora. Si veda, in proposito, una One And Only, elettrica ma più catchy, limpida ed ariosa degli resto del full-length, una Sugar Cane, con un incipit dei tasti d’avorio che apre un cadenzati midtempo in cui chitarre e canto si contraddistinguono per l’elevato impatto melodico, ed ancora Devils In The Detail, uptempo scattante ed inconfondibilmente targato UFO, in cui, per l’ennesima volta, Vinnie Moore si cimenta in un lungo e limpido assolo di chitarra.
Chi ha apprezzato gli ultimi UFO, insomma, può accostarsi con fiducia a questo A Conspiracy Of Stars. Non troverà particolari sorprese o novità, ma un feeling ed un vigore sorprendente, messo al servizio di un onesto hard rock classico, con il limite, forse, di un songwriting appena meno focalizzato che nel precedente album.