Recensione: A Dialogue With The Eeriest Sublime

Di Alessandro Rinaldi - 28 Ottobre 2023 - 0:14
A dialogue with the eeriest sublime
76

 

Secondo disco in studio per i Vertebra Atlantis, terzetto lombardo fondato nel 2019 che, dopo il debutto con l’ottimo Lustral purge in cerulean bliss (2021), sono chiamati alla conferma di quanto di buono fatto intravedere due anni fa. Dietro la band italiana c’è la mente di Gabriele Gramaglia, prolifico e talentuoso musicista italiano (Cosmic putrefaction, Hadit, Clearing path, Turris eburnea per citarne alcuni); R.R. e G.S. completano la formazione.

L’artwork è stato disegnato da Babal Moghal in cui predomina il blu, il colore che confonde cielo e terra fusi esotericamente e metafisicamente; il concetto del ceruleo, una sorta di trade union, di ponte concettuale che collega questi due album.

Musicalmente abbiamo a che fare con una band che, quando c’è da menare le mani, lo fa con grande foga e veemenza: i ragazzi propongono un black metal molto vigoroso e consistente, contaminato da chitarre death e preziosi quanto timidi passaggi al sintetizzatore che danno un tono ed una dimensione più trascendente e soft. La composizione è immanente, un connubio tra oscurità e luce, che viaggia di pari passo. Si parte con Into Cerulean Blood I Bathe, un brano con una intro che fa pensare ad una colonna sonora ma ben presto diventa ruvida e oscura; bellissime le spoken words iniziali, tra l’altro in italiano. Si parte con una brusca accelerata verso l’oscurità: Frostpalace Gloaming Respite e Drown In Aether, Sovereign Of Withered Ardor sono aspre e ruvide con una solida struttura black, mentre Cupio dissolvi è una gemma incastonata nel cuore di questo full length. Le contaminazioni death e prog prendono il sopravvento, dando vita ad un brano malinconicamente introspettivo, soffici e delicate. Da questo momento inizia una ideale seconda parte: In Starlike Ancient Eyes cambia ancora, essendo costruita attorno ad un riff trash che entra in testa immediatamente mentre Desperately Ablaze, From The Lowest Lair ne coglie idealmente il testimone ma viene arricchita da maggiori sonorità e maggiore profondità, con una parte orchestrale che ricorda molto l’incipit del primo brano. Chiude la titletrack, A Dialogue With The Eeriest Sublime, il pezzo più bello di quest’opera, che vede la partecipazione di Giorgio Trombino e di Daniela Ferrari Boschi, entrambi alla voce: è una ballata di forte impatto, di una malinconia che non è fine a se stessa, ma trascendente, che porta l’ascoltatore su un piano soprannaturale.

Passo in avanti, per quanto riguarda i Vertebra Atlantis, che ci presentano un disco meno ruvido ma contestualmente più maturo tanto nell’esecuzione che nelle sonorità, un lavoro che ancora una volta ci mostra l’eccezionale stato di forma del nostro movimento underground e di quanto esso meriti maggior rispetto e visibilità. Perché questo A Dialogue With The Eeriest Sublime è un bel disco, molto compatto e omogeneo, con una prima parte molto dura e una seconda con sonorità variegate; da ascoltare più volte e tutto d’un fiato, perché è un’opera complessa e articolata.

Bravi.

 

 

 

Ultimi album di Vertebra Atlantis