Recensione: A Discouraged Believer
Nati nel 2008 come two-man band, i tedeschi Décembre Noir giungono solo quest’anno a dare alle stampe il loro debut-album, stavolta con una classica formazione a cinque elementi.
“A Discouraged Believer”, così s’intitola il lavoro, rappresenta quindi la summa di un lungo periodo di prove e sperimentazioni, a detta della band speso per definire puntualmente uno stile musicale che fosse se non unico quasi, nel suo genere. Genere che comprende in realtà tre se non addirittura quattro tipologie metal, elencabili in ordine sparso nel modo seguente: death, doom, black e gothic. Ovviamente, quel gothic duro che fonda le sue radici sino alla prima metà degli anni ’90. Con una leggera predominanza del death, se non altro a livello di linee vocali – principalmente growl – e un po’ anche di riffing, duro e compatto di diretta derivazione thrash. Non si tratta di una dominazione vera e propria, giacché le varie fogge più su menzionate si sovrappongono continuamente, quanto di una sensazione istintiva, a pelle, magari suffragata da qualche blast-beats buttato qua e là.
Quello che, invece, emerge con decisione e grande emotività, è uno sterminato senso di malinconia che avvolge completamente il disco abbarbicandosi a esso come un mitile a uno scoglio. Una pesante e opprimente cappa più che nera, marrone o dei colori autunnali della copertina, azzeccata nel suo soggetto che rimanda al volo alle più profonde depressioni dell’animo umano. In ciò, i Décembre Noir paiono essere davvero in gamba a saper materializzare, fra il flusso dei neuroni, immagini di mestizia, tristezza e solitudine. Immagini che ben raffigurano la miseria dell’essere umano di fronte all’eterno svolgimento degli eoni che decreta l’infinità dell’Universo.
Detto questo, sarebbe tutto magnifico se anche il songwriting fosse di livello qualitativo parimenti elevato come il sound elaborato dal quintetto di Erfurt. Invece, purtroppo per quest’ultimo, “A Discouraged Believer” manifesta un andamento altalenante sorprendente, dati i benevoli, citati presupposti. Che il talento ci sia si evince dall’attento ascolto di alcuni brani particolarmente riusciti, come per esempio l’opener “A Discouraged Believer”, titanica creatura che si muove lentamente, trascinando le sue stanche membra nelle più remote lande di qualche remoto mondo sotterraneo. Meglio ancora l’omonima (alla band) “Décembre Noir”, song che, con il suo crescendo, comincia lentamente, anzi… lentissimamente, per sollevarsi – grazie al drammatico refrain – ben al di sopra della media degli altri brani del platter. Brani che non naufragano certamente nell’insufficienza, ma che a volte rischiano di affossare chi ascolta nelle paludi della noia, come nel caso della (troppo) lunga “Stowaway”. Oppure, di non lasciare traccia nella memoria (“My Resurrection”).
Certo, “A Discouraged Believer” è un’opera prima, e quindi può presentare vizi e difetti tipici derivanti dalla mancanza di esperienza. Tuttavia, di tempo per costruirla ne hanno avuto, i Décembre Noir, per cui rimane il dubbio che i vuoti che li angustiano siano endemici e pertanto non colmabili. Dato atto alla fine dei conti che in ogni caso il tutto, nel suo complesso, può giudicarsi discreto, non rimane che aspettarli al varco per la prossima volta.
Daniele “dani66” D’Adamo
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