Recensione: A Drop Of Light

Di Haron Dini - 28 Luglio 2019 - 0:43
A Drop Of Light
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2018
Nazione:
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85

Cosa succede se si fonde lo stile dei King Crimson, quello dei nostri cari amati Goblin e un pizzico della scena prog di Canterbury, mettendo insieme il tutto con suoni moderni? Semplice, si ottengono gli All Traps On Earth. Ma chi sono? Gli All Traps On Earth sono il progetto svedese creato dal membro fondatore, il bassista Johan Brand (Änglagård), che coinvolge il tastierista Thomas Johnson e il batterista/percussionista Erik Hammarström. A loro si uniscono la talentuosa figlia di Johan, Miranda Brand, alla voce, nonché alcuni ospiti della scena musicale svedese: Fredrik Lindborg, Karl Olandersson e Magnus Båge a fiati e agli ottoni, Matthias Bååth al basso e Phil Mercy alla chitarra. A Drop of Light è l’album di debutto di questo progetto e come dice la band stessa ci sono voluti cinque anni per far sì che l’album vedesse luce nel 2018. L’album contiene cinque tracce grandiose tutte da scoprire.

Il brano che apre quest’opera mastodontica è la title-track, una suite di 18 minuti dove respiriamo tutto il più puro prog anni ’70, parti soft molto intime che creano attesa, per poi passare a parti psichedeliche/cervellotiche. Si dà anche notevole spazio ad orchestrazioni con trombe, clarinetti, flauti e tutto quello che rende l’ascolto quasi “fantasy”, condito con momenti molto eleganti e sensuali di organetto e sassofono, per creare sensazioni latamente noir. Passiamo ora a “Magmatic Warning”, un’altra suite, questa volta attorno al quarto d’ora. Il brano parte molto quieto con i bellissimi cori di Miranda, per poi spaziare in confini già esplorati, però mai banali, proponendo un progressive suonato in maniera impeccabile, con batteria da conservatorio blues-jazz e orchestrazioni che variano di situazione in situazione. Un altro brano che ha tanto da raccontare e dall’ascolto mai scontato. “Omen” è la terza traccia, questa volta si passa su sonorità più tribali, come se ci trovassimo dentro una giungla e dovessimo cercare soltanto una strada che ci porti via da suoni funambolici e ansiogeni, ma nei quali l’ascoltatore si può immedesimare completamente. La via di uscita ha come titolo “First Step”, un intermezzo di due minuti, grazie al quale l’ascoltatore trova un attimo di respiro. L’apertura malinconica, creata da un dolcissimo e delicato pianoforte, crea una suspense meravigliosa, che dà il via a un cambiamento. “Bortglöma Gårdar” è la traccia che conclude questa opus magnum. Il brano non si discosta molto dalle precedenti suite, con un procedere che prevede cori sia di Miranda, sia di Johan, che insieme alle orchestrazioni e alle tastiere danno un senso di surrealismo fino a metà brano. Verso il nono minuto, infatti, un basso apre le danze a partiture cervellotiche creati da synth e fiati, per poi chiudere l’ascolto nella maniera più intima possibile.

Nel complesso l’album è un vero gioiellino, un ascolto che lascia col fiato sospeso dall’inizio alla fine, mantenendo un pathos incredibile: l’ascoltatore rimarrà estasiato da tutto ciò. A Drop Of Light contiene diverse chicche e momenti notevoli, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Non possiamo fare altro che consigliarvelo con tutto il cuore. Buon ascolto.

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