Recensione: A Fading Bloodline
Full-length o EP?
La domanda sorge spontanea quando si ha in mano un lavoro come quello dei canadesi Wrath Of Echoes, e cioè il loro debut-album/EP “A Fading Bloodline”: troppo corto per assurgere a menzione di CD, troppo lungo per essere etichettato come EP?
Anche la risposta è naturale, poiché in questi specifici casi è il contenuto, a discriminare fra uno e l’altro, e siccome quello di “A Fading Bloodline” è più che sufficiente a rendere appieno l’idea musicale della band, che album sia!
Il doom dei Wrath Of Echoes è caldo, morbido, melodico. Classico, in tal senso, anche perché melodico, il doom classico, non lo è, molto. Difatti i canadesi amano percorrere i sentieri di quella scuola musicale definita, anche per più generi, atmosferica. Foriera del discernimento delle emozioni più profonde che coabitano nell’animo umano.
In questo caso, tristezza. Tristezza monumentale, titanica, infinita. Chissà da dove arriva, per forgiare in maniera così netta le canzoni di “A Fading Bloodline”. A cominciare dalla gigantesca title-track, maestosa pitturazione di sentimenti sterminati, languidamente asserragliati nelle zone d’ombra del cuore.
Certamente il quintetto quebecchese non inventa nulla, in termini di stile, mantenendosi rigidamente allineato a sicuri e tranquillizzanti dettami abbondantemente sperimentati in passato. Però, quel che fa, lo fa bene. Soprattutto il mood. L’umore. Un concetto astratto che identifica uno stato della mente dell’Uomo, concetto che è ulteriormente reso invisibile dalla sua trasposizione in note. Passaggio immateriale, di difficile compimento, che invece pare essere semplice, in tutto “A Fading Bloodline”. Prova facile, di ciò, ne è la closing-track, ‘Wrath of Echoes’, struggente viaggio nelle lande della malinconia, della nostalgia. Ammantato di ricca armoniosità, fornita a piene mani dalle tastiere del vocalist David Habon, e dall’intreccio delle chitarre di Patrick Gauvin e Dominic St-Laurent. Artefici, in primis, di un sound possente, energico, a tratti veemente nel voler manifestare la propria sofferenza interiore. Sound che, in taluni passaggi, ricorda un po’ certo gothic metal della metà degli anni novanta.
Avendo concentrato le energie nella composizione dei brani, più che alla ricerca di sonorità innovative, i Wrath Of Echoes sono riusciti a mettere assieme quattro canzoni, più l’intro ‘As the Sun Sets’, assolutamente godibili e fruibili con immediatezza. Senza fronzoli, insomma. Badando con particolare attenzione a sviscerare i sentimenti e non i tecnicismi. Pur possedendo, “A Fading Bloodline”, una sua ben definita personalità e spessore.
‘Weight of Time’, e i battiti del cuore rallentano, sino a sincronizzarsi con le battute della song. Ondate di pensieri lontani si raggomitolano su se stessi, per osservare i colori del tramonto e meditare, per riflettere e dissolversi nell’aere.
Daniele D’Adamo