Recensione: A fearfull symmetry
Avevo sentito parlare in maniera molto entusiastica dei romani Scenario da parte di molti addetti al settore, senza tuttavia aver avuto il modo d’ascoltare il loro primo promo che, da quel che mi ricordo, aveva raccolto un numero impressionante di proseliti anche al di fuori dai patrii confini.
Così mi sono avvicinato al suddetto “A fearfull symmetry” spinto più che altro dalla curiosità del poter constatare di prima persona se tante parole sentite potevano più che altro trovare un fondo di veridicità.
Beh, ascoltando più volte il platter in questione, non posso fare altro che accodarmi alla lunga lista di estimatori della band, anche perché, secondo un mio personale punto di vista, gli Scenario potrebbero seriamente candidarsi come principali pretendenti per la corsa al trono di migliore band rivelazione degli ultimi anni.
Forti di un sound che affonda le proprie radici nel prog metal più puro ed incontaminato, come in un ipotetico mix fra la ricercatezza degli arrangiamenti dei vecchi Rush e le “sperimentazioni” sonore degli ultimi Fates Warning, il quintetto capitanato dal chitarrista Filippo Marcheggiani, ex ascia del Banco del Mutuo Soccorso, mette in mostra una professionalità ed una maturità compositiva davvero sorprendente, un suono caldo ed avvolgente contraddistinto da linee melodiche semplici ma dannatamente efficaci che ci dimostrano come la tecnica individualistica possa mettersi al servizio del songwriting in generale.
Sicuramente il prog metal è un genere in cui è molto difficile risultare personali senza cadere nei soliti e scontati clichè del già sentito, ma nonostante tutto gli Scenario abbattono ogni pregiudizio, incastonando un perfetto mosaico sonoro riuscendo a cesellare delle perle di inaudito splendore che ha nell’intensa ed emozionante “The fall”, e nell’intrigante “I’m not insane”, l’apice qualitativo dell’intero lavoro.
Stupefacente “Godot’s arrival” una suite divisa in tre movimenti che presenta una varietà infinita di suoni e sensazioni, dove tutti gli strumentisti si ritagliano delle parti di assoluto valore, mentre la catchy “Message”, molto Rush-oriented, presenta di sicuro il lato più melodico e “commerciale” della band. In campo prog – metal la migliore uscita da tempo immemore; per gli avvezzi a queste sonorità un acquisto pressoché obbligatorio, per tutti gli alti un viatico per cominciare ad apprezzare un genere troppo presto considerato estinto.
Beppe “HM” Diana