Recensione: A Frail Deception
La musica non ha confini, non fa differenze tra i popoli e soprattutto parla un linguaggio universale. Purtroppo, però, non sempre riesce a rendere giustizia a chi, come gli ateniesi Psycrence, pur mettendoci tutta la bravura e la passione possibile, non ha la fortuna di ottenere un meritato consenso di pubblico. È un esordio davvero con i fiocchi questo Frail Deception, passato però fin troppo inosservato (direi incredibilmente inosservato) eppure talmente bello da aggiudicarsi a mio modesto parere l’appellativo di risposta europea a Symphony X e Fates Warning. Immagino starete pensando che di cloni e di gruppi che si rifanno ai mostri sacri del New Jersey e Connecticut ce ne sono a volontà, eppure questi Psycrence posseggono qualcosa, che naturalmente andrò a specificare più in dettaglio, che li rende davvero una spanna sopra agli altri.
Innanzitutto una tecnica che sfiora la perfezione, facilitata certamente da una produzione cristallina e senza la benché minima sbavatura, un cantante (il vero frontman della band) che sembra una perfetta fusione tra Bruce Dickinson e Ray Alder capace, perciò, di dare profondità e regalare emozioni in ogni singolo passaggio, una ricerca spasmodica della melodia in ogni singolo pezzo e, infine, se non fosse già abbastanza, un senso generale di concretezza e una capacità di generare interesse e tensione continua nelle orecchie dell’ascoltatore.
Tutti i pezzi dell’album in questione nascondono infatti passaggi preziosi e dettagliati, sono granitici e non risultano mai ripetitivi o noiosi. Se c’è poi un elemento che mi fa letteralmente impazzire è quello schema formato da intro con arpeggio acustico, seguito dall’ingresso in progressione di tutti gli altri strumenti che a poco a poco danno forma al ritmo e alla canzone: questa successione è, infatti, quella che ha reso unici e inconfondibili certi pezzi di successo dei più conosciuti gruppi progressive metal a livello mondiale. Proprio a questo proposito è doveroso citare la magistrale “Forced Evolution”, la lunga ed emozionante “Distance”, l’ipnotica e melodica ballad conclusiva “Hold Close the Flame”, tutte parti di questo schema di elevata e superiore bellezza artistica e compositiva. Vanno inoltre citate: l’introduttiva “A Losing Game” con il suo intro di piano alla “Paradise Lost” (Symphony X) semplice e potente in un crescendo continuo di emozioni; la veloce e incalzante “Subconscious Eyes”; l’evocativa e melodica “Reflection”; la granitica “Convergence”.
A dire il vero tutte le canzoni meriterebbero, per un motivo o per un altro, una menzione particolare ed è proprio questo che rende spettacolare A Frail Deception dall’inizio alla fine. Vi renderete conto di avere tra le mani un lavoro magistrale e godibilissimo del quale difficilmente vi stancherete. Ci auguriamo, con questa recensione, di aver dato un minimo di giustizia e visibilità a questi sorprendenti ateniesi, con l’augurio di poterli ascoltare nuovamente, visto che sono già trascorsi due anni dall’uscita di questo ottimo esordio.